Capitolo Quindici: "Stay"

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Non era mia intenzione scoppiare a piangere nel bagno di Enea e soprattutto non era mia intenzione essere trattata come una bambina piagnucolona. Come sempre, entrando in bagno, ho osservato la mia figura e ancora una volta mi sono fatta schifo. Ho pensato "che merda che sei", con quel vestito fiorato sembravo una puttana. Non so perché me lo sia messo, arriva sopra il ginocchio ma comunque quando mi siedo scopre le cosce. Quelle cosce che odio, quelle cosce che mi stringo tra le mani ogni sera prima di andare a letto con la speranza che la mattina successiva siano più magre, quelle cosce piene di smagliature come la pancia. Non so davvero il perché abbia messo questo vestito, cosa volevo dimostrare agli altri? Che sono felice? Che mettendo su un abito carino, piastrandomi i capelli e sorridere ogni volta i miei problemi passano? Sinceramente non lo so.

<< Ora non hai più un filo di trucco >> Enea si sposta da davanti a me, per mettersi accanto sul divano. Posa la salvietta sporca sul mobile, accanto alla struccante e ad altri dischetti struccanti inutilizzati. << Va meglio? >> la sua mano accarezza leggermente la mia testa, fa un movimento circolare facendomi rilassare subito. << Mh-Mh >> annuisco leggermente e poggio la testa sulla sua spalla. Lui rimane in silenzio, forse perché non vuole dire niente o forse il contrario.

<< Ieri era il tuo compleanno >> si ferma un attimo, respirando tra i miei capelli << non ti ho fatto ancora gli auguri >> si allontana subito per poi riavvicinarsi << quindi: auguri Ambra >>
Davanti a me compare la sua mano contenente un pacchetto. Lo guardo stralunata non capendo perché mi abbia fatto il regalo. << Non dovevi >>

Lui scuote la testa << Non dovevo, ma volevo. E' stato difficile trovare qualcosa che ti poteva piacere, ci ho messo tutto me stesso >> ormai siamo uno difronte all'altro, io con le gambe incrociate, ovviamente coperta attentamente dal vestito, mentre lui è seduto con una gamba piegata e l'altra che scende giù dal divano. << Se è un bracciale, mi dispiace ma non ne indosso >> come se avessi detto una barzelletta lui scoppia a ridere
<< Non è un bracciale, aprilo dai >>

Il regalo è confezionato bene, incartato in una carta lilla con dei rilievi oro molto eleganti. E' un rettangolo non troppo piccolo, abbastanza grande da essere un regalo costoso. Prendo un respiro profondo e levo la carta cercando di non strapparla, è troppo bella per essere buttata nel cestino. Aprendo il lato corto, vedo subito delle pagine e il mio cuore mi scoppia nel petto. Mi ha regalato un libro, i libri sono una cosa molto personale e intima, che non tutti si possono permettere di fare. Alzo gli occhi su di lui, che forse è più emozionato di me. Mi sorride col cuore, anche gli occhi sorridono e sono leggermente lucidi ma forse è solo la luce. I capelli ricci sono una cornice perfetta per il suo volto con dei tratti leggermente marcati, la maglietta a mezze maniche nera me lo fa percepire ancora più bello, più forte e più grande di prima. Forse il colore nero potrebbe incutere timore ma su di lui regala maestosità.

<< Dai! Devi vedere il regalo, non me >>

Sarò arrossita di sicuro e per cercare di nascondere il mio imbarazzo mi concentro ad aprire il regalo. Mi perdo a guardare la rilegatura della copertina in tessuto azzurro, non un azzurro qualsiasi, l'azzurro "carta da zucchero" che ho sulle unghie. Gli occhi mi diventano lucidi per quella visione angelica del libro ma le prime lacrime cadono quando vedo il titolo cucito in bianco con dei filetti oro e argento. La scritta "Il piccolo principe" in inglese, fa capolinea nei miei occhi. Rigiro il libro tra le mie mani come se non fosse reale e guardo incredula Enea quando vedo, sempre ricamata, la sigla che cita che è una delle prime copie in lingua inglese del racconto. Le parole non mi escono di bocca, non per la bocca piena di singhiozzi, anche, ma perché il mio cervello è fermo solo sul pensiero di abbracciare Enea e non lasciarlo andare più. E così faccio.

Amare è come volare Where stories live. Discover now