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«Ma perché dobbiamo andarci per forza?» Sbuffo infilandomi i  pantaloni mentre sono in videochiamata con Elena e Simona, le mie due migliori amiche. La mia domanda è rivolta ad Elena che ha organizzato questa serata a cui mi sottrarrei molto volentieri.
«Non dobbiamo andarci 'per forza', Elif mi ha invitata e mi fa piacere andarci e vi ho chiesto il favore di accompagnarmi. Potete farmi questo favore o vi devo supplicare?» Risponde lei in tono lagnoso. Le sue labbra carnose truccate con un rossetto rosso lucido brillano dallo schermo del mio iPhone e quasi ipnotizzata da tutto quello splendore annuisco facendo roteare gli occhi.
«Ma poi non ho capito cosa c'è tra te ed Elif... c'è qualcosa o no?» Domanda Simona ed Elena alza le spalle.
«Siamo amici, capite cosa significa essere amici?» Si sbraccia e poi guarda male Simona che le risponde annuendo senza aggiungere altro. «Ma che ti stai mettendo addosso?» Dice poi guardando me.
«Quello che vedi: un pantalone ed un maglione.»
«Ti ricordo che stiamo andando in un locale a Posillipo, non a Pollena Trocchia.»
«Elena tu ti devi calmare un po' eh, così vado benissimo, non metto minigonne e lustrini perché ai tuoi amici piace così, scordatelo.» Mi innervosisco e lei lo capisce infatti non insiste.
«Almeno truccati un po'...»
«Ora mi vado a truccare. Stacco o faccio tardi, ci vediamo tra mezz'ora da me, ok?»
«Sì, a dopo.» Rispondono entrambe e chiudo la telefonata.

Mi lascio cadere sul letto a braccia e gambe divaricate e sospiro chiudendo gli occhi. Odio la mia vita. Faccio tutto per inerzia, faccio tutto perché va fatto. Non c'è nulla che mi prende, nulla che mi conquista, nulla che mi interessa davvero. Ginevra una volta era una ragazza solare, estroversa, sempre gioiosa. Ginevra aveva scelto la facoltà di scienze della formazione primaria perché aveva sempre sognato di lavorare con i bambini, studiava con passione e determinazione. Ginevra aveva degli obiettivi da raggiungere e faceva di tutto per farlo. Erano mesi, però, che quella Ginevra non esisteva più. Non era successo nulla di particolare, niente di così grave. Semplicemente un giorno Ginevra si era svegliata e si era sentita vuota e aveva iniziato a fare tutto meccanicamente. Non si spiegava il motivo, sapeva solo che per ora le cose andavano così.

Scuoto la testa e mi alzo di scatto dal letto, sono passati dieci minuti e non me ne sono nemmeno accorta, mi devo sbrigare o poi devo litigare con Elena ed è l'ultima cosa di cui ho voglia oggi. Vado in bagno, mi trucco con una linea di eyeliner, mascara abbondante, blush e lucidalabbra trasparente. Mi sistemo i capelli e poi vado a scegliere le scarpe e la borsa. Prendo degli stivali col tacco che infilo subito e una borsa baguette semplice. Metto il cappotto e aspetto che Elena mi mandi il messaggio per scendere. Messaggio che arriva dopo un paio di minuti.
In auto le mie due amiche iniziano a chiacchierare, anzi, quasi a litigare. Per fortuna che il viaggio dura poco più di venti minuti e dentro al locale non potranno litigare.
All'ingresso diciamo i nostri nomi e ci fanno subito entrare spuntandoli da una lista. Ci accompagnano al tavolo che è molto più grande di quanto mi aspettassi. Elena va subito a salutare il suo amico che ha conosciuto al campo di addestramento per cani a cui partecipano i loro cuccioli e poi presenta anche noi. Il ragazzo dai capelli neri e lisci e dagli occhi scuri e profondi ci sorride e poi ci presenta altri ragazzi che sono con lui di cui non ricorderò mai il nome. Ci sediamo e io e Simona iniziamo a chiacchierare tra di noi mentre Elena fa amicizia con tutti i ragazzi che ci sono qui.
Qualche mese fa sarei stata anche io con lei, insieme eravamo una coppia di scalmanate mentre Simona è sempre stata quella più calma delle tre, quella che ci tirava sempre fuori dai guai. Ora invece io sono più come Simona che come Elena. La vedo che ha preso a parlare con un ragazzo che è seduto di fronte a noi di cui, ovviamente, non ricordo il nome. Ha i capelli castani scuri e lunghi, se li tocca in continuazione e mi mette l'ansia. Ha una specie di barbetta incolta e parla solo inglese. Parla poi, diciamo che Elena gli parla e lui risponde con "yes" o "no". Ogni tanto sorride, per lo più annuisce.
«Dieci euro che stanotte se lo scopa.» Simona mi dà delle leggere gomitate e indica con un movimento del mento il ragazzo che stavo osservando già da qualche minuto e poi Elena.
«Facile.» Annuisco e beviamo un sorso di vino bianco proprio un attimo prima che arrivi la seconda portata. Ripenso a quello che ci siamo appena dette e il mio pensiero va subito a quando ero anche io come Elena, se uno mi piaceva a fine serata non aveva scampo. Ora invece non provo più interesse nemmeno per i ragazzi. Faccio sesso sì, saltuariamente, ma solo come sfogo fisico e non perché lo desideri particolarmente.
Che mi sta succedendo? Non lo so nemmeno io e non mi spiego cosa mi abbia portata ad essere così arida tutto d'un tratto.
«Guarda, guarda...» Simona mi riporta sulla Terra e mi indica Elena e il ragazzo che si alzano e salutano tutti per andarsene, poi arrivano da noi.
«Ragazze vi lascio l'auto domani mattina la passo a prendere, ok?» Ci fa l'occhiolino e poi ci saluta con due baci sulle guance. Il ragazzo, magro e che sembra quasi annoiato da quella serata ci dice un semplice "ciao" e poi se ne vanno.
«Ci ha lasciate qui da sole, è una stronza.» Simona se la ride ma alla fine non ce l'abbiamo con Elena, anzi siamo felici che si diverta.
Restiamo lì ancora un'oretta poi salutiamo tutti e andiamo via. Simona mi accompagna a casa e se ne va da lei. Mi strucco, mi spoglio, metto il pigiama e in dieci minuti sono già bella che addormentata.
Buonanotte.


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Ed eccomi qua! Lo so, ogni volta dico che è l'ultima e poi torno sempre a scrivere. Stavolta però, sono giustificata. Non potevo non scrivere del più grande talento che Napoli abbia visto da trent'anni a questa parte. Khvicha Kvaratskhelia è surreale, disumano, alieno. Fa cose che solo i più grandi sanno fare e io ne sono perdutamente innamorata. E allora eccovi qui la mia storia su di lui e buona lettura😁 grazie sempre a chi ci sarà❤️

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now