19.

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Khvicha.

«Allora come sta il nostro piccolo fenomeno?» Juan mi accoglie dopo la sosta delle Nazionali ed è come al solito super carico già di primo mattino.
«Prima di tutto non sono piccolo e secondo non sono un fenomeno» scherzo con lui che mi prende in giro da sempre. Qui mi chiamano tutti 'fenomeno' ma io devo rimanere con i piedi per terra, non ho fatto ancora nulla e la stagione è ancora lunghissima.
«Invece sei un piccolo fenomeno, lo confermo» ribatte lui sorridendo.
«Piccoli e grandi fenomeni! Basta chiacchiere si va in campo, su!» il capitano batte le mani e ci indica il campo. Noi lo ascoltiamo e corriamo subito ad allenarci.
Partiamo con una serie di esercitazioni per scaldarci, poi torello e partitella su campo ridotto. Alla fine dell'allenamento, dopo che il mister ci ha spiegato delle nuove tattiche, ci schiera in campo in un vera e propria partita d'allenamento.
«Fenomeno! Prendi questa!» stavolta è Stani a richiamare la mia attenzione. È lontanissimo da me ma so che con i suoi piedi può mettermi davanti alla porta con un tocco. Ed è proprio quello che avviene. Mi fa un lancio da trenta metri e mi ritrovo a tu per tu con Alex, lo guardo un attimo, leggo la titubanza nei suoi occhi, devo segnare. Faccio finta di tirare, con la punta del piede sposto il pallone a destra, lui esce in scivolata sui miei piedi ma la mia finta lo smarca. Faccio qualche metro, mi sposto bene il pallone sul piatto e appoggio in rete con lui che mi guarda senza poter fare nulla. Esulto e mi ritrovo i miei compagni ad abbracciarmi e soprattutto Stani che ringrazio per l'assist al bacio. La partitella, però, finisce con la nostra sconfitta e lì per lì mi incazzo di brutto, odio perdere, anche in allenamento.
«Domani ti do la rivincita, fenomeno» Alex mi dà una spintarella e mi fa l'occhiolino prendendomi in giro e io la prendo seriamente.
«Domani ti distruggo, preparati a comprare dei nuovi guanti» gli dico e lui se la ride. Ritorniamo negli spogliatoi e ci facciamo la doccia.
«Bro, stasera vuoi venire da me? Sto da solo, giochiamo un po' alla Play e mangiamo qualcosa insieme» Victor mi fa una proposta che non mi dispiace e accetto subito.
«Alle sette sono da te, va bene?»
«Sì, perfetto. Non è che ti devi vedere con Gin?»
«No, da lei ci vado ora, stiamo insieme tutto il pomeriggio e poi vengo da te» gli spiego il programma e lui mi mette una mano sulla spalla continuando il discorso.
«Se devi stare con lei lascia stare, non voglio che litigate per me» insiste ma io scuoto subito la testa.
«Bro, stasera vengo da te, tranquillo non ci sono problemi.»
«Oh dove? Che fate?» Elif ci avvicina e io guardo Victor che subito prende la parola.
«Stasera da me per un torneo di Fifa, vieni anche tu?» lo invita ed Elif accetta subito.
«Perfetto allora a dopo da Victor, ciao ragazzi» li saluto e mi avvio verso la mia auto col mio borsone in spalla. Guido fino a casa di Ginevra e lei mi accoglie con il pranzo già pronto a tavola. Ha preparato il pesce al forno e l'insalata come le avevo chiesto. Tra due giorni gioco e voglio mantenermi leggero.
«Stasera sto da Victor, sta da solo e ha invitato me ed Elif per stare insieme e fargli compagnia» spiego e lei annuisce.
«Va bene» dice solo mentre si mette altra insalata nel piatto.
«Tutto bene lo studio? Sei pronta per l'esame?» ne ha uno tra qualche giorno e mi ha confidato che è su un argomento che non le piace particolarmente e che fa fatica a studiarlo.
«Devo esserlo» risponde con un mezzo sorriso.
«Andrà bene vedrai.»
«Sì. A te gli allenamenti tutto bene?»
«Tutto come sempre, dopodomani abbiamo una partita fondamentale e il mister ci sta riempiendo di informazioni e schemi per battere i nostri avversari. Niente di nuovo» stavolta sorrido io e lei annuisce sorridendomi.
Sono quasi le due e abbiamo già pranzato e sparecchiato. Andiamo in camera sua e ci mettiamo sul letto. Sono stanchissimo e vorrei riposare un po' ma averla così vicina accende ogni desiderio rinchiuso nel mio corpo.
Non sono più un ragazzino e so trattenermi, ma il modo in cui mi accarezza un braccio scorrendo lentamente dalla spalla fino alla punta delle dita, il calore che la sua pelle a contatto con la mia sa darmi, mi accende come si accende la luce quando entri in una stanza. Mi giro con il viso verso di lei, i nostri nasi si toccano, respirano la stessa aria. Sono stanco, ma le energie per lei le avrò sempre. Inizio a baciarla e lei sembra non star aspettando altro. Mi metto su di lei e inizio a spogliarla lentamente. La guardo, mi godo ogni centimetro del suo corpo per me perfetto. Poi inizio a spogliarmi anche io e lei ne approfitta per usare la bocca su di me. Io sono in ginocchio sul letto e lei è sdraiata tra le mie gambe e con gli occhi guarda verso l'alto incrociando il mio sguardo. Si muove piano, poi più veloce, poi usa la lingua per assaggiare tutto il dorso del mio membro eretto. Dopo qualche minuto si sposta si sdraia portandosi le mani in mezzo alle gambe.
«Vieni?» mi chiede e io senza indugiare sono lì. Glielo strofino un po' dove è più bagnata e poi entro dentro venendo inghiottito dal suo calore avvolgente. Ecco, qui inizio a perdere la cognizione di qualsiasi altra cosa che non sia lei sotto di me. Mi fa impazzire in ogni gemito che fa, in ogni movimento, nel modo in cui mi guarda disperata alla ricerca del piacere che solo io posso darle. E allora vado più forte, sento il fondo del suo corpo, la sento scuotersi, la sento mugolare, poi spalancare gli occhi. Non mi fermo, vado più veloce, voglio vederla godere.
Esco da lei, la faccio girare ma le chiedo di guardarmi: voglio guardarla negli occhi e vederla esplodere di piacere. Le entro dentro e vado forte sbattendo contro il suo sedere sodo e rotondo. Le mie mani la tengono dalla vita, la tiro verso di me mentre le vado contro e non mi fermo. La sento ansimare, si irrigidisce e stringe le lenzuola tra le mani. Poi strizza gli occhi, appoggia il viso sul materasso e spalanca la bocca. Più la guardo più perdo anche io ogni freno. Lei si lascia andare, dà un urlo di piacere e di liberazione che mi fa rabbrividire. Continuo ma sono al limite, affondo un altro paio di volte dentro di lei poi mi tiro indietro e mi sposto sul suo sedere ancora ben aperto qui davanti ai miei occhi e mi libero proprio lì. Lei poi si lascia scivolare stendendosi a pancia sotto e io mi stendo accanto a lei ma a pancia all'aria.
«Come facevamo a non farlo? È così bello...» mormora alzandosi e facendomi la linguaccia per andare poi verso il bagno a lavarsi.
«Proprio perché l'abbiamo desiderato tanto è ancora più bello. Ora tranquilla che non smettiamo più» rispondo e lei sparisce nel bagno. Quando esce torna a letto da me e io mi addormento quasi subito rilassandomi tra le sue braccia.
«Khvi... Khvicha...» è la sua voce la prima cosa che sento poi, chissà quanto tempo dopo. «A che ora devi andare da Victor? Sono quasi le sei e mezza» mi dice e io apro gli occhi trovandomela di fronte.
«Scusa ero stanchissimo. Si ora mi preparo» mi tiro su e vado in bagno a sistemarmi poi esco e la raggiungo in cucina.
«Ti ho fatto un caffè» il suo sorriso caldo e solare mi accoglie ed è l'unica cosa che avrei desiderato mi accogliesse.
Lei è davvero tutto ciò che stavo cercando in una donna e onestamente non avrei mai immaginato di trovarlo in una maestra napoletana, io sono molto tradizionalista e ho sempre pensato che avrei trovato una ragazza del mio paese ma lei, lei è speciale. Solo con lei sto davvero bene, solo con lei sento di poter essere al cento per cento me stesso senza dover fingere di essere qualcun altro. Benedico ogni giorno Dio per averla incontrata e anche se stiamo insieme da poco, lei è davvero tutto per me.
«Grazie piccola» la bacio e bevo il caffè. Ci salutiamo e vado via guidando verso casa di Victor che abita in un posto dove è impossibile parcheggiare e mi faccio indicare da lui un garage dove lasciare la macchina. La lascio ai garagisti e vado a casa del mio compagno. Elif è già qui e iniziamo subito a giocare. Vince Victor contro Elif e poi gioco io contro il macedone e lo batto. In finale giochiamo io e Victor e vince lui ma ovviamente gli chiedo la rivincita che vinco e vinco anche la terza sfida tra di noi. Dopo quasi due ore ci arriva il cibo che abbiamo ordinato e iniziamo a mangiare. Chiacchieriamo come sempre tra di noi solo che Elif è molto silenzioso. Ogni tanto dice qualcosa ma per la maggior parte del tempo lo trovo a fissarmi e ad abbassare lo sguardo quando lo becco. Ma che gli prende?
Non dico niente perché se avesse voluto dire che ha lo avrebbe già detto. Alle undici iniziamo a salutare Victor e scendiamo insieme perché abbiamo l'auto nello stesso garage. Arriviamo alle nostre auto, ci salutiamo ma all'improvviso me lo ritrovo davanti la mia macchina e mi fa anche spaventare.
«Elif, ma che fai?»
«Ti devo parlare» è serio, la sua voce è profonda e rauca e ha gli occhi puntati su di me.
«Che succede? Va tutto bene?»
«Ti devo parlare di Ginevra» dice e se prima ero confuso, ora sono spiazzato.

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Primo capitolo dal punto di vista di Khvicha, spero che vi piaccia🥰

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now