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«Allora piccolino, dimmi, che succede?» Prendo in braccio David e cerco di capire perché piange da quando la mamma lo ha portato qui stamattina. Oggi è il lunedì più lunedì di sempre, ho la testa che mi scoppia e vorrei solo dormire ma non posso. Questi bimbi hanno bisogno di me e non posso tirarmi indietro. Riesco a calmare David e lo metto a giocare con altri bambini e mi organizzo con Nadia, una mia collega, per far fare dei giochini ai piccoli per tenerli impegnati. I più grandicelli li mettiamo a colorare, i più piccolini li facciamo giocare con dei passatempi adatti alla loro età. Trascorrono così le cinque ore più lunghe di tutta la mia vita e, consegnato l'ultimo bimbo al suo papà, esco andando verso la mia auto. Guardo un attimo il cellulare per vedere le notifiche visto che nelle ultime tre ore non ho avuto nemmeno il tempo di andare al bagno e vedo che mi hanno cercato mia madre e Simona. Ripongo il cellulare in borsa col pensiero di rispondere ad entrambe non appena sarò a casa ma quando alzo lo sguardo verso la mia auto vedo qualcosa che mi stravolge completamente: Khvicha è qui. Sorride e alza la mano destra in cui ha un vassoio di carta.
Questo è pazzo. Ma che vuole da me?
«Ma che ci fai tu qua?»
«Buongiorno miss simpatia, hai fame? Ho preso un po' di pizza da quella pizzeria che ti piace tanto, dove ci siamo incontrati qualche settimana fa.» Dice mostrandomi il contenuto del contenitore.
«Ma lo sai che sei molesto? Come hai fatto a sapere che lavoro qui?»
«Me l'ha detto Elif ma non prenderla male, dai, ti ho solo portato la pizza...»
«Khvicha, devi lasciarmi stare. Lo capisci o no?»
«Ma posso sapere perché mi tratti così? Ti ho fatto qualcosa? Perché ti giuro che non ci dormo da due notti, non mi spiego questo tuo odio nei miei confronti.» Alza le spalle e mi guarda serio aspettando una mia risposta.
«Io non capisco se sei serio, se fai finta di non capire, o se sei stupido.»
«Ah bene, ora passiamo agli insulti... mi dici che ti ho fatto per favore?»
«Che mi hai fatto? A me niente...» dico incrociando le braccia sotto al seno.
«E allora cosa? Perché sei così antipatica con me?»
«Ma tu non parlavi solo inglese, tra l'altro?»
«Quando non mi va di parlare dico così. Studio italiano da quasi un anno, lo capisco e lo parlo decentemente. Non cambiare argomento però...»
«Io non capisco cosa ci sia da capire, Khvicha.» Sbuffo e provo ad andare verso la mia auto ma mi sbarra la strada.
«Dimmelo così mi metto l'anima in pace.» Mi guarda con quegli occhi scuri e impenetrabili e si passa una mano tra i capelli.
«Tu lo sai di chi sono amica?» A quelle parole ha come un'illuminazione.
«Quelle due ragazze, certo. Scusa non ricordo i loro nomi. Che c'entrano?»
Faccio una risatina ironica e scuoto la testa.
«Non voglio essere volgare ma loro sono le mie migliori amiche e te le sei scopate entrambe.» Dico quasi in imbarazzo.
«Sì, e allora?» alza le spalle e fa un'espressione innocente.
«E allora? Sono le mie migliori amiche e sei stato con loro, ora che vuoi da me? Io non sarò un altro nome da cancellare dalla tua lista.» Dico diretta e lui scuote la testa.
«Quale lista? Ma che dici?»
«Senti Khvicha... io non sono contro il sesso occasionale ma onestamente dopo che sei stato con loro non è normale che vieni anche da me, ecco tutto.»
«Ma prima di tutto chi ti ha detto che da te voglio del sesso occasionale? Con loro è stato solo sesso e non mi pare di aver fatto capire qualcosa di diverso. O mi sbaglio?»
«No, loro mi hanno detto che sei stato sempre molto chiaro e che ti sei comportato bene.»
«Ecco, allora cosa c'entrano loro? Il sesso è sesso, stop, è finita lì.»
«Ti piacerebbe se prima di provarci con te io fossi stata con Elif e che ne so, Giovanni? La vedi una cosa normale?»
«Se fosse stato solo sesso non ci avrei visto nulla di anormale, onestamente. Poi se ci sono sentimenti in ballo allora sarebbe diverso. Ma io con le tue amiche non ho alcun sentimento, poi non so loro.»
«Diciamo che una ci è rimasta un po' male...» dico e lui allarga le braccia come a voler dire che non può farci nulla.
«Non penso di averle illuse in alcun modo, poi se loro hanno fatto altri pensieri non è colpa mia. Ti ripeto, non ricordo nemmeno i loro nomi.»
«Ah perché il mio lo ricordi?»
«Certo che sì, ti chiami Ginevra. Senti, ti dico la verità: mi sei piaciuta dalla prima volta che ci hanno presentati ma...» lo interrompo con una risata e parlo al posto suo.
«Ma ti sei scopato non una ma ben due mie amiche, certo, ma ti piacevo io.» Mi guarda male e continua il suo ragionamento.
«Ma non ero nelle condizioni di avvicinare te perché da te non volevo e non voglio solo sesso. Ti ho avvicinato quando sapevo di essere pronto a conversare e non prima per evitare brutte figure. Sono stato abbastanza chiaro, che dici?» Mi sorride e mi mostra di nuovo la pizza. «Dammi solo un opportunità, una sola. Esci con me una volta.»
All'improvviso una sensazione di tremolio e calore mi avvolge da capo a piedi e mi manca l'aria. Che devo rispondergli?
«Non credo.»
«Dai, per favore... mi dai il tuo numero così ci sentiamo e ci organizziamo?»
«Te lo scordi» faccio di no con la testa e lui fa un passo verso di me.
«Andiamo a mangiare una volta fuori insieme, solo una. Concedimelo poi se non va la smettiamo subito. Poi se il problema è che non ti piaccio dimmelo subito che non insisto.» Dice e mi fissa aspettando una mia reazione. «Non ti piaccio?» Inclina la testa e continua a fissarmi.
Io non riesco a dire una parola, ho la gola in fiamme e zero salivazione. «Ti piaccio sì o no?» Incalza.
Tum tum, tum tum, tum tum. Il cuore sembra volermi uscire dal petto e i suoi occhi che mi guardano speranzosi non fanno che peggiorare la mia situazione.
«Sì.» Mi esce di getto senza che possa fermare le parole.
«Ok, allora facciamo così: ti lascio il mio username di Telegram...»
«Oddio Telegram?»
«Non pensare a male, Telegram è un'ottima app di messaggistica e visto che non mi vuoi dare il tuo numero facciamo così. Ti do il mio username che è Kvara77 e mi mandi il tuo indirizzo così passo a prenderti e...»
«No. Vengo da sola, ho l'auto come vedi. Quando possiamo vederci? Non venerdì e non al locale con gli altri.»
«Domenica sera?»
«Perfetto. Allora sabato mandami l'indirizzo su Telegram e io alle 20 sarò lì.»
«Mi devi scrivere però, altrimenti non posso mandarti nessun messaggio.»
«Dopo ti scrivo.»
«Sì?»
«Sì.»
«Ora un trancio di pizza lo mangi o devo buttare tutto?» Mi sorride di nuovo e mi sciolgo un po' accettando il suo invito e mangiamo un trancio di Margherita a testa.
«Ora devo andare o mia madre mi dà per dispersa.»
«Va bene, ti lascio andare. E scusami per l'imboscata ma avevo i miei buoni motivi come hai visto...»
«Tranquillo, ho capito che sei uno che non molla tanto facilmente.»
«Giustissimo.»
«Ah, un'ultima cosa: esco con te solo se non facciamo sesso per due mesi. Non vuoi sesso da me, giusto?» Stavolta sono io a sorridergli sfrontatamente. Lui non sembra sorpreso ma anzi, mi sorride divertito.
«Tre mesi.» Mi allunga la mano e io lo guardo di sbieco.
«Tre mesi sono tanti, sei sicuro?»
«Non voglio frequentarti per sesso e voglio che ti sia chiaro.»
«Tre mesi, affare fatto. Buona giornata.» Gli stringo la mano e raggiungo la mia auto.
«Buona giornata a te e scrivimi presto, ok? Ti aspetto.»
«Sisi, ciao!» Metto in moto e sfreccio via.
Che mattinata surreale...

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora