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«Guarda che ti ho preso...» vado verso di lui sul divano con in mano una busta e lui mi guarda incuriosito. «Ricordo che quando eravamo a Napoli ti piacevano tanto» sorrido e tiro fuori dalla busta un cornetto al pistacchio. «Non sarà il pistacchio siciliano ma credo che sia mangiabile anche questo» glielo passo e lui mi guarda con un sorriso davvero dolce.
«Grazie, è vero impazzisco per il pistacchio» risponde e dà un morso sul croissant per poi allungarsi verso di me e baciarmi.
«Di nulla, mi piace vederti felice» gli rispondo e per un attimo i nostri occhi si incrociano, poi continuo. «Sai cosa voglio mangiare? Da quando sono qui non l'ho ancora mangiato e mi manca.»
«Cosa?»
«Il pollo arrosto» dico e lui ride guardandomi divertito.
«Con tante cose buone da mangiare tu pensi al pollo arrosto?»
«Sì, mi manca» prendo il mio cellulare e cerco su Google qualcuno che lo fa in zona e ne trovo uno ad una decina di minuti da casa sua. «Trovato! Che dici se domani sera lo prendo e lo mangiamo qui?»
Dà l'ultimo morso al suo croissant e si alza dal divano.
«Domani non ci sono, sono a cena coi ragazzi della squadra. Ci sono anche le loro compagne...» dice e so che il suo è un invito ma io faccio finta di non capirlo e sorrido come se nulla fosse.
«Ah ok allora divertitevi. Dopodomani pollo arrosto?» propongo e lui annuisce.
«Va bene.»
Passiamo il resto del pomeriggio insieme e poi torno a casa mia. Il giorno dopo non ci vediamo perché lui è alla cena coi suoi colleghi e io me ne sto a casa. Per fortuna non ho i social così non posso guardare le storie e desiderare di stare lì con lui. Perché sì, vorrei essere lì con lui ma per ora non mi sento ancora pronta.
La mattina dopo me ne vado a lavoro e poi alle cinque quando finisco passo da quello del pollo arrosto, ne compro uno con le patate al forno e lo porto a casa di Khvicha che mi accoglie con un bacio e un abbraccio caloroso sulla soglia della porta.
«Mi sei mancata ieri» mi dice con un sorriso dolce.
«Anche tu. Stasera rimediamo» lo bacio di nuovo ed entriamo in casa. Porto subito il pollo in cucina e mentre lui apparecchia io impiatto. È ancora caldo e lo mangiamo subito, leccandoci anche le dita. Dopo sparecchiamo, carichiamo la lavastoviglie e mettiamo un film guardandolo dal divano.
«Dopodomani vengono mia madre e mia sorella a trovarmi per qualche giorno» gli dico e lui mi guarda in silenzio per qualche attimo, poi annuisce distogliendo lo sguardo da me. «Per qualche giorno non ci vediamo, ma ti giuro che quando vanno via recuperiamo tutto, ok?» gli dico cercando di essere più dolce che posso. Annuisce e mi lascia un bacio in fronte, tirandomi a lui senza dire niente e tornando a guardare il film.
Mia madre e mia sorella non sanno nulla di lui, non ho detto nulla a nessuno. Solo Alicia sa.
Poco dopo mi accorgo che il suo respiro è diventato profondo e regolare e capisco che si è addormentato. Dormiremo sul divano, pazienza. Spengo la tv, chiudo gli occhi e cerco di dormire anche io. E ci riesco pure, solo che dopo un po', non so se dopo un'ora o due, qualcosa mi sveglia. Apro gli occhi e nella penombra intravedo Khvicha che è sopra di me e che mi sta riempiendo di baci con la testa sotto la mia maglia. Chiudo di nuovo gli occhi e mi godo le sue attenzioni. Arriva con la bocca ai miei capezzoli che mi morde facendomi dare un urlo che lo fa andare ancora più forte. Esce dalla mia maglia e me la sfila, riuscendo a baciarmi con più libertà. È ora sul mio collo, ora sotto ad un orecchio, ora sul seno e ora sull'ombelico. Quando fa così mi manda fuori di testa, letteralmente. Quando fa così, la cosa che preferisco è infilare le mie mani tra i suoi capelli ribelli e morbidissimi. Giuro che li amo da morire. Quando se li taglia ci resto sempre male perché mi piacciono selvaggi e spettinati come li aveva quando l'ho conosciuto. Lo accompagno quando con la testa scende più giù e quando arriva al centro di me non capisco più niente. Mi lascio trasportare e mi rilasso sotto i colpi della sua lingua esperta. Poi risale, torna a riempirmi di baci fino ad arrivare alla mia bocca.
Sono completamente persa tra le sue mani e quando prova ad entrarmi dentro quasi mi dimentico del preservativo ma me ne ricordo giusto in tempo e glielo ricordo.
«Khvi il condom» mormoro con un filo di voce.
«Lo metto alla fine» risponde entrando tutto dentro spezzandomi il respiro. È una sensazione bellissima che ad essere sincera mi mancava tantissimo ma non riesco ad essere tranquilla e lo allontano.
«No, ora, per piacere» ripeto tenendolo lontano da me con due mani sul petto. Lui mi guarda col respiro pesante e annuisce prendendolo dal portafoglio e mettendoselo. Poi senza dire altro mi entra di nuovo dentro. Ci va giù pesante, mi tiene stretta in vita e affonda dentro di me con tanta forza che quasi temo di farmi male ma alla fine mi piace e vengo poco dopo tremando come faccio sempre quando lui comanda la situazione. Poco dopo finisce anche lui e si sdraia al suo posto addormentandosi.

La mattina dopo sono la prima ad alzarmi, mi faccio una doccia e mi vesto per andare a lavoro. Mi ero portata tutto il necessario così alle otto in punto sono a scuola. Lavoro tranquillamente per tutta la giornata e alle cinque e mezza quando esco mi ritrovo Khvicha che mi aspetta fuori appoggiato alla sua auto. Mi sorride e mi aspetta mentre io mi guardo intorno e vado a passo svelto verso di lui.
«Che ci fai qui?» gli dico in imbarazzo.
«Ciao, buonasera anche a te» risponde dandomi un bacio sulla bocca da cui mi divincolo subito.
«Chi ti ha detto dove lavoro?»
«Sei contenta o no di vedermi?»
«Sì ma non qui. Entriamo in auto subito.»
Faccio il giro dell'auto e mi siedo, lo stesso fa lui. È arrabbiato e si vede. Guarda dritto davanti a sé e sento il suo respiro fin da qui.
«Si può sapere cosa ti dice la testa?»
«Tu mi dici qual è il tuo cazzo di problema?»
«Non puoi presentarti qua fuori all'improvviso, lo capisci?»
«No, non lo capisco! E non capisco perché dopo più di due mesi che siamo tornati insieme io non sappia dove lavori e addirittura dove abiti! È normale questo secondo te?»
«Io non te l'ho mai nascosto, semplicemente non ne abbiamo mai parlato» mi sto arrampicando palesemente sugli specchi e lui fa un sorriso nervoso.
«Tu non stai bene. È normale che devo cercare su Google dove lavori perché tu non me lo vuoi dire? È normale che domani vengono tua madre e tua sorella e io non posso nemmeno salutarle perché tu non hai detto a nessuno che siamo tornati insieme? Spiegamelo perché io no, non lo capisco» si è tenuto tutto dentro e ora sta esplodendo.
«Io non lo so se è normale, ma al momento mi sento di fare così» deglutisco a fatica e lo fisso.
«Ti senti di fare così? E ti senti anche fare l'amore con quel preservativo di merda quando io e te l'abbiamo sempre fatto senza?»
«Non voglio avere bambini per ora, è così sbagliato?»
«Non è così, e lo sai. Il motivo di tutti questi tuoi comportamenti è sempre e solo uno solo: tu non ti fidi di me. Hai paura che io possa incolparti di qualcosa e hai paura di dirlo agli altri perché se lo dici diventa reale e hai paura di farti male. Se non lo dici a nessuno rimane una cosa solo tua e fa male di meno, giusto?»
È come se mi avesse letto nell'anima e non posso negare che sia esattamente come dice.
«Giusto?» insiste.
«Sì» ammetto e gli occhi mi si riempiono di lacrime.
«Ora non piangere, non puoi piangere per tutto, non risolviamo nulla così. Dobbiamo parlarne o non ne usciremo mai. Come devo fare per farti capire che io ti amo e voglio viverti al cento per cento? Non voglio che ci nascondiamo, voglio uscire con te, portarti a cena fuori, frequentare i miei amici con te e viceversa. Voglio fare l'amore con te senza nessun tipo di blocco, come facevamo prima. Dimmi cosa posso fare per aiutarti a sbloccarti. Dimmelo» mi stringe le mani e io prendo un respiro profondo e rispondo.
«Con Nitsa come lo facevate?»
Il mio pensiero ricorrente, Nitsa. Chissà com'era Khvicha con lei, chissà cosa pensava quando faceva l'amore con lei.
«Ma perché ogni tanto la tiri in ballo? Che c'entra lei?»
«Rispondi.»
«Lo facevamo senza. Mai usato il preservativo con lei, mai. Io il preservativo lo uso solo per il sesso occasionale, quando amo non lo uso. E vuoi sapere una cosa? Ad agosto scorso ha avuto un ritardo pesante, di dieci giorni, ed eravamo convinti che fosse incinta. E non me la sono mai presa con lei, né lei con me. Stavamo insieme, può succedere. Eravamo spaventati ma felici, ci eravamo abituati all'idea e quando ha fatto il test che è risultato negativo e poi le venne il ciclo il giorno dopo, ci rimanemmo anche male. Ecco come dovrebbe essere in una coppia normale. Se rimani incinta io non ti incolpo di nulla, anzi, sono felice» dice e il mio cuore fa tre capriole in petto. Dio mio, ma cosa sta dicendo...
«Io sono terrorizzata invece.»
«No, tu sei terrorizzata da quella che potrebbe essere la mia reazione, tutto qui. E ti ripeto che io non ti darei la colpa di niente, anzi, ti amerei più di prima. Il doppio di prima...» è così dolce mentre me lo dice che mi vergogno per tutte queste stronzate che sto facendo con lui.
«Io questa cosa non so come superarla, vorrei farlo, lo giuro ma ogni volta che ci provo mi blocco. Penso e ripenso a quello che mi dicesti anni fa e nella mia testa la realtà è ancora quella...» mi sfogo e lui scuote la testa.
«Non è così, lì ero arrabbiato, ora quelle cose non le penso. Avere un bambino con te per me sarebbe solo una cosa bella e questo non vuol dire che voglio un figlio domani, ma che se accadesse non sarebbe un dramma ma una cosa che mi renderebbe felice. Sono stato chiaro?»
«Sì, devo sbloccarmi ma non so come fare...»
«Allora io adesso ti farò una domanda e voglio che tu sia sincera. Non te l'ho mai chiesto perché so quanto ci tieni a me e anche se non me l'hai detto ora me l'hai detto in passato e stavo aspettando che tu fossi pronta, ma ora devo saperlo.»
Si ferma e mi fissa per un'eternità per poi inumidirsi le labbra e continuare.
Un brivido mi percuote la spina dorsale e fisso la sua bocca per capire più velocemente cosa vuole dirmi.

«Tu mi ami?»

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora