36.

770 37 13
                                    

Il ristorante in cui è stata organizzata la cena è bellissimo e sfarzoso. Il soffitto è altissimo e tutto decorato con ghirigori dorati. Le vetrate sono enormi e affacciano proprio sul bel mezzo della città. È un palazzo storico davvero bello e mi perdo nell'osservare ogni minimo dettaglio. Di fronte all'ingresso c'è una tavola grande dove Khvicha mi spiega ci siano il presidente e l'allenatore con le loro consorti. Per il resto i tavoli sono rotondi e ad ognuno di essi ci sono sei invitati. Le tovaglie sono bianche lucenti e nel bel mezzo ci sono dei fiori magnifici e freschi. È tutto davvero perfetto e non avevo dubbi che fosse così, stiamo parlando del più grande club di calcio del mondo non a caso.
Io e Khvicha siamo a tavola con Vini e la sua accompagnatrice e Karim Benzema, il capitano, e la sua compagna. I fotografi ci hanno assalito fin da subito e anche se non sono abituata ho sorriso e mi sono messa in posa per tutti quelli che me l'hanno chiesto.
«Sei bellissima» mi sussurra Khvicha almeno una volta al minuto. Da quando è venuto a prendermi non fa altro che guardarmi e dirmi che sono bellissima e nonostante me lo dica sempre e me lo abbia sempre detto, ogni volta che me lo dice mi sciolgo. Però devo dire che ha ragione, stasera sono proprio bella. Il vestito Hermès che Khvicha mi ha regalato mi sta davvero benissimo, me ne sono innamorata al primo sguardo. Una semplice longuette color champagne con una cinta in vita che mi segna perfettamente le forme e le curve, sandali con lacci alti e una collana gioiello che completa l'outfit. Mi sento una principessa ma il dress code era elegante e con qualcosa di dorato quindi sono completamente a mio agio. Altre invitate hanno osato anche di più con vestiti totalmente gold e sbrilluccicosi ma io non ho voluto esagerare. Ho raccolto i capelli in uno chignon morbido e ho lasciato il trucco molto leggero, con solo l'eyeliner nero a risaltare sui colori caldi della terra per ombretti e rossetto.
Khvicha ha uno smoking Prada nero con il papillon dello stesso colore del mio vestito e devo dire che gli sta davvero d'incanto. Ci hanno fatto tutti i complimenti e io sono super orgogliosa quando lui mi presenta come la sua fidanzata. Sì, ormai è ufficiale, sono la sua fidanzata e non potrei essere più felice di così.
A tavola mi trovo benissimo con Vini e quella che lui dice essere una sua amica e con il capitano e la compagna. Khvicha mi aveva parlato già di Karim, uno dei più grandi attaccanti della storia del Real e mi aveva già detto che era una bravissima persona e ora ne sto avendo la prova. È gentilissimo e fa di tutto per mettere me e l'amica di Vini a nostro agio visto che non siamo tanto abituate a questi eventi.
Mangiamo benissimo anche se le portate, come in tutti i grandi ristoranti, non sono molto abbondanti. Alla fine il presidente fa un discorso motivante e li ringrazia tutti per la grande stagione che stanno facendo e promette loro grandi regali in caso di vittoria della Champions. Sì perché se la Liga è al novantanove per cento vinta, per la Champions manca ancora la finale contro il Manchester City. Partita non facile con cui Khvicha mi sta martellando da settimane. È ossessionato da quella partita, ogni giorno guarda video, schemi e approfondimenti sui loro avversari anche nel suo tempo libero. E ormai sto diventando anche io un'esperta dei passaggi di De Bruyne, dei gol di Haaland e degli schemi di Pep Guardiola. E anche qui a tavola, i tre, ogni tanto si ritrovano a parlare di quella partita e a questo punto mi è chiaro che solo se si è così ossessionati si può essere vincenti. È nel DNA del Real e se non sei così ossessionato dalla vittoria e dalla fame di vincere sempre qui non ci puoi giocare. Khvicha su questo punto mi sembra ai loro livelli, perché in campo già lo è. È la sua prima stagione al Real ed ha già segnato undici gol e fatto dodici assist, nonostante lui e Vini si dividano le partite. Il mister Ancelotti stravede per lui e lo reputa importantissimo per la squadra. Ma come si fa a non stravedere per lui? È un ragazzo così disponibile, preciso, lavoratore che ogni suo allenatore l'ha amato. E poi ha talento da vendere, ha un talento cristallino che si vede raramente.
Alla fine del discorso del presidente fanno una foto di squadra e poi ce ne usciamo aspettando che il garagista ci porti l'auto di Khvicha.
«Non vedo l'ora di mettermi a letto sono distrutto» dice sospirando una volta seduto staccandosi il papillon e riponendolo nel cruscotto.
«Voglio portarti in un posto» gli dico e lui si gira verso di me guardandomi curioso.
«Ora?»
«Sì, ora.»
«Non ci possiamo andare domani?»
«No, ora. Imposto il navigatore, ok?»
«Va bene...» mi scruta sempre più confuso e poi quando imposto il navigatore segue le indicazioni guidando tranquillamente fino a lì. Arrivati a destinazione, si ferma e parcheggia. Abbassa il finestrino e guarda fuori.
«Palazzi? Vedo solo palazzi. Cosa devi farmi vedere qui?» si gira verso di me e io gli sorrido. Gli prendo una mano e gliela bacio.
«Vieni con me» scendo dall'auto e lui mi segue. Arrivo sotto al portone del palazzo storico che è proprio alla destra di dove ha parcheggiato e tiro fuori dalla mia borsetta un mazzo di chiavi aprendo il portone. Lo guardo per un attimo e lui ha gli occhi spalancati, non se lo aspettava. Non dico nulla ed entriamo arrivando all'ascensore. Saliamo all'ultimo piano e quando arriviamo fuori la porta, parlo.
«Era ora che ti facessi conoscere casa mia» gli dico e lui annuisce senza aggiungere altro. Entriamo dentro, accendo le luci e guardo la sua reazione.
«Ma è stupenda, è bellissima Gin» resta a bocca aperta e mi segue mentre gliela mostro stanza per stanza.
Sono due settimane che ormai siamo tornati insieme ma non l'avevo ancora portato qui a casa mia, avevo programmato già da tempo di portarlo stasera. Voglio che questa sia ricordata come la nostra prima sera ufficiale in tutti i nostri ricordi.
«La cucina è bellissima, l'hai arredata tu?»
«Mhmh, tutto io. Solo la cameretta era già arredata. È questa guarda...» apro la porta e gli mostro la cameretta con un letto singolo e i mobili a ponte. «Anche se a breve vorrei cambiarla, vorrei farci entrare due letti singoli» spiego e lui mi segue attento. Chiudo la porta e lo porto in camera da letto.
«Questa è la mia camera...»
«Bellissima. La vetrata è fantastica» dice e ha ragione, è una delle cose che mi hanno fatto innamorare di questa casa.
«Bella eh? E non è nemmeno la cosa più bella di questa casa...»
«No certo, ci abiti tu che sei la più bella di tutte» dice prendendomi in giro e io gli do una spinta scherzosa.
«Sono seria. Vieni con me» gli prendo la mano e lo porto con me nel corridoio. Entriamo nel salone e vado verso le vetrate che erano nascoste da tende scure. Le apro e lo guardo che segue ogni mio movimento attento più che mai. Apro la vetrata e la vista su Madrid mi lascia senza fiato come ogni volta.
«Non ci credo...» dice facendo qualche passo verso il terrazzo. «È fantastico, hai un terrazzo con portico in pieno centro a Madrid?» mi guarda scioccato e io annuisco orgogliosa.
«Proprio così. Vieni ti faccio vedere meglio» lo porto sul terrazzo e lui resta ancora una volta senza parole. Ci affacciamo insieme e guardiamo tutta la città che dorme dall'alto. Il mio palazzo è il più alto tra quelli intorno e mi sento davvero onnipotente da qui. Lui sembra perdersi tra le luci della città che guarda con uno sguardo innamorato.
Mi giro verso di lui e lui fa lo stesso. I nostri occhi si incontrano, le nostre fronti si incollano, le mie mani sono tra i suoi capelli e le sue sui miei fianchi. Si sporge verso di me, io mi avvicino a lui. Le nostre labbra finalmente si toccano e poi si uniscono. I nostri sapori si mischiano e vorrei non dovermi staccare mai dalla sua bocca ma ho altri programmi per noi, stanotte.
«Anche tu senti caldo?» gli chiedo allontanandomi per un attimo da lui che annuisce. «Vieni» prendo di nuovo la sua mano e lo porto sotto al portico dove c'è un letto matrimoniale come quelli che ci sono sulle spiagge, coperto da un baldacchino in legno scuro e la copertura in cotone bianco. Lui capisce e torna a baciarmi. Le mie mani scendono sul suo petto e gli tolgo la giacca, lui mi sfila la collana, poi mi fa sedere e si inginocchia togliendomi anche le scarpe. Torna in piedi e si toglie la camicia, fa alzare me e mi fa girare per sbottonarmi il vestito che in un attimo cade ai miei piedi lasciandomi solo con il tanga color carne che a stento si intravede. Quello che si vede bene, invece, sono i suoi occhi innamorati puntati su di me. Occhi che sono solo per me e che mi divorano. Mi fa sedere di nuovo e si sfila scarpe, pantalone e boxer in un attimo. Mi sdraio non appena capisco che è pronto per me e in un secondo ricomincia a baciarmi. Mi entra dentro dolcemente mentre continua a torturarmi le labbra con i suoi baci caldi e famelici. Mi avvinghio a lui e lo spingo sempre più a fondo.
«Ti amo Gin» mormora vicino al mio orecchio quando i nostri corpi sono sempre più sudati e fusi insieme.
«Ti amo Khvicha» rispondo poco dopo con il putiferio che sta per scoppiarmi dentro. E infatti poco dopo esplodo mentre lui non accenna a fermarsi. Appoggia la sua testa alla mia, è sudato ma non si ferma, ha l'affanno ma non si ferma. Inizia a tremare, mi perdo con le mani nei suoi capelli mentre lui continua senza sosta. È al limite, ormai so riconoscere le sue espressioni. Affonda ancora qualche volta con le gambe che gli tremano e poco dopo esce da me e si libera in preda al piacere. Cade stremato al mio fianco e ci addormentiamo così, sotto le luci di una Madrid splendida.

Quando riapro gli occhi lui non è accanto a me e sono coperta da un lenzuolo. Il suo cellulare e i suoi vestiti sono ancora qui e mi alzo cercandolo con lo sguardo. Lo trovo affacciato alla ringhiera dove la sera prima ci siamo messi a guardare le luci della città e decido di raggiungerlo. Devo ancora parlargli di una cosa importante.
«Ehi, buongiorno» mi attacco alla sua schiena e lo abbraccio forte.
«Amore, buongiorno. Ti ho svegliata io?» mi domanda preoccupato ma io scuoto la testa.
«No mi sono svegliata da sola e non ti ho trovato. Non mi piace quando mi lasci da sola a letto» dico e lui mi sorride per poi baciarmi tra i capelli.
«Avevo passato già troppo tempo a guardarti mentre dormivi e ho deciso di cambiare spettacolo guardando la città che lentamente si sveglia» spiega e so che questo è il momento giusto.
«Ti piace qui? Ti piace questa casa?»
«Certo che mi piace, solo ad un pazzo non piacerebbe. Casa tua è stupenda» risponde per poi regalarmi un altro sorriso.
«Che ne diresti se diventasse casa nostra e non più solo casa mia?»

Ce l'ho fatta, gliel'ho detto anche se non so con che coraggio. Ho il cuore che mi va a mille e lo fisso senza battere ciglia mentre lui mi guarda sorpreso.

«Forse è troppo presto? O forse preferisci casa tua? Casa tua è bella ma io preferisco questa, è più grande e poi ha questo terrazzo di cui sono innamorata...» cerco una spiegazione al suo silenzio ma non so se sto dicendo cose giuste. «Allora? Che ne pensi?» concludo e finalmente si muove passandosi una mano nei capelli.
«Penso che non me lo aspettavo ma penso anche che devo andarmene a casa a preparare le valigie e a disdire il contratto d'affitto con il proprietario di casa mia. Certo che voglio vivere qui con te, sono felicissimo che tu me l'abbia chiesto» mi sorride e ci abbracciamo per poi baciarci.
«Okay allora, benvenuto a casa tua» mi allontano e prendo un mazzo di chiavi dal tavolo sul terrazzo e glielo porto. «Queste sono tue. In garage c'è posto anche per la tua auto» spiego e lui mi bacia di nuovo.
«Ti amo Gin, davvero, non sai quanto.»

Sono felice, felice con lui e soprattutto felice di essermi lasciata alle spalle tutte le paure e le paranoie che avevo. Ora sto vivendo davvero, ora sto amando davvero ed è la sensazione più bella che io abbia mai vissuto.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now