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«Siamo d'accordo, quindi? Per le otto passo a prenderti, ok?» Alicia mi ricorda il nostro appuntamento e io confermo.
Stasera andremo a mangiare in un locale poco fuori città dove, oltre a servire della paella buonissima, fanno musica dal vivo. Con noi ci saranno altri ragazzi che conosciamo e anche una comitiva nuova. Da quando Alicia me l'ha detto è scattato qualcosa nel mio cervello e ho immediatamente pensato a come vestirmi e truccarmi. Non mi capitava da mesi. Forse il mio cervello ha davvero deciso di andare avanti e di superare il passato? Me lo auguro onestamente. Fatto sta che già dalle cinque, da quando torno da lavoro, mi inizio a provare vestiti e scarpe e a provare acconciature. Come prima cosa faccio una doccia calda, poi scelgo bene cosa mettere. Opto per un vestitino stretto in vita e più largo sotto che abbinerò ai miei stivali alti e al cappotto color panna che è il mio preferito. Capelli lisci e sciolti, eyeliner e rossetto rosso. Sì, rossetto rosso. Quando lo metto e mi guardo allo specchio non mi sembro nemmeno io tanto che sto per togliermelo ma poi decido di tenerlo. Erano anni che non lo mettevo ma stasera voglio farlo. Ho voglia davvero di ricominciare, di smettere di guardare indietro e di pensare solo al futuro. Non che io speri di incontrare l'amore della mia vita stasera eh, no. Mi andrebbe benissimo anche un ragazzo carino e simpatico che mi faccia divertire un po' con cui passare la serata. Non chiedo molto.
Comunque a parte tutte queste chiacchiere, alle otto in punto sono pronta e Alicia passa a prendermi. Salgo nella sua auto e lei mi fissa esterrefatta.
«Madre mia, sei una bomba stasera» mi dice facendomi ridere. Sì sono bella e ho voglia di mostrarlo anche agli altri.
«Grazie Ali, è giunta l'ora di passare da crisalide a farfalla» le sorrido e lei annuisce convinta.
«Finalmente! Andiamo che ci aspetta una bella serata.»
Siamo entrambe molto euforiche e quando arriviamo al locale lo siamo ancora di più. La musica è ancora bassa, le luci sono soffuse e c'è un brusio di sottofondo molto accogliente. Raggiungiamo il nostro tavolo e salutiamo i nostri amici. Poco dopo ci raggiunge anche l'altra comitiva e devo dire che fin da subito avvisto un ragazzo niente male. Noto che anche lui mi guarda spesso e ad un certo punto alza il suo calice di sangria come a brindare con me. Io sorrido e faccio lo stesso, poi lo vedo alzarsi per raggiungermi. C'è un posto vuoto di fronte a me accanto ad Alicia e lui si siede proprio lì. Si chiama Antonio ha ventisette anni e fa il professore di scuola media. Abbiamo studiato praticamente le stesse cose e ci perdiamo in mille chiacchiere sul nostro percorso di studi. È molto simpatico e ha due occhi verdi che sono uno spettacolo.
«Da quanto sei a Madrid?» mi domanda inclinando leggermente la testa.
«Due anni ormai» rispondo.
«E ti manca Napoli? Io ci sono stato in vacanza, è bellissima.»
«Sì bellissima anche se io non vivevo a Napoli centro. Comunque sì, mi manca ma più che altro mi manca la mia famiglia. Qui mi trovo davvero bene» spiego e lui mi ascolta attento.
«E di solito esci con Alicia la sera?»
«Sì, con lei e con gli altri ragazzi del gruppo. L'ho conosciuta poco dopo essere arrivata qui e per fortuna, direi. Mi ha aiutata molto ad ambientarmi» sorrido pensando al primo incontro con Alicia in università quando per poco non le caddi addosso.
«È una brava ragazza, io la conosco da anni, andava in classe con mia sorella erano amiche.»
«Ah sì?»
«Sì, fino alle superiori. Poi hanno litigato non so perché» alza le spalle e io sono attirata da Alicia che richiama la mia attenzione.
«Dimmi Ali» la fisso aspettando ciò che ha da dirmi.
«Per te paella o qualcos'altro?» mi domanda.
«La paella va bene, poi se voglio altro lo ordino dopo» rispondo giusto in tempo perché poi sento qualcosa picchiettarmi sulla spalla e vedo lei di fronte a me alzarsi e guardare dietro di me a occhi spalancati.
«Khvicha Kvaratskhelia e Vinicius Junior?» anche Antonio si alza e a me sentendo quei nomi crolla letteralmente il mondo sotto ai piedi. Resto immobile, non riesco a muovermi. Poi il suo tocco si ripete sulla mia spalla.
«Ginevra?»
Il calice di sangria che ho tra le mani inizia a tremare e lo rovescio quando ormai non so più trattenere la mia agitazione. Mi alzo lentamente mentre mi accorgo che tutti gli occhi sono su di me. Mi giro e il mio più grande incubo è materializzato davanti ai miei occhi. I suoi occhi sono vitrei, impassibili. Mi fissa come se avesse visto un fantasma e aspetta che io dica qualcosa.
«Ali io me ne vado» avviso prendendo il mio cappotto dalla sedia.
«Aspetta Gin, vengo con te» prende anche lei il cappotto e fa il giro della tavola venendo verso di me. Io mi avvio verso l'uscita superando Khvicha e il suo amico ma lui non demorde. Mi prende per un braccio e mi ferma.
«Che ci fai qui? Me lo spieghi?» mi guarda con uno sguardo deluso. «Sei di nuovo in vacanza qui per una settimana?» dice ironico, ha capito tutto.
«Lasciami andare» cerco di liberarmi dalla sua presa ma lui insiste.
«Spiegami cosa ci fai qui quando dovresti essere a Napoli, cazzo!»
«Io non ti devo spiegare proprio niente. Ti ho detto lasciami stare» gli dico avvicinando il mio viso al suo. Dopo qualche secondo volto le spalle e me ne vado fuori. Alicia mi segue e andiamo verso la sua auto ma so che Khvicha è dietro di noi, sento la sua presenza.
«Ginevra dimmi perché mi hai riempito di bugie, dimmelo!» lo sento correre e si rimette davanti a me sbarrandomi il passaggio.
«Perché non voglio avere rapporti con te, lo vuoi capire o no?»
«Non vuoi avere rapporti con me? Davvero?»
«Sì, te lo sto dicendo chiaramente. Lasciami in pace.»
«Io non ti lascio in pace perché l'ultima volta che ci siamo visti lo sai anche tu cosa c'è stato. Come fai a dire che non vuoi avere rapporti con me?»
Come devo rispondergli? Cosa devo dirgli? Vi giuro mi sento come se stessi annegando in mezzo al mare e non avessi vie di scampo. Mi viene da piangere, non so come liberarmi dai suoi occhi tristi che mi scrutano.
«Sono stata troppo male per te, Khvicha. Non voglio stare di nuovo così» le lacrime mi riempiono gli occhi e lui capisce che sto davvero male.
«Mi dispiace» fa un passo indietro e sospira. «Torna dentro, me ne vado io. Ti scrivo nei prossimi giorni e ne parliamo, ok?»
«Non so se ce la faccio a riallacciare i rapporti con te, mi fai troppo male» gli dico perché è la verità. Anche solo vederlo mi ha fatto male come se mi avessero preso a cazzotti nello stomaco.
«Scrivimi tu su Telegram, il mio account è sempre quello» mi accarezza il viso e i brividi si impossessano del mio corpo. «Io non voglio farti del male ma non voglio nemmeno perdere ciò che c'è tra di noi, perché lo sai anche tu quello che c'è è troppo grande per essere abbandonato. Scrivimi tu, va bene?» si è calmato e anche io sono più calma. «Torna dentro, vado via io» dice ma io scuoto la testa.
«No, non mi va. Me ne torno a casa» scuoto la testa e apro la portiera dell'auto di Alicia.
«Va bene, ci sentiamo allora.»
«Sì, ciao.»
Entro in auto e appena Alicia mette in moto e ci allontaniamo da loro scoppio a piangere. Perché l'ho presa così male questa cosa? Devo superarla.
Alicia resta con me per la notte ma la mattina dopo trovo il coraggio e scrivo a Khvicha. Devo spiegargli la situazione.

"Non mi fido, lo capisci? Ho paura di scottarmi di nuovo, ho il terrore."

Invio e aspetto che risponda. Guardo in continuazione il cellulare ma prima che risponda passano tre ore, secondo me era agli allenamenti.

"Non ti fidi di me? Perché?"
"Perché tu per primo non ti fidi di me. Ho paura che torni ad incolparmi di usarti, di voler stare con te per i tuoi soldi e cose così. Non reggerei di nuovo."

Finalmente glielo dico e se da un lato mi sento più libera dall'altra ho una paura tremenda della sua reazione.

"Io mi fido di te. Non penso quelle cose e ti ho già chiesto scusa per averti incolpata in passato. Non lo penso, ti prego perdonami."
"Io non ho bisogno dei tuoi soldi, Khvicha. Guadagno benissimo e posso comprarmi quello che voglio."
"Forse non ti è chiaro che dei soldi non me ne frega niente. E mi fido di te al cento per cento. Ti darei la mia carta di credito senza nessun problema, te lo ripeto, mi fido di te più che di me stesso."
"Ho paura, mi sento come se fossi sotto esame, lo capisci?"
"Non lo sei!!! Possiamo vederci da vicino e parlarne, per favore?"
"Non lo so."
"Dammi il tuo indirizzo vengo ora."
"No, meglio che non sai dove abito per ora."
"Vieni da me allora."
"No perché poi so già come va a finire e non possiamo risolvere le cose in quel modo, non va bene."
"Non ti tocco miss simpatia, stai tranquilla..."
"Promesso? Perché io sono debole e non so resistere."
"Promesso. Ti aspetto."

Spengo il display e resto sdraiata sul letto a fissare il soffitto. Devo assolutamente risolvere questa questione una volta per tutte.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now