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«Ieri hai fatto serata e ora non ti vuoi svegliare?» Qualcuno cerca di svegliarmi ma è sabato e non ne ho alcuna intenzione almeno fino alle undici. «Ti svegli che di là c'è qualcuno per te?» La voce di mia sorella mi perfora i timpani e mi nascondo con la testa sotto al cuscino per farle capire che non mi interessa ciò che sta dicendo che nemmeno ho ascoltato. «Gine... c'è Elena di là. La faccio entrare, ok?» Continua a parlare ma io continuo ad ignorarla finché c'è silenzio, poi il rumore della porta che si apre e subito dopo si chiude e sento qualcuno buttarsi sul mio letto.
«Gin...» mi abbraccia e dal profumo riconosco subito Elena, profumo di vaniglia e arancia. Siamo letteralmente cresciute insieme e siamo sempre state inseparabili. Ci chiamavano 'le gemelle' da più piccole, avevamo gli stessi capelli castani lunghi e ondulati, gli occhi grandi e verdi e le labbra carnose. Fisicamente siamo diverse, lei più alta e magra, io più formosa e bassina. Poi adesso lei si è fatta le mèches bionde e non siamo più 'gemelle', ma rimane il fatto che io e lei siamo sempre state due corpi e una sola anima. Per questo mi ha fatto malissimo quando ieri mi ha detto quella cosa: io non potrei mai essere gelosa di una persona che considero come una sorella se non di più.
«Ele, tutto bene?»  Mi tiro lentamente su mettendomi a sedere mentre lei resta sdraiata accanto a me.
«Mi dispiace per ieri, non volevo dire quella cosa, non lo penso.»
«Tranquilla, eri nervosa e io ho esagerato, dovevo farmi gli affari miei.»
«Invece no, tu hai ragione solo che... non te lo so spiegare cosa mi è successo. Forse il fatto che non sono abituata ad essere trattata così da un ragazzo... Non lo so.» Sospira e affonda con la faccia nel mio cuscino.
«Di solito fai tu la stronza con i ragazzi e ora che te l'ha fatto lui ci stai male, ci può stare.»
«Ma lui non ha fatto lo stronzo, non lo è per niente. Era semplicemente solo sesso ed era chiarissimo... sono io che mi sono illusa. Ma ora ho deciso di smetterla, basta, devo andare avanti.»
«Così mi piaci! Se ti chiama Elif digli che sei già impegnata: basta Khvicha. Ok?»
«Sì, ci avevo già pensato. Questo weekend ci riposiamo, magari con Simo facciamo un bel pigiama party da me domani sera, ci riempiamo di gelato a stracciatella e patatine mentre guardiamo commedie americane su Netflix. Che ne dici?» Mi sorride e io annuisco subito.
«Sì, bellissimo!»
«Poi per la settimana prossima organizziamo al Meraviglia come facevamo sempre, andiamo lì per fatti nostri e ci scateniamo senza pensare a niente e nessuno.»
«E se troviamo due bei ragazzi ci divertiamo anche un po', come facevamo prima. Che ne dici?» Le faccio l'occhiolino e lei scoppia a ridere felice.
«Torniamo in carreggiata baby!» Mi abbraccia e finalmente torniamo ad essere quelle di sempre. «Ora ti fai una doccia e ti vesti così andiamo a pranzo fuori?»
«Dammi un quarto d'ora.» Esco dal letto e corro in bagno. «Dillo anche a Simo vedi se c'è.» 
«Sì ci aspetta al sushi.»
Dopo una ventina di minuti sono pronta e usciamo insieme, andiamo prima al centro commerciale a prendere una cosa che le serviva e poi andiamo al sushi dove Simona ci sta già aspettando. Trascorriamo un bel pomeriggio insieme, poi torno a casa e mi metto a studiare un paio di ore. La sera, poi, ci rivediamo da Elena per il famoso pigiama party. Guardiamo tre film di seguito, ci ingozziamo di gelato e patatine e poi ci addormentiamo a notte inoltrata. La mattina dopo ci svegliamo quasi a mezzogiorno solo perché il cagnolino di Elena piange disperatamente, poverino. 
La settimana seguente mi sembra più tranquilla e spensierata, nonostante studi di più perché gli esami si stanno avvicinando. Il fine settimana arriva presto e ci siamo organizzate per andare al Meraviglia, il locale in cui andavamo praticamente ogni venerdì prima della parentesi Elif. 
Ho voglia di prepararmi come facevo un tempo, stasera ho davvero voglia di essere la vecchia Ginevra e di lasciarmi andare il più possibile. Metto un vestitino nero laminato con degli stivali alti e lego i capelli. Eyeliner, mascara, rossetto nude, pelliccia e sono pronta. Stasera tocca a me prendere l'auto e andare a prendere le altre. Scendo alle dieci e un quarto e nel giro di dieci minuti ho raccolto entrambe le mie amiche. Guido verso il locale che dista poco più di un quarto d'ora dalla nostra zona e durante il viaggio cantiamo a squarciagola le canzoni che propone la radio. Arriviamo al locale e ci dirigiamo verso i nostri soliti tavoli prenotati e salutiamo tutti i ragazzi che sono lì e che conosciamo da una vita. Beviamo qualche drink e iniziamo a ballare. Io avvisto anche un ragazzo carino con cui potrei divertirmi un po'. Ci guardiamo, ci sorridiamo, ci stuzzichiamo. Mi fa cenno di  raggiungerlo e io annuisco.
«Ragazze, vado a divertirmi un po', a dopo.» Le saluto e loro mi fanno l'occhiolino. Raggiungo quel ragazzo che però si dimostra solo fumo visto che sembra spaventato dal fatto che io abbia accettato il suo invito e più di due chiacchiere non facciamo. Lo saluto annoiata e decido di uscire fuori a prendere una boccata d'aria. Avviso le mie amiche ed esco. Fuori fa freddino ma mi servono giusto due minuti per respirare un po' d'aria fresca e poi rientro.
«Da sola stasera?» La sua voce mi coglie alla sprovvista e per poco non mi cade il cellulare che ho tra le mani. Mi giro e non mi sbagliavo: è Khvicha.



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E così sarà Milan - Napoli ai quarti di Champions... 

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now