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Il rumore dello stadio è assordante, i tifosi cantano, fanno cori, urlano. Ogni volta che un calciatore del Napoli prende palla sale un brusio che li accompagna fino alla fine dell'azione. Non ero mai stata allo stadio e non avevo mai immaginato che fosse così coinvolgente. Mi ritrovo, insieme a mia sorella, a guardare ogni azione e a tifare come se l'avessimo sempre fatto. Ad ogni tiro sbilenco, troppo forte, troppo centrale o troppo debole urliamo insieme al resto dello stadio. Mi batte il cuore ogni volta che Khvicha ha il pallone fra i piedi: è pura magia. Qui lo osannano tutti, è amato davvero in modo enorme.
Ogni volta che prende palla e corre toccando il pallone nel suo solito modo qui si alzano tutti e guardano a bocca aperta ciò che sta per fare. È impressionante. Ha provato già un paio di volte la cavalcata verso la porta ma non è riuscito a finalizzare l'azione. E quando finisce male si dispera per poi tornare nella sua posizione a testa bassa. Da quel poco che ho capito di lui è un testardo e non si arrende finché non arriva al suo obiettivo che stasera è, palesemente, segnare. Finisce il primo tempo e siamo ancora sullo 0-0, io e Laura ci guardiamo intorno e non sappiamo che fare. Io cerco di nascondermi il più possibile e mi giro di spalle rispetto al campo, mentre lei mi informa che c'è un buffet aperto per noi. Andiamo, mangiamo qualcosina e nel frattempo sta per ricominciare il secondo tempo. In questi giorni Khvicha mi ha insegnato qualcosa sul calcio, cose che ignoravo del tutto. Ogni squadra ha undici calciatori di cui un portiere, si possono effettuare cinque cambi a partita, un fallo grave è punito col cartellino rosso e l'espulsione dal campo più squalifica per le partite successive e altre cose che non sto qui ad elencare. Ora posso dire di avere delle basi per essere qui e capirci qualcosina.
«Che fanno?» Mia sorella non capisce perché l'arbitro ha fischiato e le spiego, orgogliosa, che è fuorigioco. Lei scuote la testa e poi ridiamo insieme.
Dopo qualche attimo di distrazione torno a concentrarmi sulla partita e vedo Khvicha ancora più determinato di prima e infatti intorno al sessantesimo prende palla a centrocampo, scarta un paio di avversari e tira un bolide imparabile che si insacca nel sette. Lo stadio esplode, io urlo e abbraccio mia sorella, lui corre esultando e abbracciando i suoi compagni poi passa anche sotto la tribuna dove siamo noi e continua ad esultare. Lo speaker urla il suo nome e lo stadio il suo cognome, per uno, tre, cinque volte. È una bolgia, una vera e propria bolgia. Non sono mai stata così euforica in vita mia, ho talmente di quella adrenalina in corpo che non riesco a stare seduta al mio posto.
La partita continua e dopo una decina di minuti Khvicha serve l'assist all'attaccante che fa 2-0. Lo stadio salta di nuovo in aria, io e mia sorella insieme a lui. È un'atmosfera straordinaria e dopo stasera penso che non mi perderò più una partita, mi piace troppo.
La partita finisce senza più squilli di tromba e io e Laura scendiamo subito verso l'uscita degli spogliatoi come mi aveva chiesto Khvicha prima che iniziasse la partita.
Alla fine venerdì al locale non ci siamo visti più perché lui era molto influenzato e non è venuto. Stava davvero male e doveva giocare un paio di giorni dopo quindi non poteva rischiare. Il suo lavoro ha la priorità su tutto, me lo ripete sempre. Quindi è una settimana esatta che non ci vediamo e ora ho un po' d'ansia. Non so cosa fare ora che lo vedrò, come devo salutarlo? Inizio a picchiettare la punta del piede velocemente sul pavimento e Laura mi capisce subito.
«Stai calma, respira. Ora arriva.» Mi dice stringendomi un braccio. Io la ascolto, annuisco e faccio un respiro profondo cercando di acquietarmi. Passano una decina di minuti e finalmente lo vedo apparire dal tunnel che porta dagli spogliatoi alla zona di attesa dove siamo noi. È col cellulare in mano e il borsone ma appena si chiude la porta alle spalle posa il cellulare e alza lo sguardo, vedendomi. Sorride, sorrido anche io. Lascia cadere il borsone e corre verso di me, all'improvviso. Corre, mi raggiunge, mi abbraccia stretta e poi succede, sì, succede davvero. Le sue mani si piantano sul mio viso, mi tira verso di lui, i nostri nasi si toccano, le nostre labbra si scontrano. È un bacio ricco di passione, profondo, urgente, come se ne avessimo entrambi bisogno per non perdere la vita. E dura un'eternità, nessuno dei due vuole che finisca, nessuno dei due vuole staccarsi dalle labbra dell'altro. Poi lo fa lui, appoggiando la sua fronte alla mia e guardandomi negli occhi con un sorriso tenerissimo. Avvicina le sue labbra al mio orecchio e io in automatico chiudo gli occhi godendomi i brividi che mi dà ogni volta che mi è così vicino.
«Era per te» dice solo, semplice e diretto. Io sorrido, sorrido come non sorridevo da anni e lo abbraccio, forte, fortissimo.
«Ehm, ehm...»
Oddio, mia sorella!
«Laura perdonami» dico in imbarazzo schiarendomi la voce. «Khvi, lei è Laura mia sorella.» Mi faccio da parte e lascio che si presentino. Khvicha fa un sorriso splendente, mia sorella lo imita. Allungano la mano e se la stringono. Poi mia sorella lo avvicina e gli dà anche due baci e lui non sembra scontento della cosa.
«Piacere, Khvicha» dice per poi regalare un sorriso a me e continuare a parlare. «Vi siete divertite?» Ci domanda poi.
«Tantissimo, noi prima di stasera non eravamo mai state allo stadio e ne capiamo davvero poco, ma stasera è stato tutto fantastico.»
«Soprattutto tu», continuo io e lui si sporge verso di me e mi dà un bacio a stampo veloce facendomi arrossire.
«Ma che carini siete...» Laura fa una vocina tenera e ci guarda con gli occhi a cuoricino.
«Sì eh?» Risponde lui e mi prende la mano. Stavolta sono io a dargli un bacio e lui non sembra sorpreso. «Venite a casa mia? Ordiniamo la pizza.»
Io e Laura ci guardiamo, non mi aspettavo questo suo invito.
«Sei gentilissimo ma il mio fidanzato mi sta aspettando per vederci, magari la prossima volta?» Risponde mia sorella.
«Fai venire anche lui se vuole, mangiamo e guardiamo un film da me.»
«Sei sicuro Khvicha?» Gli domando io, sempre più sorpresa.
«Ma certo, mi fa piacere.» Passa una persona dello staff e lui lo raggiunge per salutarlo e io dico a Laura di chiamare Sasi, il suo ragazzo, e di invitarlo. Salvatore, detto Sasi, è molto tifoso del Napoli e avevo fatto giurare Laura di non dirgli niente ma a questo punto non posso più nascondermi. Lo chiama e lui accetta subito. Khvicha torna da noi e ci salutiamo con la promessa di vederci a casa sua dopo poco. Guido fino a casa sua e lui è già lì, ha l'autista che lo accompagna perché guidare per Napoli sarebbe davvero complicato. Salvatore arriva poco dopo e non crede ai suoi occhi. Gli fa mille complimenti e mi dice che sono la donna più fortunata del mondo ad averlo come ragazzo.
Che cosa strana, Khvicha è il mio ragazzo. È il mio ragazzo? Sì, credi proprio di sì.
Mentre siamo a tavola aspettando che arrivino le pizze, squilla il cellulare di Khvicha che va a prendere l'iPad e risponde da lì, tornando a sedersi a tavola. Sento subito la voce di un ragazzino ma non capisco assolutamente niente di ciò che dicono perché parlano georgiano. Poi d'un tratto, sento l'inglese e una parola in particolare: girlfriend. Khvicha mi guarda e sorride felice.
«Mio fratello vuole salutarti.» Dice e poi gira l'iPad verso di me. Il ragazzino, che si chiama Tornike e ha tredici anni, parla un inglese fluente e mi dice che è felice di conoscermi e che sono troppo bella per stare con suo fratello. Ridiamo e scherziamo un po', poi Khvicha si riprende l'iPad e parla con la madre. Ci sono dei continui "I love you" e "I miss you" in inglese e poi tutto georgiano. Poi saluta anche il padre e infine torna a noi.
«Scusate dopo le partite mi sento sempre con la mia famiglia.» È quasi in imbarazzo ma noi gli diciamo di non preoccuparsi. Poco dopo arrivano le pizze e le mangiamo tutti insieme.
Passiamo qualche ora a chiacchierare e alla fine non guardiamo nessun film. È mezzanotte passata quando iniziamo salutarci.
«Buonanotte e grazie di tutto» gli dico dopo esserci baciati sull'uscio della porta.
«Grazie a te, buonanotte» mi bacia ancora e ci salutiamo.
Guido fino a casa e quando mi metto a letto e guardo Instagram resto sotto shock per almeno un minuto per quello che vedo.

kvara7

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kvara7 for you🫶🏼 Forza Napoli Sempre💙

dilorenzo22 magico e innamorato😭
kvara7 Capi💙
victorosimhen brother 💙
kvara7 bro💙
piergollo sei un fenomeno
kvara7 gollorius 🧤
elmas24 CHE STA SUCCEDENDO E PERCHÉ NON NE SO NIENTE ps sei irreale
kvara7 🤫💙

e altri commenti...

Non ci credo che l'ha fatto davvero, non ci credo.

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now