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"Non ce la faccio più", è il terzo messaggio di questo tipo che mi arriva da quando siamo in questo locale. Khvicha è seduto di fronte a me ma leggermente defilato a destra, accanto ad Elif. Non sembra divertirsi, anzi, tutt'altro.
«Andiamo a ballare?» mi chiede Elena e io annuisco anche se è l'ultima cosa che vorrei fare ora. Mi alzo e gli occhi di Khvicha mi si calamitano addosso. Vado in pista e iniziamo a ballare, poi Elena si avvicina al mio orecchio e mi dice qualcosa.
«Hai visto come mi guarda?», mi domanda e io non capisco.
«Ma chi?»
«Khvicha! Non mi ha tolto gli occhi da dosso per tutta la serata!» Alza la voce e io resto spiazzata. Come fa ad inventarsi una cosa del genere? È da pazze. Khvicha non l'ha guardata nemmeno per un attimo ne sono sicura.
«Lascialo perdere!» Cerco di deviare l'argomento e lei mi asseconda. Facciamo un paio di balli poi torniamo al nostro posto. Guardo il cellulare non appena mi siedo ai nostri posti e trovo altri messaggi di Khvicha.
"Non ce la faccio più!!! Ginevra!!!", "Possiamo andare di là un attimo?" e ancora "Per favore Gin, per favore". Bevo un bicchiere d'acqua e nel frattempo gli rispondo. "Non mi scrivere più, Elena se ne accorge" rispondo e lo guardo male. Lui si alza di scatto e dice qualcosa ad Elif per poi andarsene fuori. Che devo fare? Lo devo raggiungere?
«Teso torno subito» Elena si alza e va anche lei verso l'uscita. Che vuole fare adesso? E il bello è che non posso fare niente, non posso dare nell'occhio ora. Fortunatamente Khvicha torna quasi subito, mi guarda malissimo e si passa una mano nei capelli prima di sedersi.
"Tra poco me ne vado" mi scrive e inizia a mancarmi l'aria. "Vado in bagno tra due minuti seguimi" gli rispondo io.
«Ele vado un attimo in bagno, torno subito» mi alzo e lei si alza con me.
«Ti accompagno?»
«Nono, torno subito tranquilla.» Le sorrido e spero che non insista e fortunatamente non lo fa. Sta con Simona e stanno chiacchierando con altri ragazzi quindi è abbastanza impegnata per dare troppe attenzioni a me. Passo accanto a Khvicha che mi guarda un attimo e poi distoglie lo sguardo e dice qualcosa ad Elif. Raggiungo il corridoio del bagno ma invece di entrare lì vado nel corridoio dopo verso gli uffici e lo aspetto. Lui arriva dopo due minuti contati e richiamo la sua attenzione. Fa due passi veloci verso di me e ci nascondiamo dietro ad un muro. Non ho neanche il tempo di pensare a cosa dirgli che mi ritrovo con la schiena attaccata al muro e lui che mi bacia con così tanta foga che mi fa mancare l'aria.
«Io non posso andare avanti così, lo capisci?» mi dice in un attimo di tregua e io annuisco.
«Glielo dico, te lo giuro» lo guardo negli occhi ma si accorge anche lui che non sono ancora convinta al cento per cento. Torna a baciarmi e le sue mani stavolta hanno più fame di esplorare e me le ritrovo sulle cosce, quasi sul sedere, poi sui fianchi, poi sul viso.
«Devo andare o mi verranno a cercare» cerco di staccarmi ma non me lo permette e anzi, mi stringe ancora di più. Sento il suo respiro sempre più pesante, le sue mani sempre più strette intorno ai miei fianchi.
«Io tra poco me ne vado, tu che fai?»
«Vado via verso le tre, come sempre.»
«Non ballare con nessuno, se solo ci penso mi sale il sangue in testa» dice e appoggia la sua fronte alla mia. «Se non posso io, non può nessun altro» mi guarda serio e io annuisco.
«Non ballo con nessuno» confermo e molla un po' la presa, calmandosi. «Torno di là» mi stacco e mi sistemo un attimo il vestito addosso prima di tornare dalle mie amiche che non mi chiedono nulla. Dopo poco torna anche lui, si siede, beve qualcosa e si mette a chiacchierare con Elif. Una ragazza lo avvicina, gli dice qualcosa sorridendo ma lui a stento la degna di uno sguardo.
Gli faccio un mezzo sorriso, poi Simona mi chiama dicendomi qualcosa e mi volto verso il loro gruppo. Mi tirano in mezzo ad un argomento che non mi interessa minimamente fino a che qualcuno non ci chiama catturando la nostra attenzione. È Elif e accanto a lui c'è Khvicha.
«Noi andiamo, ci vediamo alla prossima» dice il macedone per poi baciare Elena, Simona e me sulle guance. Khvicha dice solo «ciao» a tutte e tre e poi insieme se ne vanno.
Io resto per quasi altre due ore al locale, si fanno le tre passate ma stare qui senza lui per me non ha alcun senso.
Ha ragione quando dice che devo parlarne con le ragazze, perché se loro sapessero saremmo molto più liberi e potrei andare via con lui ogni volta che vorrei. Devo trovare il coraggio, assolutamente.
Usciamo dal locale e andiamo a casa mia, stanotte le ragazze dormiranno da me. Ci strucchiamo, facciamo una doccia veloce a turno e poi ci mettiamo a letto. Loro si addormentano subito, io invece prima di dormire mando la buonanotte a Khvicha che leggerà sicuramente domani mattina.
La mattina dopo sono la prima a svegliarsi alle undici passate, vado a preparare la colazione e saluto mia madre e mia sorella che stanno chiacchierando in salone.
«Ma a me quando lo presenti questo calciatore del Napoli?» mi domanda mia madre, super felice.
«Shhhh mamma!» mi guardo alle spalle e fortunatamente non c'è ancora nessuno. «Nessuno deve saperlo, le ragazze non lo sanno ancora. Te lo presenterò presto però, ti prego, non dire niente a nessuno per ora...» parlo a bassa voce e menomale visto che Elena ci raggiunge poco dopo.
«Non dire niente a nessuno di cosa?» domanda sbadigliando.
«Del mio prossimo esame, non voglio messaggi di incoraggiamento dalle zie boomer» cerco di essere il più credibile possibile e ci riesco.
«Ah c'hai ragione, per carità» si siede a tavola con noi e si fa i pancarrè con la Nutella. Poco dopo arriva anche Simona e siamo al completo.
«Ma avete visto Khvicha si è fidanzato?» dice Simona e io per poco non sputo il latte che sto bevendo. Non dico niente e aspetto che parlino loro.
«Ma per quel post che ha messo su Insta?» chiede Elena.
«Beh sì, anche dai commenti, mi sembra chiaro. Mi fa piacere, è un bravo ragazzo» conclude Simona ma Elena scuote la testa.
«Fidanzato... ieri mi mangiava con gli occhi...» continuo a non dire niente e per fortuna Simona dice quello che avrei voluto dire io.
«Elena tu ti inventi le cose, non ti ha mai guardata, mai. Quando capirai che quella notte voleva solo scopare e andrai avanti non sarà mai troppo tardi» le risponde e Elena non ha più il coraggio di dire altro.
«Ragazze che ne dite di andare a fare un giro in centro?» propongo, giusto per cambiare argomento perché mi sto sentendo male a sentirle parlare di lui e non poter dire nulla.
«Io devo andare a studiare, sto indietro col programma» risponde Simona e anche Elena la segue a ruota.
«Anche io devo studiare, mi dispiace» dice alzandosi da tavola.
«Va bene tranquille» dico e mentre loro vanno in camera mia a rivestirsi, scrivo un messaggio a Khvicha.
"Vuoi venire a pranzo da me? Ci sono anche mia madre e mia sorella. Fammi sapere" invio con le mani che mi tremano e mi tremano ancora di più leggendo la sua risposta. "A che ora devo venire?" Dio mio, posso farcela. "Per l'una?" scrivo, "Va bene" risponde.
Appena le ragazze vanno via lo dico a mia madre e mia sorella che sono felicissime e che si mettono subito all'opera.
All'una precisa sono giù al palazzo ad aspettarlo e arriva puntualissimo. Lo faccio parcheggiare nel nostro garage e non appena scende dall'auto gli salto addosso baciandolo e poi abbracciandolo.
«Mi fa piacere che sei qui» lo guardo negli occhi mentre lui mi accarezza il viso.
«Anche a me fa piacere essere qui» risponde e mi bacia ancora.
Saliamo a casa e mia madre e mia sorella ci aspettano all'ingresso.
«Ciao Khvicha!» Laura lo raggiunge e lo saluta con due baci, poi le attenzioni del georgiano sono tutte per mia madre.
«Buongiorno signora Maria, le ho portato un pensiero» tira fuori da una busta che aveva in una mano uno scatolo e poi un vassoio di dolci.
«Prima di tutto dammi del tu, chiamami solo Maria. E poi perché ti sei scomodato? Non ce n'era bisogno...» dice mia madre mentre è sul tavolo del salone ad aprire il regalo di Khvicha.
«Non è niente di che, giusto un pensiero» risponde e insieme guardiamo il vaso in ceramica effetto cemento che ha portato per mia madre.
«Ma è bellissimo, grazie!» mia madre che da sempre è fin troppo espansiva, lo raggiunge e lo abbraccia, lasciandogli poi un bacio rumoroso su una guancia. Quando si stacca noto che Khvicha è quasi commosso.
«Mamma, non esagerare» la tiro a me e lui tira su col naso per poi scuotere la testa.
«No lasciala stare, mi ricorda mia madre» sorride malinconico e tira mia madre a sé. «Non la vedo da due mesi ma tra un paio di settimane dovrebbe venire a trovarmi finalmente» conclude.
Noi cerchiamo di rincuorarlo e quando si è ripreso andiamo in cucina e ci sediamo. Mia madre ha preparato pasta e patate con la provola e per secondo cotolette di pollo. Khvicha mangia tutto e ci aiuta anche a sparecchiare, poi dopo essere stati con la mia famiglia per un'oretta andiamo in camera mia per riposare un po'.
«Hai una bella famiglia, mi piacciono» mi dice mentre siamo sdraiati sul mio letto.
«Sì, siamo molto legate noi tre e c'è anche mio fratello Roberto che è sposato, poi ti farò conoscere anche lui un giorno...»
«Un giorno lontano?» ride divertito ma non ha sbagliato poi di tanto.
«Lui è troppo tifoso del Napoli per presentartelo ora» dico con un filo di voce «si inginocchierebbe ai tuoi piedi, ti supplicherebbe di lasciargli un autografo in petto che poi si tatuerebbe e cose così...»
«Fammelo conoscere subito!»
«Ma dai, no! Non adesso» sbuffo e lui ride ancora. Poi torna serio e mi accarezza il viso.
«Tuo padre invece?»
«I miei hanno divorziato quando avevo dodici anni, mio padre si è risposato e vive in Svizzera. Ci sentiamo spesso e ci vediamo un paio di volte l'anno» spiego e lui ascolta attento.
«Capito...» sospira e poi cambia del tutto argomento. «Poi ieri a che ora siete andate via da lì?» chiede guardandomi.
«Verso le tre e venti, ti ho anche scritto la buonanotte» rispondo.
«Sì, l'ho vista stamattina.»
«Quando sei uscito fuori dal locale Elena è venuta da te?» gli domando e lui sospira per poi annuire.
«Mhmh.»
«E che ti ha detto?»
«Non ricordo, non ho ascoltato» risponde quasi annoiato.
«Ma che dici? Dai...»
«Giuro, ha detto qualcosa sul freddo, forse mi ha fatto i complimenti per la scorsa partita. Sì mi pare di sì.»
«E basta?»
«Sì perché me ne sono entrato, non avevo voglia di stare a sentirla.»
«Ha detto che tu l'hai guardata tutta la serata...» a queste mie parole, dette per provocarlo perché so bene che non è la verità, salta sul letto mettendosi seduto e mi guarda ad occhi spalancati.
«La tua amica è pazza, non l'ho mai guardata, mai. Io guardo solo te» dice e io continuo con la farsa.
«Sicuro? Perché lei mi ha detto che è successo altro fuori...»
«No, no, no... non è vero. Ti giuro che a stento le ho rivolto la parola» scuote la testa e allora non resisto più e scoppio a ridere.
«Ma scherzo, scemo! Cioè lei davvero dice che tu la guardi ma io so che non è vero» gli scompiglio i capelli e lui fa un respiro profondo tornando a sdraiarsi.
«È pazza, te l'ho detto.»
«Sì, forse sì o forse il bugiardo sei tu?» gli salto sopra mettendomi a cavalcioni su di lui e gli faccio il solletico per poi scompigliargli di nuovo i capelli. Scoppiamo a ridere e poco dopo la situazione è ribaltata: è lui sopra di me. Ci guardiamo negli occhi in un attimo di tregua e in un secondo le sue labbra sono sulle mie. Sento il peso del suo corpo che mi sovrasta, le sue mani tengono ferme le mie ai lati del mio viso, poi le lasciano e iniziano a vagare sul mio corpo. Ho addosso una tuta per niente sexy ma a lui sembra non interessare. Mi allarga le gambe e si posiziona proprio in mezzo, mentre con le mani mi stringe le cosce, mi accarezza i fianchi, mi sfiora i seni. La situazione inizia a farsi bollente quando inizia a scendere coi baci fino al mio collo e all'inizio del décolleté, soffermandosi su ogni neo e porzione di pelle. Poi, all'improvviso, si ferma e si allontana, tornando steso al suo posto. Sospira, si passa le mani sul viso e parla.
«È dura...» sbiascica e io gli do ragione. Lo guardo tra le gambe e posso vedere chiaramente la sua eccitazione e devo dire che non mi dispiace anzi, mi fa piacere sapere che gli faccio quell'effetto. E onestamente non mi dispiacerebbe ora approfondire la nostra intimità ma devo trattenermi così come fa lui.
«Lo so» rispondo e gli lascio un bacio innocente sulla punta del naso.
Ci frequentiamo da tre settimana e non siamo nemmeno ad un terzo del nostro fioretto e sicuramente sarà dura.
«Ah quasi dimenticavo, sabato sera dopo la partita vuoi venire con me a cena da Giovanni, il capitano?»

E come faccio a dire di no?

Fidati di me | Khvicha KvaratskheliaWhere stories live. Discover now