CAPITOLO 5

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Santos l'avrebbe portata in braccio fino al suo superattico se solo lei glielo avesse permesso. Avevano discusso in modo molto acceso finché lei, esasperata, aveva alzato gli occhi verso il cielo, dicendogli che stava perfettamente bene e che nessuna donna era mai stata portata in braccio come un'invalida solo perché aveva un occhio nero.

La vista del suo occhio nero lo aveva fatto infuriare ancora di più. Ayliz non era una donna minuta e il pensiero che un bastardo qualunque l'aveva aggredita, ferendola e mettendo in pericolo il bambino, lo fece rabbrividire. Nonostante il medico gli avesse assicurato che era tutto a posto con il bambino, Santos non riusciva a calmarsi.

La faccenda si complicava sempre più e lui non sapeva proprio che pesci pigliare. Tanto per incominciare, Ayliz era la prima donna che portava a casa sua e, sebbene fosse stato lui a proporre quella soluzione, di sicuro viveva la circostanza come una specie di invasione del suo territorio.

"Desideri che ti ordini qualcosa da mangiare?" le chiese, dopo averla aiutata a sistemarsi sul divano.

Non era il caso che uscisse, da sola per giunta, a quell'ora della sera.

"Mi farebbe molto piacere, grazie mille," accettò lei, senza farsi pregare, abbandonando la testa contro lo schienale.

Aveva il viso tirato, l'aria stanca.

"Devi essere veramente distrutta..."

Le sue labbra si curvarono in un accenno di sorriso.

"Be'... Sono stati due giorni a dir poco... movimentati."

Santos si sentì in colpa e si grattò dietro la nuca. Anche lui aveva notevolmente contribuito a complicarle la vita nelle ultime quarantott'ore. Nelle sue condizioni, Ayliz aveva affrontato un lungo viaggio e poi... Le cose erano andate tutte a rotoli.

Per la miseria, insorse contro sé stesso, perché mai doveva sentirsi in colpa? Aveva perso la memoria, che cosa ci poteva fare? Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto ricordare.

Andava a letto tutte le sere sperando che, al risveglio, tutto tornasse a posto. Così avrebbe smesso di interrogarsi su quegli odiosi buchi neri nella mente, di chiedersi come avesse fatto, nell'arco di qualche settimana, ad innamorarsi perdutamente di una donna e a metterla incinta, per giunta.

Tutto questo le sembrava così assurdo...

No, non era colpa sua se aveva un'amnesia. L'unica cosa di cui si sentiva colpevole era averla lasciata andare via dal suo ufficio ancora sconvolta, col pericolo che le succedesse qualcosa... come, di fatto, era accaduto.

La scrutò dal lato opposto della stanza, mentre prendeva il telefono e le ordinava qualcosa da mangiare. Sembrava essersi addormentata e si chiese se fosse il caso o no di svegliarla per la cena. Posò lo sguardo sul suo ventre e decise che non era opportuno farle saltare la cena. Di sicuro erano passate ore da quando aveva mangiato l'ultima volta. Avrebbe dormito dopo.

Si avvicinò e si sedette su una sedia accanto a lei.

"Ti va di bere qualcosa mentre aspettiamo che arrivi da mangiare?" le sussurrò.

Lei emise un mugolio, si stiracchiò leggermente, poi schiuse gli occhi lentamente e lo guardò, frastornata.

"Hai del succo? La testa mi gira un po'..."

Santos scattò in piedi.

"Perché non me lo hai detto prima?"

Lei si strinse nelle spalle.

"In realtà, desideravo solo stendermi e rilassarmi un po'. Tutte quelle persone che mi stavano intorno mi hanno stordita."

Corse a prendere del succo d'arancia in cucina e, stavolta, si sedette sul divano accanto a lei, porgendole il bicchiere. Ayliz lo bevve tutto d'un fiato e glielo restituì vuoto.

RICORDI SCOTTANTI (1 LIBRO DELLA SERIE "AMORE E POTERE")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora