CAPITOLO 12

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"Va bene così? Sei comoda?" le chiese Santos, sistemandole il cuscino dietro la schiena.

Allungandosi sulla sdraio di vimini sul patio, lei alzò gli occhi vero di lui e gli sorrise.

Era una giornata meravigliosa, come solo sull'isola poteva essere una giornata d'autunno. Abbastanza tiepida, ma senza il caldo afoso e opprimente dell'estate. Il cielo era di un azzurro terso, completamente scevro di nuvole, e l'aria intrisa dell'odore di salmastro portava con sé la dolce musica delle onde che si infrangevano in lontananza.

"Hmm... Così mi vizi..." disse. "Ma ti prego, non smettere. Non sentirai lamentele da parte mia."

Santos si sedette all'estremità della sdraio, le prese i piedi e se li mise in grembo. Cominciò a giocherellare con il braccialetto alla caviglia, poi seguì l'arco del piede con un dito.

"Hai dei bellissimi piedi."

Ayliz gli rivolse un'occhiata scettica.

"Lo credi davvero?"

"Sì. E attiri l'attenzione alle caviglie con questo piccolo gioiello. Mi piace... Hai anche delle belle gambe, se è per questo."

"Non credo di aver mai tenuto i piedi in grembo ad un bellissimo uomo come te. E, sicuramente, nessun uomo ha mai fatto un'analisi delle mie caviglie e delle mie gambe prima di oggi. Mi fa sentire come se fossi una regina."

Lui iniziò a esercitare con il pollice una certa pressione contro l'arco del piede, strappandole un piccolo gemito.

"Non è così che un uomo dovrebbe far sentire la madre di suo figlio? Come una regina?"

"Oh, Dio... questo massaggio è meraviglioso... Tornando alla tua domanda... certo, in teoria. Ma quanti uomini lo fanno veramente? Però, visto che questa è la mia prima gravidanza, che ne so io?"

Santos rise.

"Le mie parole dovevano farti capire che ho accettato questa gravidanza, che quello che aspetti è il nostro bambino. La nostra creazione. So che ti ho dato l'impressione di non essere interessato, di ignorare la sua presenza. Non abbiamo parlato tanto finora della tua gravidanza, ma io ci penso, sai? Ci ho pensato molto sin dal momento in cui mi hai detto di aspettare il nostro bambino. Mi chiedo spesso se sarò un bravo padre e, nonostante i dubbi, non vedo l'ora che nasca. Poi mi domando a chi assomiglierà? Sarà un maschio o una femmina?"

Gli occhi le si riempirono di lacrime. C'era una tale sincerità nella voce di Santos, una tale emozione, che Ayliz si sentì sciogliere il cuore.

"Perché temi di non essere un bravo padre?" gli chiese dolcemente.

"Nella mia vita esiste solo il lavoro, Ayliz," rispose lui, continuando a massaggiarle il piede. "Non vado in nessun posto in cui non mi possa portare dietro il lavoro. La maggior parte degli eventi mondani a cui partecipo sono legati alla mia professione. Ci sono delle volte in cui dormo in ufficio, spesso su un aereo, in rotta verso un luogo sede di una riunione o di un eventuale progetto di sviluppo. Il mio unico apporto sarebbe quello di provvedere al bambino economicamente."

"Queste cose me le hai già dette, Santi, ma ciò non significa che dovrai restare la stessa persona per sempre, senza mai modificare nulla di te e della tua vita. I genitori cambiano in continuazione per i loro figli. Anch'io, come te, non mi sento pronta a questo evento. Ho sempre pensato che sarei diventata madre molto più tardi."

Santos alzò un sopracciglio e la fissò con sguardo interrogativo.

"Scusami, ma quanti anni hai? Non vorrei offenderti, ma non mi sembri una ragazzina."

RICORDI SCOTTANTI (1 LIBRO DELLA SERIE "AMORE E POTERE")Where stories live. Discover now