CAPITOLO 17

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"Era ora che portassi il tuo cullo a New York," sbraitò Fabian mentre scese dalla macchina per andare incontro a Santos e aiutarlo con i bagagli.

Santos non capiva come mai era venuto lui a prenderlo all'aeroporto.

"Dare è fuori di sé da quando sei partito. Con l'interruzione dei lavori, hai dato il colpo di grazia ai suoi nervi. Sembra un leone in gabbia. Wolford lo ha messo con le spalle al muro con la faccenda del matrimonio tra lui e la figlia. In quanto a Blake, è in ansia costante per la storia del tradimento della sua ex e non fa che stare addosso all'investigatore privato perché lo relazioni sui risultati delle indagini. Ti giuro che hanno tutti la testa da un'altra parte in questo periodo. Tutti, tranne me. È ovvio che quando c'è di mezzo una donna, non c'è da stare tranquilli," concluse amaramente.

"Fabian?" disse Santos in tono pacato mentre apriva la portiera.

L'amico si voltò di scatto e si fermò prima di prendere posto dietro al volante.

"Che diavolo c'è?"

"Chiudi quella dannata bocca!"

Fabian entrò in macchina, borbottando di amici inaffidabili e giurando di non mischiare mai più lavoro e amicizia. Santos alzò gli occhi verso il cielo, ma lo lasciò sfogare, evitando di ricordare al più pazzo di loro quattro, che insieme avevano avuto molto successo in affari.

"Allora, Santi, mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?" gli chiese Fabian, finalmente. "Dare dice che te la sei fatta sotto."

"Andiamo, Fabian... Mi conoscete da anni e sapete che sono uno molto determinato," protestò Santos. "Penso solo che deve esserci un altro modo per non mandare a monte l'affare senza dover usare per forza la proprietà di Fairy Island."

Fabian imprecò di nuovo, stavolta peggio di prima, poi si chiuse in silenzio, lanciando l'auto a tutto gas nel traffico. Santos si appiattì contro il sedile, aggrappandosi alla maniglia della portiera.

Ma perché diavolo Dare e Blake lo avevano mandato all'aeroporto?

Tra loro quattro, Fabian era il più spericolato alla guida. Non che guidasse tanto spesso... Aveva spesso l'autista che lo portava dappertutto. Questo succedeva non perché non fosse bravo a guidare, ma perché utilizzava ogni minuto del suo tempo, compresi gli spostamenti da un posto all'altro, per occuparsi di lavoro.

"E dimmi... Continui a non ricordare nulla?" chiese Fabian dopo una gimcana.

"No, fratello... Nulla."

"E ciononostante credi alle parole di quella donna?"

"Sì, le credo," annuì Santos.

"Ma, almeno, stai valutando di fare il test di paternità?"

"No, Fabian, non farò niente del genere. Non m'importa di ciò che è successo prima. Io la amo adesso."

Seguì una lunga pausa tra i due amici. Solo il rumore del traffico penetrava il fitto silenzio all'interno dell'abitacolo.

"E l'accordo per la costruzione del villaggio turistico?" chiese Fabian dopo qualche minuto.

"Ci deve essere un modo per salvare il progetto e salvare la mia relazione. Ecco perché sono qui. Dobbiamo sistemare tutto questo, Fabian. Il mio futuro dipende da questo."

"E molto carino da parte tua preoccuparti del tuo futuro, amico mio," borbottò Fabian, "e ignorare completamente che esistiamo anche noi..."

"Questo è stato un colpo basso, fratello," mugugnò Santos. "Se non mi fosse importato di te, Blake e Dare, non sarei qui, adesso. Avrei preso il telefono e comunicato ai finanziatori di andare al diavolo."

RICORDI SCOTTANTI (1 LIBRO DELLA SERIE "AMORE E POTERE")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora