CAPITOLO 15

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Quando il mattino seguente, squillò il suo cellulare, Santos riconobbe dalla suoneria chi era e scelse di ignorarlo. Darrell aveva già avvisato Fabian, gli aveva detto probabilmente tutto quello che avevano parlato e adesso Fabian lo chiamava per riempirlo sicuramente di parolacce e di dirgli che stava ragionando con una parte del suo corpo che non era il cervello. Sì, questo era Fabian... estremamente prevedibile.

Sentendo il cellulare squillare di nuovo, Santos sbuffò e si protese verso la sedia dove erano appoggiati i jeans. Senza svincolarsi da Ayliz, pescò il cellulare dalla tasca e lo spense. Non aveva voglia di abbandonare ancora il paradiso che aveva avvolto la stanza di Ayliz e il suo letto.

No, non aveva voglia di rimettersi in contatto con il mondo là fuori... Il lavoro poteva fare a meno di lui per un altro paio di giorni. Pagava un sacco di persone fior di quattrini affinché agissero in sua assenza e gestissero qualunque problema si presentasse. Era giunto il momento di dar loro la possibilità di fare ciò per cui erano stati assunti.

Com'era cambiato... Fino a qualche tempo fa, questa idea lo avrebbe fatto rabbrividire. Per un maniaco del controllo come lui, lasciare ad altri le redini del suo business sarebbe stato inaccettabile, impensabile. Ora, dopo tanto lavoro, sentiva di meritarsi una pausa... una vacanza accanto ad una donna bellissima e molto intelligente, che lo amava e che stava per dare alla luce il loro bambino.

Forse Ayliz aveva ragione. Una persona non doveva rimanere per sempre uguale... Nella vita si poteva cambiare, ed era sicuramente giusto farlo per l'amore di un figlio, per la donna amata o l'uomo amato... per sé stessi.

Santos non voleva essere un padre assente come lo era stato il suo, convinto che provvedere al sostentamento economico fosse l'unico dei suoi doveri nei confronti della famiglia.

No! Essere padre era molto più di questo. Santos voleva essere presente a tutte le recite scolastiche, alle gare sportive. Voleva essere lì per mettere i soldi sotto il cuscino al primo dentino che cadeva e fingere che fosse stata la fatina.

Voleva essere un vero padre. Il migliore che poteva.

Posò lo sguardo su Ayliz, che dormiva beata con la testa poggiata sulla sua spalla. Il sole del mattino le illuminava il viso, conferendo alla pelle un chiarore diafano, angelico. Sembrava serena, contenta, in pace. Aveva il volto di una donna profondamente... amata.

La presa di coscienza lo travolse come un fiume in piena.

No... Non poteva credere...

Non capiva com'era possibile che si fosse innamorato di quella donna in così pochi giorni... Ma erano passati veramente pochi giorni o la sua mente si abbandonava alle emozioni vissute durante tutti gli altri giorni che avevano passato insieme mesi prima, quei giorni che faceva fatica a ricordare?

Forse Ayliz aveva ragione. Forse, nel suo subconscio, lui si era ricordato di lei, l'aveva riconosciuta come la donna che lo aveva ammagliato... Ma era stato veramente innamorato di lei?

Aveva sempre pensato all'innamorarsi come ad un fulmine a ciel sereno... Ti colpisce e poi, non hai più via di scampo. Ed è tutto basato su attrazione sessuale, su chimica tra due corpi...

Ma amare veramente... questo era tutta un'altra cosa. Amare qualcuno era un lavoro che richiedeva tempo... molto tempo. No, innamorarsi e amare non erano la stessa cosa... Non si poteva amare qualcuno appena conosciuto...

Fissò Ayliz per qualche secondo... E capì che quel che c'era stato tra di loro non era solo sesso. No, non poteva chiamare solo sesso quello che aveva sentito mentre la teneva tra le sue braccia, mentre la penetrava, mentre lei lo prendeva con la bocca e con il suo corpo così sinuoso... Avrebbe sminuito tutto quanto. L'avrebbe ridotto ad un semplice flirt, una botta e via... e poi, la prossima...

RICORDI SCOTTANTI (1 LIBRO DELLA SERIE "AMORE E POTERE")Where stories live. Discover now