Capitolo 3

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Prendo per il braccio mia madre e senza troppe cerimonie, fottendomene completamente delle sue amate apparenze, la trascino di sopra, lei prova a protestare, ma come al solito le interessa di più come appare, piuttosto che il benessere di sua figlia.

Ci allontaniamo e la porto nello studio di mio padre. È quando si rende conto di non essere più osservata da occhi indiscreti che mostra la sua vera natura.

La inchiodo con lo sguardo e lei, per la prima volte da quando sono in vita, mi vede. Legge la rabbia pura e liquida nei miei occhi, vede per la prima volta l'uragano che mi porto dentro da sempre, eppure, rimane ferma, immobile, fredda come un pezzo di ghiaccio, come a sfidarmi. Cerca di mostrarmi che non importa ciò che potrei fare, non riuscirò mai a vincere contro di lei e io lo so, ma sono troppo stanca e stufa per importarmene.

Non è una battaglia a parole, semplici sguardi da una parte infuocati, dall'altra più freddi del ghiaccio. Poi, lei fa un piccolo ghigno, come se sapesse che vincerà a prescindere. È quello che mi fa scattare.

«Io non mi sposo. Non importa cosa tu possa fare o dire, non mi sposerò.»

«Povera bambina, sei solo un'illusa. Tu ti sposerai come tutte le brave fanciulle fanno e starai zitta.»

«Forse non ci siamo ben capite, mamma. Io non mi sposo. È inutile che provi a persuadermi.»

«Tu lo farai. Non si discute.»

«Perché dovrei farlo? Chi sei tu per impormelo?»

«Tua madre.»

A nulla serve il mio autocontrollo già risicato, quando sento queste parole una risata fredda e priva di emozioni esce dalla mia gola.

«Mia madre? Forse non ci siamo ben capite. Tu non sei mia madre. Tu sei una sconosciuta per me, una poveraccia che pensa di essere perfetta ed amata da tutti, ma a me fai solo schifo, mi fai ribrezzo. Tu non sei nessuno, non ti è mai importato di me, non conosci nulla della persona che sono, non mi hai mai cresciuta, l'unica cosa che facevi era portarmi in giro come un trofeo per dimostrare che avevi la vita perfetta. Eri, e sei, talmente concentrata su te stessa che non ti rendi conto che le persone che davvero ti conoscono, ti odiano tutte. Sei vuota, marcia e più fredda di un castello di ghiaccio. A te, delle persone non frega assolutamente nulla e per questo sei più sola di un cane randagio. L' unica persona che ti sopporta è tuo marito, quella sottospecie di padre che ho, ma in fondo si sa, chi si somiglia si piglia.

Quindi, mammina, non provare a dirmi ancora cosa devo fare, perché non ci penso due volte prima farti affondare.»

Non importa quanto possano essere state dure le mie parole, lei non si scompone, anzi, il suo ghigno aumenta sempre di più.

«Tu non sei tanto diversa da me. Che ti piaccia o no, hai sempre fatto schifo a tutti, nessuno ti ha mai voluta, nessuno ti ha mai amata perché tu fai troppo schifo per essere anche solo voluta, sei sola. Ti conviene accettare questo matrimonio, perché tanto nessuno ti amerà mai. Smettila d'illuderti. Sei solo una figlia ingrata, sei sempre stata sbagliata, non ne hai mai fatta una giusta, eppure ho sempre cercato di aiutarti e tu mi ripaghi così?»

Ahia.

Ha fatto estremamente male e anche l'ultima parte di cuore intatto che avevo è andata in frantumi, spezzata e distrutta da quella che dovrebbe essere mia madre.

Ma io non mollo, ricaccio indietro ogni singola lacrima ancor prima che possa formarsi, rinnego ogni singola emozione e divento dura, fredda.

Non importa se il mio cuore stia sanguinando, spezzato in mille parti dalla mia stessa vita.

«Mettiti ben in testa che di quel che dici non mi interessa nulla. Non sei perfetta, non lo sei mai stata. Ho provato ad accontentarti, ma era sempre troppo poco, quindi sai che ti dico?

Tu sei sempre stata la madre che nessuno vorrebbe mai avere, non ti sei mai resa conto di nulla. Diamine, non ti ricordi neanche il mio compleanno, sennò non sarei stata sottoposta ogni anno alla tortura di sentire mia madre chiedere al maggiordomo quand'è il mio compleanno.

Tu mi hai partorito, ma io preferirei che tu non fossi mai esistita, anche a costo di non nascere mai.»

Nei suoi occhi ghiacciati, vedo qualcosa muoversi all'udire l'ultima frase, eppure non si smuove di una virgola.

Perché fa così? Non si rende conto di quanto lei mi distrugga mentalmente? Perché gira il coltello nella piaga? So perfettamente di non essere mai stata abbastanza, so di non meritarmi affetto, infatti non ce l'ho. So che l'unica emozione che mi è concessa è la rabbia, perché la mia anima è stata modellata da essa. A volte la mia testa mi permette di provare anche un po' di tristezza, ma solo perché il senso dell'abbandono non mi lascia respirare.

Ormai, sono talmente abituata a tutto questo che probabilmente, anche se dovessi trovare qualcuno che mi voglia bene davvero, penserei che sia soltanto una bugia.

Perché sono fatta così, perché anche se trovassi qualcuno che riuscisse a volermi bene, lo farei scappare, mi metterei sulla difensiva e lo ferirei volontariamente per paura di essere ferita e abbandonata. In fondo, tutti lo hanno sempre fatto, perché non dovrebbe risuccedere?

Io devo essere capace di cavarmela da sola, perché tanto è quel che sono e che sarò sempre. Devo fare affidamento solo sulle mie forze, perché se c'è qualcosa che tutto questo mi ha insegnato è che affidarsi gli altri, volergli bene e fidarsi è da deboli e io non posso essere debole. Perché, se lo sarò anche solo per una volta, ho paura di non rialzarmi più. Ma io non posso lasciar vincere gli altri, io devo essere invincibile e perfetta. Solo così troverò qualcuno che mi ami.

Perché le persone hanno già troppi problemi per i conti loro, non voglio appesantirli con i miei, non voglio sentirmi un peso, non voglio stufarle e l'unico modo per farlo è questo. Fingere di non avere problemi.

Io tutte queste cose le so già da me, sono anni che mi ronzano in testa e non se ne vanno, non c'è momento della mia vita in cui me le scordi.

Ma lei è mia madre, cazzo. Eppure, non perde occasione per farmi sempre più male, ricordandomelo. Perché non si rende conto di quanto io sia distrutta a causa sua e di quanto, nonostante tutto, vorrei solo un suo abbraccio.

Ma tutti questi pensieri rimangono tali, lei non si rende conto del male che mi fa, o forse sì ma non le importa.

Così, ancora una volta lei mi guarda negli occhi, consapevole di aver vinto l'ennesima battaglia e come se niente fosse, come se non mi avesse distrutto l'ennesimo pezzo di cuore, esce dalla stanza tenendo il suo solito portamento fiero e distaccato.

Ancora una volta mi lascia sola, mi lascia nel silenzio di una stanza vuota. Sento i rumori ovattati, dovrebbe importarmi qualcosa della gente che di sotto sta festeggiando il mio compleanno, senza di me.

Io rimango in questa stanza, da sola, per tutta la sera, mentre loro continuano a festeggiare il mio compleanno, non importa a nessuno che io non ci sia, non se ne sono neanche resi conto.

Per l'ennesima volta nella mia vita, sono solo un fantasma, un personaggio dimenticato da tutti.

Locked DragonflyWhere stories live. Discover now