Capitolo 26

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Mi manca. Mi manca oggi, mi è mancato ieri e continuerà a mancarmi anche domani.

A volte, mi frulla in testa la possibilità di lasciar perdere tutto di sparire e ricominciare, poi mi ricordo che l'ho già fatto prima e che non è cambiato nulla.

Se c'è una costante nella mia vita è sicuramente quel sentimento d'impotenza che ha sempre caratterizzato le mie giornate.

Da qualche tempo a questa parte, però, sono più tranquilla, più felice, come se la reale possibilità di poter esaudire il suo sogno mi abbia reso più in pace. Perché finalmente ogni cosa sta acquistando senso. Finalmente la mia vita sta avendo un senso.

Eppure...non tutto nella vita è così semplice. Anzi, con gli anni ho imparato che, se qualcosa può andare male, allora sarà così.

«Diana.»

Charles entra come una furia nella mia cucina.

«Tu non dovresti essere con Ilary, caro?»

I suoi occhi mi studiano. Dicono che sia attraverso gli occhi che si può leggere il cuore.

Il mio cuore batte solo per il suo sogno. Quindi tramite gli occhi posso vedere i sogni? Sono essi a donare a questi organi quella classica scintilla di cui i poeti parlano da tempi immemori?

Gli occhi di Charles riflettono un sogno che non è ben chiaro. Un giorno sognano di sposarsi, il giorno dopo vogliono dare amore e quello dopo ancora vogliono essere liberi. Sono confusi, attivi, sempre alla ricerca di stimoli.

«Ho paura che Ilary non mi ami.»

Bugia.

«Tu hai paura di non amarla abbastanza.»

Sgrana gli occhi e si ammutolisce. Sembra essere preso contropiede. Oh Charles, pensavi davvero di prendermi in giro? I tuoi occhi riflettono quello che sei: incasinato. Come tutti d'altronde.

«Io ho paura che lei cambi idea.» ribatte sicuro di sé.

«Errato. Non dare le colpa a mia figlia delle tue insicurezze.» non mi lascio intimidire da te, tesoro.

«Tua figlia è problematica. Cambia idea ogni due per tre. Non è in grado di darmi certezze.»

«Oppure sei te che non riesci a recepirle?»

«Lei ha confessato a mio fratello di amarmi in un modo che ritiene malato. Io ho paura di stare male a causa sua, non voglio che l'amore mi distrugga come ha fatto con mio fratello.»

«Che gusto c'è nell'avere una relazione piatta, senza paure, senza un pizzico di dolore.»

«Non voglio soffrire.» mi confida.

«Allora esci dalla vita di mia figlia. Lei è una persona complicata, non te l'ha mai nascosto, non sempre la vostra relazione sarà rosa e fiori. Ha bisogno al suo fianco qualcuno che comprenda le sue paure, che noti i piccoli sforzi che fa per dimostrare il suo amore. Purtroppo, a causa mia, lei si è dovuta inventare da sola come vivere i sentimenti. Ha paura e a volte sbaglia, si crede un mostro, in realtà è una delle migliori persone che tu possa incontrare.

Sono fiera di lei. Lo sarò sempre, anche se non lo dimostrerò mai. Lei è la mia versione migliore. Ha tante ferite, ma è sempre pronta a curare quelle degli altri e non farebbe mai del male a qualcuno, non di proposito perlomeno.

Se tu non hai ancora capito ciò, allora non ti voglio nella vita di mia figlia. Ha già sofferto abbastanza.»

«Ma io la amo.»

«Ah, l'amore. Quel sentimento in cui nome si fanno grandi cose. Chissà quanti amori ci sono stati e non sono sopravvissuti.»

«Pensi che il nostro sopravviverà?» mi chiede intimorito, spaventato dalla possibilità di farsi male.

«Me lo devi dire tu.»

«Io la voglio sposare.» mi confida timoroso.

Oh Charles...sei molto dolce, anche se molto spaventato.

«Lei ti ha dato il suo cuore in mano. Tu l'hai crepato.» gli dico con tono da rimprovero. Non voglio vedere Ilary nelle stesse condizioni in cui sono stata io. Per quanto io possa essere considerata la cattiva della storia, a volte basta semplicemente cambiare punto di vista.

«Io...ho avuto paura.»

«Così, invece che parlarne con lei, hai ben pensato di andartene.»

«Riuscivo soltanto a vedere me stesso in pezzi a causa sua.»

«Così, hai ben pensato di spezzare lei.»

Improvvisamente, si prende i capelli tra le mani e crolla per terra, scoppiando a piangere e iniziando a tremare.

Io non mi muovo. Non provo pena per lui, non provo compassione, sono solo dispiaciuta che il pavimento si stia sporcando delle sue lacrime.

«L'hai voluta tu questa situazione, è inutile che ora piangi.»

Alza lo sguardo. Mi fulmina. Che c'è? Pensavi davvero che ti avrei aiutato? Non ho aiutato mia figlia, devo aiutare te?

«Se mi devi solo giudicare allora vattene.» sibila lui.

«Sei tu in casa mia, semmai dovresti andartene tu, tesoro.» il mio tono derisorio sembra farlo scattare.

Si alza e va verso la porta, poi si sente solo il rumore di questa che sbatte.

Finalmente posso tornare a crogiolarmi nel mio dolore.

*****

Senza rendermi neppure conto mi sono addormentata tra le braccia di Jordan, sfinita dal pianto.

A svegliarmi sono delle deboli e gentili carezze.

Apro gli occhi. I miei si scontrano, si legano, con i suoi. Ci guardiamo in silenzio. Ha smesso di passarmi la mano tra i capelli.

«Continua, mi stava rilassando.» mormoro piano, spaventata dalla possibilità di poter rompere questa pace che regna al di fuori di noi.

Lui ricomincia quel lento e costante movimento che mi stava tanto piacendo, ma non dice nulla. Rimane in silenzio.

«Scusami se mi sono addormentata su di te.» continuo io.

Lui si abbassa, la distanza tra noi si accorcia, la sua mano passa ad accarezzarmi la guancia, sento caldo, la mia pelle reagisce al suo tocco, mi vengono i brividi, ma non sono di freddo.

«Non piangere più. Sei più bella quando ridi.»

Lo osservo. Studio i suoi movimenti.

Lui si avvicina ancora a me. La distanza si accorcia. I cuori si avvicinano. Gli occhi si mescolano, creando una danza eterna di segreti e cose mal celate.

«Cosa stiamo facendo?» mormoro quando ormai le sue labbra sono fin troppo vicine alle mie. Sento il suo respiro infrangersi su di me, caldo e confortevole. Mi sento al sicuro.

«Non lo so-» mormora sempre più vicino. «-ma mi piace.» continua.

Ormai le sue labbra sfiorano le mie, c'è così poca distanza che anche un piccolissimo movimento ci porterebbe all'errore più grande che potremmo mai fare.

«Penso tu mi debba fermare.» mormora, allontanandosi appena in un lampo di lucidità.

Ci sono un paio di secondi di silenzio, in cui si sentono solo i nostri respiri.

Io, però, da qualche parte nella mia anima complicata ho già preso la mia decisione.

Il movimento è fulmineo, poco studiato, impulsivo, ma fin troppo naturale.

La mia mano finisce al centro del suo petto, stringe sicura la sua maglietta, la tira.

L'incontro è inevitabile, le sue labbra finiscono sulle mie e il mio cuore trema

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 01 ⏰

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