Capitolo 24

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Il silenzio è assordante, presagio di qualcosa che non voglio neanche pensare, perché la sola ipotesi mi spezza dentro, mi distrugge. Eppure, eccoci qui.

Ero finalmente felice, Ilary aveva detto di sì alla proposta di matrimonio, sentivo che avrei potuto sconfiggere il mondo, ma ancora una volta la vita mi ha fatto capire che non devo sperare mai troppo, perché tutto deve essere bilanciato. Portando, dunque, a una giostra estenuante, infinita, un continuo di sali e scendi che sfinisce.

Questo luogo mette paura. Ho sempre odiato gli ospedali, mi fanno sentire impotente. Soprattutto quando si tratta di Jordan, colui che vorrei proteggere da ogni male, eppure ogni volta fallisco.

Vorrei tanto riuscire a tenere lontani i suoi demoni, combatterli per lui, ma sappiamo entrambi che non è possibile, perché lui è stato spezzato.

Ilary dice che si può guarire, che lui è ancora in tempo per farcela. In realtà, non capisco in base a cosa lo dica, però mi fido di lei. Anche perché questa è ormai l'unica speranza che mi è permesso avere, che lui prima o poi riesca a stare meglio.

Perché lei è scappata via e questo non glielo perdonerò mai. Sì, mio fratello è una persona complicata e con tanti problemi, ma lei era la sua ancora, il suo mondo, il suo motivo per combattere e lei, cazzo, lei lo sapeva.

Sapeva perfettamente quanto lui fosse imperfetto, eppure l'ha accettato. L'ha fatto sentire amato e lui ne è diventato dipendente.

Non so per quale assurdo meccanismo, ma mio fratello si è convinto fin da piccolo di non meritare amore, dice di non esserne degno. Non mi ha mai voluto dire perché.

L'affetto di Sharon è sempre stato l'unico che per lui poteva avere senso, poteva essere accettabile. Perché lei calmava ogni suo demone, o almeno lui mi ha confessato così.

Non capivo perché per lui fosse così importante. Mi dicevo che non fosse giusto, che lei non aveva nulla di speciale. Ero tormentato dalla preoccupazione che quel rapporto malato potesse distruggere mio fratello, ma vedevo Sharon così presa da lui, così innamorata. Mi ero convito che lei fosse quella giusta per mio fratello.

Poi, quella chiamata in piena notte ha cambiato tutto.

Non mi dimenticherò mai il pianto disperato, assordante, totalizzante che mio fratello fece.

Mi chiamò in piena notte. Io risposi, convinto che non fosse nulla di che, ma solo uno dei suoi scherzi abituali.

Mi preoccupai immediatamente quando dall'altra parte non riuscì a sentire la voce scherzosa di mio fratello, bensì solo qualche piccolo e spezzato singhiozzo.

Poi un urlo. Un urlo agghiacciante, che ancora oggi, a distanza di mesi, perseguita ogni mia notte, spaventandomi all'eventualità di poterlo risentire. L'urlo di un cuore spezzato.

Mio fratello pianse così tanto quella notte che non mi stupirei se mi dicesse che finì le lacrime quella sera.

Io, razionalmente, mi dicevo di rimanere forte, di non piangere, di cercare d'aiutarlo, ma ero bloccato.

Ero totalmente in panico. Non sapevo come gestire un cuore spezzato, non sapevo come aiutare mio fratello.

Mi preoccupai talmente tanto quella sera che lo portai in ospedale, lo stesso di adesso.

Mi sentì così impotente, così preoccupato, nessuno mi diceva nulla. Speravo, sapevo dentro di me che non fosse nulla di grave, ma il mio cervello non processava quello che stava davvero accadendo quella sera. Rimaneva fermo sull'immagine del mio fratellino in lacrime, inconsolabile, ed io lì a non sapere cosa fare, a sentirmi inutile.

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