Capitolo 18

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Sono arrivato al cimitero, ma ora trovare la lapide sarà complicato. Innanzitutto, posso iniziare ad andare verso la tomba di mia nonna, visto che mia madre ha visto quella di Harry mentre stava andando lì, magari sarò fortunato.

Arrivato al punto dove mia nonna è sepolta, mi guardo in giro, cercando Ilary.

Purtroppo, però, non la vedo da nessuna parte, ma non mi perdo d'animo e provo a cercare ancora. Non voglio arrendermi, desidero sapere con tutto il mio cuore.

Dopo interi minuti passati a girare tra le lapidi, non trovo nulla, né Ilary né la tomba di Harry. Sto per perdermi totalmente d'animo, quando vedo una signora venirmi incontro, è anziana e cammina con il bastone, sembra quasi che neppure lei sappia dove sta andando, come se fosse arrivata qui per caso. Quindi, preoccupandomi, mi avvicino a lei e provo a parlarci:

«Buongiorno signora, ha bisogno d'aiuto?»

«Chi è lei?»

«Mi chiamo Charles.»

Lei mi guarda negli occhi e per un secondo, tra le rughe e i segni dell'età, mi sembra di vedere Ilary in questa vecchia signora, ma non è possibile. Sarà l'immaginazione che mi gioca un brutto scherzo.

«Lei crede nel Paradiso?»

Mi guarda in attesa di una risposta.

«Onestamente no signora.»

Lei sembra perdersi nei suoi pensieri, poi si ferma a guardare una lapide in particolare. I suoi occhi rimangono fissi su di essa, poi quando torna a guardare me, posso vedere un velo di lacrime nelle sue pozze azzurre.

Così, curioso, sposto lo sguardo sulla lapide che la signora stava guardando e, quando leggo il nome, mi viene quasi un mancamento.

Harry William Montgomery e William Montgomery.

Ho trovato la lapide. Qui sono astrattamente sepolti l'ex ragazzo di Diana e il suo bambino mai nato. Questa storia è vera.

Il respiro mi manca. La testa gira. La realtà è dura da accettare per chi ha sempre vissuto in contesti positivi. Perché il mondo è crudo e cattivo.

Il mio sguardo torna alla vecchietta che mi guarda e mi sorride.

«Che tu creda al Paradiso o meno è in realtà poco importante. Perché io andrò indubbiamente all'Inferno.

Ho sbagliato e questo ha portato alla morte di questo povero innocente ragazzo. Non volevo che finisse così, non credevo che la situazione fosse così tragica.»

«Mi scusi signora, ma non sto capendo.»

«Conosci la storia della morte di questo povero ragazzo?»

«A tratti, ero molto piccolo quando avvenne.»

«Io ero lì.»

Sono confuso.

«Lì dove signora? Mi scusi, ma mi è sempre meno chiaro quello che mi sta dicendo.»

«Io abitavo lì. Vivevo nel paese dove accadde. Me lo ricordo come se fosse ieri quel giorno. Era sera, tutto sembrava tranquillo, o almeno nella norma. Tutti i cittadini sapevano, ma nessuno parlava, avevamo paura di quello che ci poteva accadere se avessimo detto qualcosa. Non credevamo che il nostro silenzio avrebbe avuto un peso così grande. Volevamo solo vivere in pace.

Perché l'essere umano ha sempre peccato di egoismo, quindi tutti pensavamo alla propria famiglia, giustificandoci.

In fondo, tutti sapevano, perché dovevo essere proprio io a parlare? Poteva farlo chiunque altro.

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