Capitolo 25

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«Tu mi ami?» Charles mi guarda. Sa di avermi messa in difficoltà con questa domanda, non me l'aspettavo e lo sa.

Insomma, ho accettato la tua proposta non ti basta?

«Che domanda stupida...ovvio che sì, pensavo che le mie parole fossero già abbastanza chiare. Perché questa domanda?»

Lui mi guarda sospettoso: «Quando mio fratello te l'ha chiesto, tu hai sviato il discorso.»

«Dopo, però, ho risposto.»

«Quindi, mi spezzerai?» mi fermo di colpo.

«Cosa vuoi da me, Charles? Cosa pretendi che io ti dica? Sembra che tutto ciò che faccio o dico non sia mai abbastanza.»

Mi fulmina con lo sguardo.

«Non fare scenate in mezzo al parcheggio.» sibila, guardandomi.

«Non mi fare domande assurde, allora.» mi interrompo, poi proseguo, perché improvvisamente ho un'illuminazione: «Tu non ti fidi di me.»

Un'ipotesi troppo reale per rimanere tale, oltre che troppo dolorosa. Qualcosa dentro mi sussurra di fidarmi, che non è vero, che mi ama, ma quante persone fanno cose atroci nel nome dell'amore?

A darmi una risposta, prima delle parole, è il suo atteggiamento e il suo sguardo. Quegli occhi marroni che tanto vorrei non mi stessero guardando, vorrei leggerci amore nel suo sguardo.

Poi, però, le parole arrivano a conferma della mia ipotesi. Rendono vera ogni mia più recondita paura.

«Sarebbe colpa mia?»

Il cuore crolla, si lancia in un volo senza speranza, consapevole che si schianterà.

Quando succede, quando ogni parte del mio cuore arriva alla fine del viaggio, ecco che si rompe. Ogni parte che avevo con fatica rimesso insieme va in pezzi, ma anche quelle povere e speranzose porzioni che ero riuscita a tenere lontano da mia madre.

Quindi, è questo l'amore?

È questo di cui parlano tutte le favole? Quel sentimento in cui nome si compiono pazzie?

Eppure, ormai sono fregata.

Perché lo amo, ma come ho detto a suo fratello, ciò ci spezzerà.

«Sarà anche colpa mia, ma nessuno ti ha mai detto che sarebbe stato semplice.»

Ha fatto male? Sì, diamine, ma dimostrarmi ferita? No.

«Non so se ne vale la pena.» il suo sguardo è gelido. Dov'è finito l'uomo che ho conosciuto?

Non sa se ne vale la pena.

«Allora vattene.»

Lo vedo guardarmi stranito.

«Cosa stai aspettando?»

È colpa mia? È sempre colpa mia.

Lo vedo scuotere la testa e salire in macchina sconsolato, ma è come se fosse solo una realtà lontana.

Il mio cervello è in grado soltanto di pensare a quella frase.

Sento il rombo dell'auto.

Poi, torno improvvisamente alla realtà.

Non c'è nessuno.

Mi ha lasciato sola.

Se n'è andato davvero.

Crollo su me stessa e scoppio inevitabilmente a piangere.

Tremo, piango, inizia a venirmi mal di testa, mi fanno male gli occhi.

Io non valgo mai la pena.

Alzandomi, noto che l'anello è ancora al suo posto. Lo stesso in cui lui l'ha messo.

Il cuore palpita agitato.

Non voglio stare sola. Un nome mi si presenta inevitabilmente agli occhi.

Così, torno dentro, alla ricerca di qualcuno con cui condividere il dolore del mio cuore spezzato, qualcuno che mi può capire.

«Cosa ci fai di nuovo qui? Perché hai gli occhi rossi? Ilary tremi.»

Lo vedo guardarmi preoccupato, comprensivo.

Non mi giudica, quando, dopo avermi accompagnato sul suo letto, scoppio a piangere sulla sua spalla. Mi culla tra le sue braccia e io tra le lacrime e i singhiozzi mormoro: «Non mi piace l'amore.» capisce subito a chi mi riferisco.

«Stronzo.» si interrompe, come se stesse riflettendo se dire qualcosa o meno, poi scuote la testa e sta zitto.

«Non ho capito cos'ho sbagliato.»

«Ilary...»

«Non ho fatto nulla. Penso sia convinto che io non lo ami.»

«Lo fai?» mi chiede fintamente scettico.

«Non mi raccontare la storiella dell'amore malato Ilary, perché guardami. Un amore malato porta a ciò. Porta a un cuore spezzato irreparabilmente e tanto dolore.» continua lui.

«Il tuo cuore non è irreparabile.» addolcisco lo sguardo quando incontro il suo in cui leggo incertezza.

«Dillo ai milioni di psicologi che mi hanno visitato.»

«Sei una persona speciale che è stata trattata in modo malvagio, hai bisogno di tempo.»

«Durante la nostra prima discussione mi hai lasciato capire che non pensi sia possibile che tu possa stare meglio. Perché? Perché io sì?»

«Perché tu non sei nato nella malattia. Tu sai com'era la vita prima. Io non mi posso reinventare. Magari un giorno ne parleremo meglio.»

Non sembra convinto della mia argomentazione, ma si deve accontentare.

«Mio fratello ti ama.» mi confessa lui.

«Mi ha guardato con il gelo negli occhi.»

«Si è spaventato. Ti ha sentito dire che non sei certa che il tuo amore per lui sia sano. Lui vede me, sa quanto ho sofferto. Ha paura di diventare anche lui così. Non lo sto giustificando, ma a ruoli invertiti ammetto che mi sarei comportato ugualmente. Vedo dai suoi occhi che ti ama.»

Peccato che, in questo momento, il mio di cuore stia battendo per i tuoi occhi, e ciò mi spaventa terribilmente, Jordan.

Azzurri come il mare.

Locked DragonflyNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ