L'attacco

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LYS
La chiacchierata con Ade non me la sarei aspettata nemmeno fra cento anni. Ma avevo apprezzato il fatto che stesse al suo posto e avesse smesso di essere arrogante. Sembrava aver fatto pace con quello che sentiva, e questo aveva permesso anche a me di essere più tranquilla in sua presenza. Magari in un futuro, avremmo riso di quello che ci era capitato.
Con Ares le cose andavano bene, non ci eravamo spinti oltre anche perché era solo qualche mese che ci frequentavamo ed io non ero decisamente pronta a farmi avanti. Il dio della guerra stava lentamente curando quella parte di me che era uscita distrutta dalle mani di Ade, e nemmeno se ne rendeva conto. Ogni volta che mi faceva ridere, che si preoccupava per come stavo dopo gli allenamenti, ogni piccolo gesto rimetteva in sesto qualcosa dentro di me che si era rotto.
Con il tempo che avanzava e il rito dei miei genitori sempre più vicino, Ares era leggermente teso. Avevamo aumentato gli allenamenti, per permettermi di difendermi meglio e la cosa mi sfiancava abbastanza, in più le preghiere con gli Antenati che mi avevano preparato per il trapasso di potere mi rendevano più stanca di quello che credessi.
Quella mattina quando mi svegliai la prima cosa che sentii era il rumore di qualcuno in cucina.
Sorrisi alzandomi e infilandomi nella mia ormai tenuta da allenamento. Stavo decisamente più comoda delle tuniche e in più, in caso di problemi durante il rito potevo contare su Caos e i gemelli.
Arrivai in cucina giusto in tempo per vedere Ares che si voltava con una tazza di caffè in mano.
<<Possibile che non riesco mai a svegliarti come dico io?>> Sbuffa.
Rido posando Caos sul tavolo e avvicinandomi a lui. <<Fai troppo rumore. E poi sei stato tu a svegliarmi in modi decisamente poco convenzionali all'inizio dei nostri allenamenti.>>
Ares mi passa la tazza di caffè e mi lascia un bacio sulla fronte. <<Volevo che fossi pronta nel caso qualcuno entrasse in casa mentre dormi.>> Alza gli occhi al cielo appoggiandosi al piano della cucina. <<Questa cosa mi si è ritorta contro.>> Borbotta incrociando le braccia. I muscoli si tendono sotto la maglia bianca che indossa.
Lascio la tazza sul tavolo e mi avvicino a lui, che senza esitare allarga le braccia per accogliermi. Poso la testa sul suo petto mentre mi godo quella tranquillità che avevo da quando stavo con lui, e che mai avrei pensato di sperimentare.
Le braccia di Ares si stringono attorno a me e lo sento prendere un enorme respiro. <<Ti prego stai attenta.>>
<<Andrà tutto bene Ares.>> Sussurro, anche se non ne sono pienamente convinta. Fare il rito equivale ad accendere un faro sulla mia posizione e attirare tutti i Rinnegati che sono nelle vicinanze.
Il dio mi posa le mani sul viso, intento a scrutarmi attentamente. <<Sai cosa intendo. Non sarà una cosa tranquilla, e so che sei allenata e che non vuoi più sentirti impotente come prima ma..>> Posa la fronte contro la mia e il suo respiro mi danza sulle labbra. <<Ho bisogno che mi permetti di proteggerti, se ti dico di entrare in casa lo fai, senza discutere, senza..>>
<<Non posso.>> Sussurro interrompendolo. <<Se inizio il rito non posso lasciare le cose a metà.>>
Il sospiro che scuote Ares sa di rassegnazione. <<Hai ragione, perdonami, non ci avevo pensato.>>
Senza darmi il tempo di dire qualcosa le sue mani si posano attorno alla mia vita e le sue labbra si schiantano sulle mie.
Sono morbide e lui è delicato, sospiro sciogliendo la tensione che mi aveva irrigidito la schiena mentre gli avvolgo le braccia attorno al collo. Sento appena la stretta farsi più forte e mi ritrovo seduta sul tavolo della cucina. Allargo le gambe per permettergli di avvicinarsi e i nostri corpi si sfiorano. Il bacio diventa più esigente, tanto da togliermi il fiato. Il suo respiro mi danza sulle labbra quando lui si scosta giusto il tempo che gli serve per dedicarsi al mio collo. Le sue labbra mi sfiorano facendomi ansimare piano mentre quando alza lo sguardo nei suoi occhi vedo qualcosa che non avevo visto fino a qualche giorno fa. Aveva paura di quello che poteva succedere.
Gli poso una mano sul viso. <<Ares, starò bene. Tu sarai lì con me, sta arrivando anche Ade.>>
Lui alza gli occhi al cielo.
Ridacchio un pò. <<Lo so che non lo sopporti, ma se succede qualcosa sarà qui anche lui e sarete in due.>>
Ares posa la fronte sulla mia. <<Maledizione principessa. Questa non è certo una cosa da me, ma voglio che se qualcosa va storto ti giri verso il bosco e inizi a correre, non ti fermi, non ti volti a vedere se sono vivo e..>>
Sgrano gli occhi e mi scosto appena, per riuscire a guardarlo meglio. <<Ares per gli dei non puoi chiedermi..>> Il cuore mi batte in modo strano e le parole che mi ha detto mi spaventano più di quanto sia disposta ad ammettere a me stessa.
Lui mi posa un dito sulle labbra per farmi stare zitta. <<Ssh principessa, starò bene.>>
Nei suoi occhi c'è qualcosa che non capisco, ha paura per me? Per quello che può succedere?
<<Promesso?>> Sussurro.
Mi sento una stupida a chiedere una promessa del genere, in fondo lui è un dio, nessuno dovrebbe essere in grado di ucciderlo, ma da quando lo avevano ferito l'ultima volta, sembrava sempre preoccupato.
Ares mi regala uno dei suoi sorrisi capaci di farmi tremare le gambe. <<Promesso principessa.>>
Prendo un respiro rincuorata e in quell'istante qualcuno bussa.
<<Avanti!>> Tuona Ares.
Il viso di Ade si affaccia in cucina proprio quando Ares mi afferra per i fianchi e mi rimette con i piedi per terra.
<<Non volevo interrompere. Aspetto fuori.>> Si volta pronto ad andare via.
<<Aspetta, non hai interrotto nulla. Hai portato..>>
Gli occhi di Ade si soffermano un secondo di troppo sul mio viso e Ares non perde tempo a rimarcare ciò che ritiene suo. Mi afferra per i fianchi attirandomi contro di lui. La mia schiena sbatte contro il suo petto mentre le sue braccia si avvolgono attorno a me.
Ade lo guarda per un secondo, poi torna a rivolgersi a me. <<Si. I tuo genitori sono qui dietro.>>
Il dio della guerra mi lascia un bacio sul collo. Chiudo un attimo gli occhi mentre quella sensazione di pace mi avvolge. <<Prendi il caffè principessa. Ti aspettiamo fuori.>>
Lo osservo avvicinarsi ad Ade. <<Vieni, devo chiederti alcune cose prima che iniziamo.>>
La porta di casa si chiude ed io mi siedo cercando di non agitarmi nel pensare quei due fuori da soli.
Avevo raccontato ad Ares dell'incontro con Ade, qualche mese prima, e dopo una sequela di imprecazioni che mi avevano fatto aggrottare le sopracciglia e dopo avergli assicurato che non c'era nulla di cui preoccuparsi aveva concordato con me che alla fine aveva ceduto al buon senso.
Ad elogio di Ade va detto che in quei mesi non si era mai presentato piombando in casa all'improvviso. Quelle poche volte che era venuto era stato accompagnato ora da Apollo ora da Ecate, che ero sempre ben felice di vedere, e lui si era comportato in modo esemplare.
Anche se potevo vedere dal suo sguardo su di me che ancora pensava a quello che poteva esserci tra noi. Ma io con Ares avevo guadagnato quella pace che non credevo di meritare, e nonostante quel sentimento stesse crescendo pian piano, rispetto alla valanga di emozioni che avevo provato con Ade, con Ares stavo bene.
Finii il caffè e afferrai Caos, una volta legata alla vita presi un respiro e uscii.
Ares e Ade stavano chiacchierando a bassa voce, forse per non farsi sentire.
Afferro una pala dal portico dirigendomi sul retro e li sorpasso.
Ares mi si avvicina. <<Lascia principessa. Faccio io.>>
Scuoto la testa lanciando un'occhiata ai corpi avvolti dai lenzuoli bianchi ai piedi di Ade. <<Devo farlo io. >> Sussurro.
Mentre il groppo in gola rischia di soffocarmi, Ares sposta lo sguardo seguendo il mio.
Mi accarezza il viso. <<Se non sei pronta possiamo farlo un'altra volta. Non abbiamo fretta.>>
<<No.>> Mormoro posando la fronte contro il suo petto.
Ares non aspetta un secondo di più, mi cinge e mi stringe a lui.
<<Hanno il diritto di trapassare.>>
Il dio mi regala un piccolo sorriso e mi lascia un leggero bacio sulle labbra, prima di allontanarsi e mettersi accanto ad Ade.
Cercando di non farmi sopraffare dalle emozioni intonai la cantilena che mi avrebbe aiutata a prepararmi per il trapasso dei miei e iniziai a scavare.
<<Apollo e Artemide arriveranno a breve.>> Mormora Ade guardando Ares.
Il dio della guerra prende un enorme respiro. <<Ok sì, va bene. Più siamo meglio è.>>
Quando ebbi finito mi passai il dorso della mano sulla fronte, ero stanca ma ancora non avevo finito.
Ade fece un passo avanti guardando le buche. <<Posso?>>
Annuii e aspettai che lui e Ares posassero i corpi a terra.
L'odore di terreno bagnato mi arrivò alle narici ma io cercai di non pensare a quello che stavo per fare. Afferrai la ciotola che avevo preparato e lasciato lì con le erbe ieri sera e mi misi dietro le loro teste.
Cosparsi i corpi con le erbe, poi con la mano che mi tremava la avvicinai al lenzuolo. Volevo solo dirgli addio e vederli un'ultima volta.
La mano di Ares spunta dal nulla, afferra la mia con delicatezza e quando lo guardo lui scuote piano la testa. <<No principessa. Sono morti da troppo tempo. Non rovinare i bellissimi ricordi che hai con loro.>>
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e non mi rendo conto di versarle finché Ares non mi asciuga il viso. <<E' tutto apposto piccola.>> Mi attira contro il suo petto e aspetta pazientemente che io smetta di sentirmi in quel modo. Sbagliata, ero stata una pessima figlia e quello che ero li aveva portati alla morte.
<<Tutto quello che la tua mente ti sta dicendo in questo momento non è vero, e lo sai. Ne abbiamo parlato fino allo sfinimento.>> Ares mi fa alzare il viso, e quando incontro i suoi occhi scuri lui mi sorride appena. <<Cosa ti ho detto a riguardo.>>
<<Non sono morti per colpa mia.>> Sussurro.
Lui annuisce e mi asciuga l'ultima lacrima che mi corre sul viso. <<Riprendi adesso. Prima finiamo, prima sarò più tranquillo.>>
Ares torna accanto al dio dell'Oltretomba, che sembra essere diventato di cemento.
Ricoprii i corpi e lasciai cadere la pala. Mi inginocchiai e infilai le mani nella terra smossa. Mi concentrai ed evocai gli anziani.
<<Sono Lys, figlia di Evelin, della stirpe della luna calante. Permettete ai miei genitori di riunirsi con voi e passare altrove. Permettetegli di stare insieme, e che nulla turbi il loro riposo. Lasciate che il potere accumulato da mia madre passi nelle mie mani..>>
Ansimai quando lo sentii formicolare sulle dita.
<<Che succede Lys.>> La voce di Ares era preoccupata.
<<Non toccarmi. Interrompi il trasferimento.>> Dissi cercando di restare concentrata. Sentivo il potere scorrere attraverso la terra, si modellò tra le mie mani accumulandosi. Strinsi le labbra cercando di tenerlo, ma era troppo forte e mi implose letteralmente tra le mani. Sentii il mio corpo alzarsi da terra e un istante dopo mi scaraventò lontano. Finii nel bosco, sbattendo contro un albero.
Sbattei le palpebre ritrovandomi le chiome degli alberi che ondeggiavano sopra la mia testa. Mi aggrappai a un tronco e mi rimisi in piedi. Per gli dei che botta.
<<Lys!>> La voce di Ade risuonò nel bosco.
<<Per tutti gli dei dove sei!>> La voce di Ares si aggiunse a quella del dio dei Morti.
<<Sono qui!>> Urlai spazzolando via la terra dai pantaloni.
<<Qui dove maledizione!>>
Mi avviai verso la voce e lo vidi. Si guardava intorno preoccupato.
<<Sono qui Ares>> Mormorai avvicinandomi.
Lui si bloccò un momento, poi si avvicinò quasi di corsa e mi squadrò. <<Stai bene?>> Mi afferra per le spalle e il suo sguardo vaga sul mio corpo in cerca di ferite.
Annuii. <<si niente di rotto ma..>>
Non faccio in tempo a finire la frase che mi attira contro di sé talmente forte che mi fa arricciare il naso per la botta. <<Cazzo, mi hai quasi fatto venire un colpo principessa.>> Sento il suo viso nascondersi sul mio collo mentre la sua mano si infila fra i miei capelli.
Quando dopo qualche momento mi lascia andare, guardo i due dei. <<Devo tornare lì, il trasferimento si è interrotto e devo completarlo.>>
Ade sembrava pensieroso. <<Non possiamo rimandare? Avrai già attirato abbastanza l'attenzione così, non possiamo rischiare..>>
<<Ade devo completare il rito o sarà tutto nullo.>>
Il trasferimento di potere non solo doveva essere completo, ma per mettere la ciliegina sulla torta, dovevo fare una serie di riti che mi avrebbero permesso di gestire il potere di mia madre, altrimenti le conseguenze sarebbero state catastrofiche.
Il dio sbuffò. <<E va bene, forza.>>
Mentre tornavamo indietro Ares mi posò una mano sulla base della schiena, continuava a lanciarmi occhiate preoccupate e non potevo di certo biasimarlo.
Arrivammo e notai Apollo che si guardava intorno. <<Ah ecco dove diavolo eravate finiti!>> Esclamò stirandosi come un gatto. <<Lys, Artemide arriverà a breve. Sta litigando con nostro padre.>>
La risata di Ares rimbomba intorno a noi. <<E quando mai!>>
Scuoto la testa e torno al mio posto, mentre i tre dei mi guardano tutto a un tratto silenziosi. Prendo un respiro e cerco di calmare i battiti del mio cuore, mentre il potere di mia madre si condensa tra le mie mani.
<<Cazzo!>> Sbotta Ade.
Sposto appena gli occhi per notare i Rinnegati irrompere nella radura.
Lo sguardo di Ares mi osserva un secondo. <<Resta lì principessa, ci pensiamo noi.>>
Il viso di Apollo si indurì e i suoi occhi virarono dal blu al bianco.
<<Evocatrice! Vieni con noi e li lasceremo vivere!>> Esclamò uno dei Rinnegati.
Ares scosse la testa, mentre la spada apparve nelle sue mani. <<Non prendermi in giro. Non potete fare nulla contro di noi.>>
Apollo spostò il peso sull'altro piede mentre una luce bianca gli illuminava la mano.
Ade si voltò. <<Vuoi usare sul serio un fulmine divino?>>
Ares scuote la testa. <<Farai un macello Apollo, mettilo via!>>
<<Se non mi lasciano altra scelta. Oppure vuoi far uscire a giocare il cane Ade?>> La voce del dio del sole è calma, nonostante le cose non vadano benissimo.
Il dio dei Morti ridacchiò. <<Potrei, in fondo è un pò che non lascio Tifone e gli altri liberi di divertirsi.>>
Ares sospira. <<Per gli dei! Quella specie di cane ci ammazzerà tutti.>>
<<Evocatrice non costringermi a usare i nostri nuovi giocattoli.>> Lo sguardo del Rinnegato si spostò su Ares <<Hai già assaggiato le nostre lame, o per lo meno un prototipo di esse.>> Disse il ragazzo. Si tolse il cappuccio e vidi che era un ragazzo biondo, i lineamenti duri non esprimevano nulla. <<Sono state migliorate.>>
Ade si voltò verso Ares. <<E' quello che mi stavi dicendo prima?>>
Il dio della guerra fece un piccolo cenno di assenso mentre si metteva in posizione di attacco.
<<C'è qualcosa di cui devo essere messo al corrente?>> La voce di Apollo è calma ma so che, in fondo, è preoccupato.
Il cuore mi batte veloce, mentre il potere di mia madre si trasferisce a me in modo lento, non posso accelerare il processo o non riuscirei a trattenerlo.
Ares si volta verso di me. I suoi occhi indugiano un po' sul mio viso preoccupato a morte per lui, ma mi sorride, forse cercando di calmarmi. <<Non muoverti da lì.>> Tuona mentre si diffonde nella radura un ringhio e un istante dopo cerbero appare al fianco di Ade.
<<Non preoccuparti per noi, continua il tuo lavoro.>> La voce di Apollo era calma, mi fa un piccolo sorriso e torna a guardare i Rinnegati che sembrano aver invaso la radura dietro casa per quanti sono.
Cerco di muovermi, perché so che posso dare una mano. Ma non posso nemmeno sperare di trasferirlo tutto insieme.
I suoni delle lame che si scontrano mi fanno spalancare gli occhi. E quello che vedo mi spaventa a morte.
Ares combatte con una ferocia che non gli ho mai visto. Li vedo coprirsi le spalle a vicenda, nonostante non vadano d'accordo.
Ade cerca di avvisare Ares dei Rinnegati dietro di lui. Apollo lancia un fulmine divino che esplode accecandomi per qualche istante.
Quando torno a vedere Cerbero è sporco di sangue e sta scuotendo un Rinnegato con talmente tanta forza che il corpo si dilania sotto la sua morsa.
Andiamo..Devo darmi una mossa, non posso lasciarli combattere da soli.
Con il cuore in gola seguo quello che succede nella radura, sperando che nessuno di loro si faccia ammazzare. Non posso perderli.
Chi voglio prendere in giro. Non posso perdere Ares, non dopo tutto quello che c'è stato fra noi. Lo osservo, si muove in fretta anche se lo vedo che è stanco, ha qualche taglio sulle braccia che sanguina. Sposto lo sguardo sugli altri dei e sono più o meno nelle stesse condizioni. Apollo è alle prese con due di loro, ma sembrano non finire mai. Ma quanti sono?!
Sono bloccata senza la possibilità di dare una mano.
Ade sembra cavarsela, con Cerbero che gli copre le spalle di tanto in tanto. Vedo che comunque ha la camicia macchiata di sangue, e so che hanno ferito anche lui. Maledizione.
Sono quasi finiti, non ne sono rimasti molti. Quando anche l'ultimo Rinnegato cade a terra, Cerbero si siede a qualche passo di distanza dagli dei, osservando il suo padrone con le lingue di fuori, come se si fosse divertito.
Ade va verso il cane e gli accarezza il muso. <<Sei stato bravo.>> Mormora.
Apollo si lascia andare ad un sospiro e si passa le mani fra i capelli facendo qualche passo, forse per stemperare la tensione.
Sposto lo sguardo su Ares che mi regala un sorriso capace di farmi battere di nuovo il cuore.
Il trasferimento finisce e io sospirai alzandomi.
Faccio un passo verso di Ares e quando vedo il Rinnegato spuntare da dietro la casa, non posso fare a meno di pensare che qualcosa andrà storto.
Sgrano gli occhi chiamandolo e facendo sprofondare i piedi nel terreno nel disperato tentativo di avvicinarmi il più possibile. Tutto sembra muoversi a rallentatore. Cerco di chiamare a raccolta il mio potere, qualunque cosa pur di fermare quello che sta per succedere. Ares mi lancia uno sguardo e si volta con la spada in mano.
Con la coda dell'occhio vedo Cerbero scattare in avanti. Ma qualcosa dentro di me in quell'istante resta pietrificata e scatta una fotografia dell'esatto momento in cui mi rendo conto che tutto questo finirà in una tragedia.
Quando Ares si volta il Rinnegato è vicino. Troppo. La spada si conficca nel petto di Ares e il mio urlo risuona nella radura spaventando gli uccelli sugli alberi che volano via in fretta.
Ares cade a terra mentre io arrivo al suo fianco accasciandomi sul terreno.
<<No no no.>> Gli poso le mani sul petto che in un attimo gronda sangue.
<<Porta qui Ascelpio!>> Urlo senza staccare gli occhi dai suoi.
Sento Cerbero ringhiare e mi accorgo a malapena che anche quello di Rinnegato, è finalmente morto.
Ares fa dei respiri brevi, alza la mano e la posa sul mio viso. <<Shh, non piangere..principessa. Starò..bene.>>
Ma io so che, con qualsiasi cosa lo abbia ferito, le cose non andranno come spero.
Ascelpio si precipita al nostro fianco. <<Devo togliere la spada per lavorare.>>
In un lampo la sfila e Ares geme dal dolore. Gli afferro la mano stringendola come se fosse la mia ancora di salvezza. <<Resisti per me ok?>>
Le lacrime mi inondano il viso e so, che qualunque cosa succeda, io non posso fare nulla per cambiare quello che il destino ha in serbo per me.
Ascelpio mugugna qualcosa, vedo bende che cadono a terra sporche di sangue ad una velocità sempre maggiore. Ad un tratto alza lo sguardo su di me. <<Non posso fare nulla Lys, mi dispiace io..>>
Scuoto la testa mentre i singhiozzi mi tolgono il respiro. <<No non è possibile..tu..>>
Ares lancia uno sguardo ad Ade che si avvicina a noi, mentre Ascelpio si alza.
<<Prenditi cura..di lei..>>
Ade annuisce in silenzio. <<La terrò al sicuro Ares.>>
Il dio rantola e mi stringe la mano. Dopo avermi lanciato un'occhiata, guarda di nuovo il dio dei morti. <<Anche da se stessa.>> Sussurra.
Ade prende un respiro e annuisce. <<Te lo prometto.>>
Con un piccolo cenno di assenso Ares torna a guardarmi.
<<Non puoi lasciarmi.>> Singhiozzo. <<Me lo hai promesso.>>
La sua mano si sposta sul mio viso. <<Starai di nuovo..bene...principessa.>> Rantola.
Scuoto la testa. <<Non farlo Ares ti prego. Non posso..non posso farcela..>> I singhiozzi mi scuotono mentre il mio mondo sembra incrinarsi pericolosamente.
Il dio della guerra mi sorride per qualche istante. <<Tu..sei stata..la cosa migliore..che mi sia capitata principessa.>>
Poi chiude gli occhi e io la sento..sento la vita che scivola via da quel dio, sento il mio mondo che si incrina e si sgretola.
<<No no no no no no. Non è possibile, non è possibile.>> Poso la testa sul suo petto mentre le lacrime mi bagnano il viso e il dolore mi toglie il fiato. Urlo, l'unica cosa che riesco a fare è urlare.
Sento il mio potere scivolare via dallo stretto controllo a cui lo tengo imbrigliato, senza preoccuparmi dei danni.
C'è silenzio intorno a noi. Come se l'intero bosco avesse smesso di respirare.
Tutto questo non aveva senso, non doveva poter morire così. Gli unici rumori che sento sono gli scricchiolii delle piante, che so stare avvizzendo intorno a noi.
<<Che cavolo sta succedendo?!>> La voce di Ascelpio sembra agitata.
Ade sospira avvicinandosi un pò a me, che ho ancora il corpo di Ares stretto tra le braccia, non riesco a lasciarlo andare. <<E' Lys. Ma non è questo il momento di parlarne.>>
<<Lys devi lasciarlo andare..>> Sussurra lui inginocchiandosi accanto a me.
Scuoto la testa, mentre le lacrime mi tolgono la facoltà di parlare. <<Non posso..me lo aveva promesso..doveva stare bene..>>
Apollo si passa la mano sul viso, nascondendo il dolore. <<Sono sicuro che lui adesso sta bene Lys.>>
Alzo lo sguardo su Apollo. <<Come fai a saperlo!>> Urlo. La mia voce è stridula per via del dolore.
Riporto lo sguardo su Ares e il mio cuore sembra sanguinare a quella vista. I tagli sulle braccia mi hanno sporcato la camicia bianca, mentre il suo viso sembra rilassato. Non riesco quasi a respirare per via del dolore.
Ade posa la sua mano sulla mia, che è sul petto del dio. <<Appoggiati a me Lys, puoi farlo, ma devi lasciare che vada via.>>
Lo sento dalla sua voce che anche se non si piacevano, anche lui sta soffrendo per quello che è successo.
Con le lacrime che mi rigano le guance mi scosto appoggiandomi ad Ade. Lui mi cinge le spalle mentre guardo il corpo di Ares che si trasforma in pietra.
La morte di un dio.
Qualcosa al quale non avrei mai pensato di assistere.
Qualcosa che non dovrebbe nemmeno essere possibile.
Mentre i singhiozzi cercano di togliermi il fiato, si trasforma in polvere e un leggero venticello porta via quello che resta. Lasciandomi lì, a terra con il cuore a pezzi.
Un tuono risuonò sopra le nostre teste. Segno che Zeus aveva scoperto che suo figlio era morto. Il cielo faceva presagire una tempesta con i fiocchi mentre i lampi rischiaravano la radura.
Mi accorgo che Apollo si avvicina piano e lancia uno sguardo al cielo. <<Devo andare..Ade tu..>>
<<Resto io con lei.>> Mormora il dio.
Qualche istante dopo vanno via. Ma io resto lì, incapace di muovermi e quasi di respirare per il dolore che mi attanaglia.
Avevo promesso a me stessa di non cascarci di nuovo. E poi era arrivato lui, con l'aria di sapeva che poteva fare quello che voleva, quel suo modo non tanto discreto di prendermi in giro e io..e io ci ero cascata con tutte le scarpe.
Sposto lo sguardo a terra, ormai resa arida dal mio potere.
<<Mi dispiace Lys.>> Sussurra mentre io mi accascio contro di lui singhiozzando.
Sento Cerbero muoversi intorno a noi e Ade passarmi le mani sulla schiena per cercare di tranquillizzarmi.
<<Dobbiamo andare via, non posso lasciarti qui in queste condizioni.>> Mormora.
Ma io sono tutt'altro che loquace, cercare di gestire il dolore che sento è troppo.
Annuisco e basta, rinchiudendomi in un silenzio fatto di singhiozzi.
<<Tifone va da Ecate, la aspettiamo nella stanza dell'evocatrice.>> Il dio mi prende in braccio, nonostante la spada penzoli ancora dalla mia cintura, non faccio resistenza. Perché non ne ho le forze. Non posso.
La luce attorno a noi si smorza, segno che siamo arrivati al castello.
Sento una porta aprirsi e chiudersi dietro di noi, Ade mi fa sedere sul letto e io mi sgancio la spada dalla cintura lasciandola sul letto, in silenzio.
Mentre le lacrime mi scorrono sul viso sfodero i pugnali e li poso sul comodino.
Quando mi volto verso Ade l'espressione del dio è preoccupata.
<<Qui sei al sicuro. Prenditi del tempo..>> Si infila le mani in tasca e sospira. <<So che adesso fa male, ma..>>
Scuoto la testa lasciandomi cadere a terra e appoggiando la schiena contro il letto. <<Non voglio sentirlo adesso. Va via..>> Singhiozzo.
La porta si spalanca e dei passi risuonano nella stanza. <<Che diavolo è successo?!>> La voce di Ecate è bassa anche se la sento preoccupata.
Il dio sospira. <<Ares..lui..>>
Dopo qualche istante di silenzio Ecate impreca, la sento avvicinarsi e posarmi una mano sulla spalla. <<Mi dispiace Lys..per gli dei mi..>>
<<Andate via.>> Singhiozzo nascondendo il viso tra le mani, mentre i mobili scricchiolano intorno a noi.
Ade fa un passo avanti. <<Lasciamola sola qualche istante, vieni Ecate.>>
Li sento uscire dalla stanza e io resto sola con il mio dolore, e in qualche modo so che mi accompagnerà per il resto della mia vita.

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