Le torture

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 LYS

Ero stata spostata da un luogo all'altro, non ricordavo granché, avevo visto solo il fermento degli uomini ed una alla volta ci avevano sedate tutte. Quando avevo ripreso conoscenza ero in una stanza diversa, le pareti e i lunghi corridoi che mi facevano percorrere per arrivare ai laboratori mi sembravano quelli di un centro di ricerca. I primi giorni mi prelevarono solo il sangue, poi iniziarono a somministrarmi dei veleni, per vedere come reagiva il mio corpo. Stordimento, vomito, febbre, allucinazioni. Potevo resistere, non potevo fare altro nella speranza che qualcuno mi trovasse. Speravo che Ade ed Ecate si fossero messi sulle mie tracce. Non avevo tanto tempo a disposizione, non essendo riuscita a terminare i riti per la transizione. La ragazza di fronte alla mia cella non parlava quasi mai. Dopo l'ennesima somministrazione di veleni barcollai all'interno della mia cella. L'aria sembrava non entrare nei polmoni. Mi appoggiai al muro chiudendo gli occhi mentre un'ondata di nausea mi investiva. Mi piegai in due e mi accasciai.
 <<Ehy! Mandate qualcuno!>> Qualcuno urlò ma non riuscivo a mettere a fuoco quasi nulla intorno a me. Sentii dei passi nel corridoio.
<<Visto che ci tieni così tanto aiutala tu!>> Sbraitò un ragazzo.
La porta della mia cella si aprì e qualcuno mi afferrò per la vita. <<Ti aiuto io, continua a respirare.>>
La sua voce era dolce. Mi aiutò ad allungarmi sul materasso e mi scostò i capelli dal viso.
<<Cerca di restare sveglia, non so cosa ti hanno dato ma dovresti smaltirlo in fretta.>> Battei le palpebre e mi resi conto che vedevo tutto sfocato.
Quando mi voltai verso la ragazza capii solo che era mora. Il suo viso era sfocato.
<<Grazie.>> Sussurrai iniziando a sudare. La ragazza mi prese la mano.
<<Se non ci aiutiamo tra noi non resisteremo qui dentro.>> Mormorò lei.
Passò accanto a me molte ore, mentre io cercavo di smaltire quello che mi avevano dato. Quando finalmente smisi di tremare per la febbre ed avere le allucinazioni più assurde la trovai seduta a terra accanto a me. La ragazza aveva gli occhi del colore dell'oceano. Il suo viso si aprì in un sorriso che mi fece sperare di riuscire a portarla fuori da lì il prima possibile.
<<Finalmente ti sei svegliata.>> Sospirò sollevata.
Mi passai le mani sul viso e mi sedetti, mi sentivo stordita e sembrava che il pavimento si muovesse da solo, ma per il resto stavo bene.
Le sorrisi. <<Non so come ringraziarti per essermi stata vicino.>>
Lei scuote la testa. <<Non devi.>>
Mi guardai attorno, sperando che Ade mi stesse cercando. <<Troveremo il modo di andare via. Mi inventerò qualcosa.>>
Lei mi afferrò la mano. <<Non dargli motivi per farti del male. Già ce ne fanno abbastanza, sopravviveremo solo tenendo la testa bassa.>>
Scossi la testa. <<Non credo di riuscirci. Sono stanca di essere usata come cavia. Voglio andare via e se non riesco ad evocare in questo posto del cavolo, troverò un altro modo.>>
La sentii sospirare. <<Ti prego stai attenta. Siamo rimaste solo noi. Le altre sono..>>
Mi voltai di scatto verso di lei. <<Tutte le ragazze che hanno spostato insieme a noi?>>
Lei annuì a testa bassa.
<<Maledizione.>> Mormorai. Dopo qualche minuto lei si sedette accanto a me. <<Non so come ti chiami.>>
<<Sono Selia.>>
<<Io sono Lys.>> Le sorrisi.
Selia sgranò gli occhi. <<Tu sei della stirpe..>>
Annuii in silenzio e lei mi strinse le mani. <<Ecco il perché di tutti questi esperimenti.>> Mormora sovrappensiero.
Le passo un braccio sulle spalle quando dopo qualche minuto la temperatura nella stanza scende pericolosamente. Ci stringiamo sul materasso e usiamo una coperta in due. Cerchiamo di farci forza ma so che non appena le luci si accenderanno avranno in serbo per me qualcos'altro, e non so se sono pronta a quello che mi aspetta. La mattina dopo mi portano via dalla cella che divido con Selia. Mi portarono in una stanza, mi legarono ad un tavolo di metallo, sospeso su di me c'era un macchinario enorme. Quando il medico lo accende il laser mi colpisce. Urlai, urlai più forte di quanto non avessi mai fatto. Chiamai Ade invano invocando il loro aiuto più di una volta senza risultati, mentre loro si prendevano pezzi di me per vedere come guariva il mio corpo e cercare di capire come funzionava. Andarono avanti per quasi tutta la giornata, poi mi riportarono nella mia cella a riprendermi. Selia mi afferrò non appena entrai nella cella. <<Per gli dei che cosa ti hanno fatto?!>> Imprecò e mi aiutò come meglio poteva.
Quello che utilizzavano per non farmi evocare influiva sulla guarigione, era più lenta. Selia si prese cura di me per non far infettare le ferite. Si fece consegnare delle bende e le utilizzò per bendarmi le braccia e dare modo al mio corpo di guarire.
<<Cerca di riposare, almeno inizieranno a guarire.>> Mormorò.
Chiusi gli occhi per la stanchezza e il dolore. In poco tempo mi addormentai. I giorni passarono tutti uguali. Quando una mattina mi stancai delle continue torture gratuite.
<<Tieniti pronta, se riesco a farli fuori vengo a tirarti fuori da qui.>> Mormorai a Selia prima di andare via scortata dal Rinnegato. Lei mi osservò seria annuendo appena. Quando tornai nella stanza senza aspettare l'arrivo del medico mi lanciai sul Rinnegato che era davanti la porta. Lui scartò di lato e sfoderò la spada.
Sgranai gli occhi. <<Fai sul serio?! Io sono disarmata!>>
Il Rinnegato rise e si avvicinò. Scartai allontanandomi dalla lama e cercando qualcosa con cui colpirlo. Afferrai un vassoio con degli attrezzi che usavano per raccogliere campioni e glielo scagliai addosso. Lui imprecò e io feci qualche passo indietro. Non ero molto abile nel corpo a corpo e tutto quello che mi avevano fatto aveva rallentato i miei movimenti. La porta si spalancò ed io approfittai della distrazione per lanciarmi contro il Rinnegato. Non vidi la lama che si alzava e non feci in tempo a schivarla. Mi colpì al viso. Caddi all'indietro sbattendo la testa a terra. Il soffitto mi sembrò offuscarsi. Alzai una mano e me la posai sul viso. Era bagnata. Troppo per essere un graffio.
<<Che cazzo hai fatto?!>> Urlò qualcuno.
Una figura si inginocchiò accanto a me e mi tolse la mano dal viso. <<Sta ferma, fammi vedere.>>Lo vidi sgranare gli occhi e voltarsi per prendere delle bende. <<Sarà un miracolo se non muore. Ti sei bevuto il cervello? Sai per cosa ci serve?!>> Continuò a urlare il medico.<<Vattene prima che ti riservi lo stesso trattamento e manda qualcun altro!>>
Nel frattempo armeggiò con il mio viso, urlai quando  ci mise qualcosa sopra, bruciava da morire.
Mi afferrò le mani. <<Ferma, lo so che fa male, ma non puoi toccarlo.>>
Tentai invano di accedere al mio dono per evocare, fu tutto inutile. Dopo qualche minuto il medico sospirò e mi pulì la ferita. Consegnò le garze al ragazzo.
<<Portala nella sua cella. Di all'altra ragazza che deve cambiarle quando si sporcano.>>Mi sentii afferrare e mi tirarono su.
Il medico scosse la testa. <<Mi dispiace per quello che ti ha fatto. Sarei voluto arrivare prima.>>Vedevo il corridoio sfocato, mi reggevo in piedi a malapena. La maggior parte del lavoro lo faceva il ragazzo che mi stava tenendo. Quando arrivammo Selia si avvicinò.
<<Che è successo?>> La sua voce era stridula, la sentivo che era agitata.
<<Non lo so, sono stato chiamato dopo e l'ho trovata così.>> Mormorò il Rinnegato.
Mi aiutarono a stendermi e Selia comparve nel mio campo visivo. Aveva gli occhi pieni di lacrime.
<<Ci penso io adesso. Tu resta sveglia, non voglio che ti addormenti.>>
<<Il medico ha detto che devi cambiarle quando si sporcano.>> Mormorò per poi andare via. Gemetti e cercai di toccarmi il viso.
La mano di Selia mi afferrò prima che potessi farlo. <<No, ferma. Non toccare.>>
<<Cosa mi ha fatto?>> Sussurrai mentre sentivo un groppo in gola.
Selia si asciugò il viso dalle lacrime. <<Starai bene Lys, ne sono sicura.>>
Mi liberai dalla sua stretta e tentai di mettermi seduta. La testa mi girava pericolosamente ma non mi sarei fermata. Nella cella avevamo un piccolo specchio, ed io dovevo vedere. La mia compagna di cella era troppo turbata e mi faceva troppo male per essere un maledettissimo graffio. Mi alzai dal materasso barcollando.
<<Lys ti prego aspetta.>> Cercò di fermarmi.
<<Ho bisogno di vedere, per favore..>> Mormorai.
Lei sospirò e mi afferrò per la vita. <<Sarò accanto a te, ti tengo io.>>
Annuii e mi avvicinai allo specchio. La metà del mio viso era coperto con una garza. Con le mani tremanti l'afferrai e la tolsi. Il respiro mi rimase incastrato in gola. Un lunga linea netta partiva dal sopracciglio destro e finiva sulla guancia. Mi aveva sfregiata... Barcollai un passo avanti e Selia prontamente mi aiutò a non cadere.
<<Ssh, sono sicura che si risolverà tutto.>> Sussurrò accarezzandomi la schiena.
<<Cosa mi ha fatto..>> Dissi avvicinandomi ancora.
In quell'istante mi accorsi che il mio occhio destro era totalmente bianco. Abbassai lo sguardo sulle mie mani e chiusi il sinistro. Buio. Spalancai gli occhi di scatto.
<<Non ci vedo!>> Singhiozzai.
<<Per gli dei! Vieni a sederti.>> Selia mi fece sedere e si inginocchiò davanti a me. Afferrò la garza e la posizionò sul mio viso. <<Devi cercare di calmarti Lys. Dobbiamo dare tempo al tuo corpo di guarire. Stenditi.>>Mi aiutò e io mi ritrovai a fissare il soffitto mentre le lacrime mi scendevano sul viso.
<<Starai di nuovo bene Lys. Si risolverà tutto.>>
Selia passò accanto a me i giorni seguenti, mi cambiò le garze e mi aggiornava sulla guarigione della ferita. Dopo due giorni smise di farmi male come se volessi strapparmi la faccia per farla smettere e la notte riuscii a riposare. Ormai si era rimarginata. Restava una brutta cicatrice che mi tagliava a metà l'occhio. Era passata una settimana. Erano sette giorni che ero lì dentro. Selia venne portata via e tornò verso sera. Era un po' pallida ma stava bene.
<<Stai bene?>> Chiesi avvicinandomi e aiutandola a sedersi.
Lei annuì. <<Hanno solo preso il mio sangue.>>
Sospirai. <<Voglio andarmene da qui.>>
<<Già.>> Mormorò lei.
Il giorno dopo il medico si presentò nella cella in tutta fretta. Si sentivano delle urla all'esterno. <<Tenetela ferma, mi servono gli ultimi campioni prima di andare via!>> I Rinnegati mi afferrarono e mi tennero ferma a letto mentre uno reggeva Selia per non farla avvicinare. Urlava e scalciava ma non riuscì a liberarsi. Sgranai gli occhi quando mi avvicinò uno strumento molto simile a quello che usavano per incidermi la pelle, solo più piccolo. Le mie urla risuonarono nella struttura silenziosa mentre un ringhio faceva vibrare le pareti.
<<Datti una mossa dottore, sono quasi dentro!>> Sbraitò una guardia.
In pochi minuti mi lasciarono stanca e sanguinante sul letto. Selia si accasciò accanto a me e recuperò delle garze che ci erano avanzate dai giorni scorsi.
<<Resta sveglia Lys, sono qui, non ti lascio.>> Mormorò mentre io cercavo di non chiudere gli occhi. I rumori all'esterno sembrarono intensificarsi e qualcuno spalancò le pesanti porte alla fine del corridoio. Selia si mise davanti a me pronta a proteggermi, mentre io vidi due figure sfocate avvicinarsi. 

La Musa di AdeWhere stories live. Discover now