ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 17

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Forse stremato dalla conversazione avuta con la ragazza, Conrad non pronunciò più una singola parola per tutto il resto della giornata. La trascorse seduto completamente immobile sulla poltrona del salotto, dove Catherine lo aveva posizionato davanti alla tv; anche se lui pareva essere abituato a stare solo ed esclusivamente all'interno della sua stanza, era sicura che spostarlo in un ambiente diverso non avrebbe potuto che giovare alla sua salute mentale. Anche quando fu giunta l'ora di metterlo a letto non riuscì a notificare in lui alcun tipo di reazione: era tornato ad essere completamente assente, proprio come lo aveva trovato la sera del suo arrivo.
Nella sua testa sembrava quasi esserci un interruttore che, quando impostato su "off", lo rendeva del tutto incapace di interagire con l'ambiente circostante.
Il buio della sera si stava lentamente calando sulla città, abbracciando strade e palazzi con una piacevole brezza fresca. Catherine si era promessa che non avrebbe mai più trascorso una sola notte all'interno di quella casa, le sue intenzioni erano di andarsene quello stesso giorno e recarsi all'agenzia per comunicare, stavolta personalmente, le sue ufficiali dimissioni immediate dall'incarico; tuttavia, a seguito della breve conversazione avuta con Conrad, non aveva trovato il coraggio di farlo per davvero.
Non se la sentiva proprio di abbandonarlo, ma aveva un impellente bisogno di far luce sulla questione e comprendere quali fossero i segreti che la famiglia Page sembrava nascondere; proprio con questo obbiettivo quella sera si recò in salotto, approfittando di rimettere in ordine tutte le cianfrusaglie sparse a terra per ficcare il naso in qualsiasi oggetto personale che avrebbe potuto fornirle delle informazioni a riguardo. Armata di detergente si mise a rimuovere polvere e sporcizia da tutto ciò che recuperava dal pavimento, per poi riporre ordinatamente ogni cosa in un grosso scatolone che aveva recuperato: nonostante ritenesse che la maggior parte di quei vecchi oggetti dovessero essere buttati, non poteva assolutamente farlo senza l'approvazione di Milena.
Dopo qualche decina di minuti, frugando tra qualche pila di vecchi libri scolastici, soprammobili e rotoli di filo da cucito di diversi colori, la ragazza si ritrovò tra le mani un foglio di giornale stropicciato, la cui carta era stata visibilmente ingiallita dallo scorrere del tempo. Stava per accartocciarlo tra le dita e gettarlo dell'immondizia quando, osservandolo più attentamente, si rese conto che quella riportata sulla suddetta pagina non era una notizia qualunque.
Strabuzzò gli occhi, distendendo la carta con le dita e avvicinando il volto per riuscire a leggere più chiaramente le parole che vi erano impresse, ormai piuttosto scolorite. "Doppio suicidio di due fratelli, ma uno sopravvive" recitava il titolo posto nella parte superiore della pagina.
Il testo che si trovava poco sotto, in caratteri di dimensioni inferiori, sembrava spiegare in modo abbastanza coinciso le dinamiche della vicenda, che stando alla data impressa sulla carta risaliva a dodici anni prima.
"Si lanciano giù dal cavalcavia tenendosi per mano, questa la vicenda scioccante avvenuta ieri mattina intorno alle 11:30 nella periferia cittadina. I due fratelli, rispettivamente di 14 e 12 anni, avrebbero pianificato di togliersi la vita assieme, ma il maggiore è sopravvissuto all'impatto. Non è ancora chiara la dinamica che ha condotto i due minorenni al folle gesto, al quale hanno assistito numerosi passanti; la nonna Milena, che si prendeva cura dei due fratelli rimasti orfani in tenera età, è devasta dal dolore ma si è detta ben disposta a collaborare con la polizia per facilitare le indagini in modo da chiarire quali dinamiche abbiamo causato la tragedia".
Catherine emise un sospiro tremante, accorgendosi di star stringendo il foglio di carta con molta più forza di quanto fosse stato necessario. Proseguì la lettura con il fiato sospeso, pensando che quella storia pareva quasi essere uscita fuori da un film.
"Dall'autopsia risulta che il fratello minore, Troy Page, sia certamente morto sul colpo, dopo un volo di oltre quindici metri. Il maggiore, Conrad Page, è miracolosamente sopravvissuto ma ha riportato gravissimi danni; si trova adesso in terapia intensiva, ma per il momento i medici non si sbilanciano con le previsioni. Il tragico avvenimento ha scosso l'intera città, sottolineando quando le cattive condizioni mentali dei due ragazzi siano state sottovalutate da familiari e insegnanti".
Ripose il giornale e restò per diverso tempo seduta a terra con lo sguardo perso nel vuoto. Conrad non le aveva mentito riguardo a suo fratello, le aveva detto la verità su tutto; ma quali erano state le motivazioni che li aveva spinti a compiere un gesto tanto disperato? In che modo due ragazzini così giovani erano stati indotti a compiere un'azione di quel tipo, apparentemente senza ragione?
Il silenzio tombale che avvolgeva la stanza era scandito dal lieve ticchettìo dell'orologio appeso in cucina, a malapena percettibile.
"Sono sempre stati due ragazzini vivaci, trascorrevano molto tempo assieme ed erano felici, afferma la settantaquattrenne Milena Miller, nonna dei ragazzi. Non riesco proprio a comprendere cosa sia accaduto, non hanno mai dato segnali di un disagio così profondo".
Chiuse gli occhi, stringendo le mandibole ed espirando lentamente. La lettura di quel vecchio articolo aveva lasciato Catherine con un enorme vuoto dentro, si sentì così tanto coinvolta in quella triste faccenda da percepire sulla sua stessa pelle tutto il dolore che aveva causato, ormai troppi anni addietro.
Silenziosamente terminò il suo lavoro riponendo tutti gli oggetti rimasti all'interno della scatola, per poi ripulire anche il pavimento; non trovò alcun altro documento interessante, ma dentro di sé pensò che forse era meglio così: più cose scopriva riguardo alla famiglia Page più si rendeva conto di trovarsi in un luogo malsano, ostile e intriso di disperazione. Le restavano ancora troppe domande senza risposta, ma adesso sapeva per certo a cosa fosse dovuta l'attuale condizione di Conrad e anche il motivo per cui lui avesse fatto così tanta fatica a parlarne; nonostante questo, sapeva che erano assenti ancora troppi pezzi di quel grottesco puzzle.
Per scrollarsi di dosso tutte le sensazioni negative che la lettura le aveva trasmesso Catherine si fece una lunga doccia, indossò dei vestiti puliti e legò i capelli in una piccola coda di cavallo; poi, prima di sistemarsi nella sua stanza, andò a controllare che il ragazzo stesse bene. Varcando la soglia lo trovò nel suo letto, con le braccia intrecciate sul petto e la testa rivolta verso la finestra ancora aperta; non stava dormendo, bensì osservava silenziosamente il cielo nero che riusciva a scrutare oltre il vetro polveroso.
-Non riesci a dormire?- gli chiese, avvicinandosi con un caldo sorriso dipinto sul volto. Si sentiva un po' a disagio a interagire con lui dopo aver scavato nel suo passato in quel modo, ma d'altro canto Conrad ancora non loteva saperlo.
Il ragazzo voltò lentamente la testa in sua direzione, dimostrando come riuscisse ad avere un maggiore controllo del suo corpo adesso che aveva smaltito completamente gli effetti dei sedativi. -..No- sibilò.
La ragazza si mise a sedere sul letto proprio accanto a lui, sistemando con tenerezza le lenzuola sul suo petto. -Se vuoi ti faccio un po' di conpagnia-.
Lui la guardò in silenzio senza rispondere alla domanda. Seppur il suo sguardo suggerisse che avrebbe avuto davvero molte cose da dire, sembrava ostinarsi a comunicare il meno possibile. Questa volta per sua scelta, non per un effettivo impedimento fisico.
-Sai, ho pensato una cosa- continuò lei, che nel cambiare discorso sperava di riuscire a trasmettergli un po' di serenità e scacciare via il velo di tristezza che copriva il suo volto. -Sei in grado di bere l'acqua, giusto? Quindi non vedo perché tu non possa anche mangiare- affermò. Poi sorrise, lasciandogli una carezza lungo il braccio. -Partiamo dalle cose semplici, che ne dici se domani proviamo a farti buttare giù un po' di succo di frutta?-.
Ancora una volta Conrad non le ripose, ma la sua espressione adesso sembrava più rilassata; nonostante tutto, era evidente che la presenza di Catherine nella sua vita non lo infastidiva affatto. Lei sembrava amare il suo lavoro, in un certo senso; era sinceramente affezionata a lui e si preoccupava continuamente del suo stato di salute, come fosse l'unica cosa che contava davvero.
-Vabbé, magari ne parliamo domattina- concluse la ragazza, chinandosi su di lui e lasciandogli un piccolo bacio sulla fronte. -Buonanotte, Conrad-.

CatatonìaWhere stories live. Discover now