Capitolo 2

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ISABEL

Gemo per le sue parole, mentre i miei occhi sono ancora chiusi. Non ho più forze, sono stanca dopo la lunga giornata di lavoro e sono già stanca a causa del batticuore che mi ha causato. Sono certa che se posassi una mano sul mio petto sentirei il mio cuore impazzito, che batte senza sosta, che scalpita solo per lui.

Mi lascia andare in quel momento e lo guardo dal basso un po' spaventata dal modo in cui mi sta studiando.

"Spogliati ed entra in doccia" ordina.

Mi mordo l'interno della guancia, ma non riesco a muovere un muscolo. Cazzo, quando sono diventata così succube? Una volta ero quella a cui piaceva comandare, quella che amava stare sopra e ora sono quella che si fa dare ordini, che si lascia bloccare contro il muro. Quando c'è stato questo cambiamento? E perché se è Trevor a trattarmi così mi piace da morire?

No, forse non sono cambiata tanto. Mi piace il modo in cui mi rende succube, ma mi piace da morire anche provocarlo. È divertente e di certo non gli permetterei di fare tutto quello che vuole senza che mi diverta da matti anch'io.

Mi stacco leggermente dal muro per avere più spazio per muovermi e lui è costretto a fare un passo indietro.

Afferro il bordo della mia maglietta e la sollevo lentamente, gettandola a terra. Gli occhi di Trevor non lasciano il mio corpo e so che per un po' avrò il controllo della situazione.

Senza aspettare nemmeno un attimo porto le mani sul bottone dei jeans. Li apro e abbasso la zip per poi farli scendere lungo le mie gambe e calciarli via. Rimango in intimo davanti a lui, mentre i suoi occhi corrono lungo tutto il mio corpo senza sapere su quale punto soffermarsi un po' di più.

Decido di provocarlo ancora un po', così porto le mani tra i miei capelli e li sposto da una parte, poggiandoli su una spalla.

Faccio scorrere le mani sul mio seno poi le porto dietro la schiena e sgancio il reggiseno, facendo scorrere le spalline lungo le mie braccia per poi far cadere quel pezzo di stoffa sul pavimento.

"Vuoi finire di spogliarmi tu?" gli chiedo maliziosa, dato che l'ultimo indumento rimasto sono le mutandine.

Sorride per la mia provocazione, ma so che forse lui farà di peggio. Le sue mani si posano sui miei fianchi e con uno strattone mi attira a sé. Poggio le mani sul suo petto per sostenermi senza mai staccare gli occhi dai suoi.

La sua mano lascia andare il mio fianco per raggiungere il mio volto. Con due dita mi sfiora la guancia, il collo, passando poi sul mio seno e la pancia, agganciandole infine alle mie mutandine.

La mia pelle si è riempita di brividi al suo passaggio e sono diventata impaziente di ricevere attenzioni da lui.

Aggancia entrambe le mani alle mie mutandine e io sono talmente presa dal suo sguardo incastrato nel mio da non rendermi conto di quello che sta succedendo finché non sento il rumore della stoffa che si rompe.

Mi ha strappato le mutandine e io sono arrivata al punto di non capirci più niente.

Il contrasto causato dalle risate per la sua faccia ancora piena di farina e l'eccitazione dovuta al suo sguardo e al modo in cui ha ridotto quel pezzo di stoffa mi sta mandando fuori di testa. Non sono nemmeno più in grado di muovermi.

"Erano le mie preferite".

"Ma che peccato" si finge offeso. "Ora entra in doccia" ordina di nuovo.

Non sono riuscita ad addolcirlo nemmeno un po'. Me la farà pagare molto cara.

Tutte le notti della tua vita 3Onde as histórias ganham vida. Descobre agora