Capitolo 17

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TREVOR  

Mi sveglio non appena la sveglia inizia a suonare. La colpisco e sospiro all'idea che sono già le otto. Siamo andati a dormire davvero tardi, ma ne è assolutamente valsa la pena. L'ho stretta a me, facendoci l'amore, fino alle cinque del mattino, poi sono crollato nel sonno. Avrei voluto continuare ancora, ma la stanchezza ha preso il sopravvento. Non è solo sonno, ma è anche la stanchezza per la discussione che abbiamo avuto e per la confessione che le ho fatto. Credevo che sarebbe stato difficile confessarle quello che mi tormenta, quella maledetta voce che alcuni giorni è più rumorosa che in altri, ma con lei tutto diventa semplice. Mi rassicura e mi ricorda che lei c'è sempre, senza giudicare, senza diventare invadente, semplicemente permettendomi di percepire la sua presenza.

Stringo le braccia, accoccolandomi contro ciò che tengo stretto contro il petto. La mia piccola Isabel. Stringo ancora un po' e mi rendo conto che non può essere lei. È troppo, troppo morbida. Non è lei.

Riesco ad aprire gli occhi e mi rendo conto che sto stringendo il cuscino. Perché sto abbracciando il cuscino? Non lo faccio mai. Preferisco sempre abbracciare il mio fiorellino e spesso il cuscino la maggior parte delle volte finisce per terra perché preferisco poggiare la testa contro il suo seno, che di certo è il cuscino fatto su misura per me.

I miei occhi sono ancora mezzi chiusi dopo le sole tre ore di sonno, ma ho bisogno di capire dov'è. Mi agito facilmente quando non la trovo nel letto, anche se la maggior parte delle volte è perché imposta la sua sveglia un po' prima della mia per prepararmi la colazione e farmi una sorpresa.

Poggio la mano sulla sua metà del letto, ma è freddo e questo significa che si è alzata da parecchio.

Mi stropiccio un'altra volta gli occhi e alla fine mi alzo per andare a cercarla, prima però indosso un paio di boxer puliti.

Esco dalla camera da letto e non devo nemmeno finire di percorrere il corridoio per vederla. È seduta su uno degli sgabelli dell'isola e il suo sguardo è fisso sul suo pc, mentre si passa l'indice sul labbro inferiore. Sta ancora indossando la mia camicia, che tiene chiusa con un solo bottone all'altezza dello stomaco, mentre riesco a notare le sue mutandine nonostante abbia le gambe accavallate.

Avanzo e lei si rende conto di me solo quando le circondo la vita e le sposto i capelli per poterle baciare il collo.

"Amore" sussulta, poggiando le mani sulle mie che sono ancora intorno alla sua vita. "Non ti ho sentito arrivare, mi sono spaventata".

"Ho notato che sei completamente presa. Stai scrivendo?" le chiedo.

"Sì. Ho scritto quattro capitoli e ora stavo ricontrollando solo un piccolo dettaglio che non mi torna" mi dice con un sorriso stanco sul volto.

"Quattro capitoli? Ma da quanto stai scrivendo?" le chiedo preoccupato.

"Da quando ti sei addormentato".

"Sei qui in cucina dalle cinque?" domando e lei annuisce.

"In questi due giorni non sono riuscita a scrivere praticamente nulla, ma quando ti sei addormentato mi sono venute in mente così tante idee che avevo bisogno assolutamente di scriverle".

"Sono la tua musa ispiratrice?" le chiedo con un piccolo ghigno sul volto.

"Sempre" risponde lei, sporgendosi verso di me per ricevere un bacio che non le ho ancora dato.

Poggio la mano sulla sua guancia e l'avvicino a me, affondando la lingua nella sua bocca, senza nemmeno provare a farlo essere un bacio casto.

Mugola soddisfatta per quel bacio, che di sicuro è stato un ottimo risveglio. Mi stacco controvoglia dalle sue labbra e noto che nemmeno lei sia contenta della mia decisione.

Tutte le notti della tua vita 3Where stories live. Discover now