Capitolo 36

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TREVOR

Un lieto fine? Il nostro possiamo considerarlo un lieto fine?

È quello a cui sto pensando prima di entrare nell'aula di tribunale. Mi chiedo se il verdetto del giudice cambierà il mio modo di vedere la vita. Mi chiedo se la decisione di un giudice possa cambiare tutto, in meglio o in peggio, ma comunque cambiare tutto. Mi chiedo se questo cambierà le cose tra me e Isa, se condizionerà il nostro futuro, se potremo avere un lieto fine o se la nostra sarà una fine e basta.

Io ci sono stato in un'aula di tribunale. Ero seduto al tavolo degli imputati. Ero seduto da innocente al tavolo dei colpevoli. Quel giorno mi sono posto esattamente la stessa domanda.

Io e Isa stavamo insieme da circa un mese. La nostra storia non aveva nemmeno avuto il tempo di nascere. Ci eravamo dichiarati amore e ci eravamo amati sul serio, ma era durato tutto troppo poco e, mentre il processo andava avanti, io non avevo sentito nemmeno una parola perché avevo passato tutto il tempo a pensare a lei.

Quel giorno era seduta esattamente dietro di me e sentivo la sua presenza.

Cazzo, se la sentivo.

Era lì dietro e mi chiedevo quanto avrei sofferto quando avrei scoperto che lei era andata avanti e mi aveva superato. Di certo non mi avrebbe mai aspettato. Ero sicuro che il processo sarebbe andato male perché era impossibile vincere contro Mark ed Evelyn Martin. C'era un motivo se erano gli avvocati più costosi d'America: erano i più bravi. Con il loro giro di conoscenze e semplicemente con il loro nome, erano in grado di mandare in galera anche il Papa. Loro non avevano bisogno di prove e di certo non avevano avuto bisogno di prove per mandare in galera me.

Quando il processo era finito, Isa aveva supplicato le guardie per farci salutare e io glielo avevo detto. Le avevo detto di non aspettarmi e lei...cazzo, lei mi aveva promesso che mi avrebbe aspettato. Mi aveva detto che se quando fossi uscito non l'avessi cercata, me l'avrebbe fatta pagare cara. Quella era la mia Isa.

Questa è la ragazza che amo più della mia stessa vita e, indipendentemente da come finirà il processo, io non la lascerò mai andare. Non me ne importa niente se il verdetto del giudice cambierà per sempre le nostre vite. Lei è mia e io sono sempre stato suo. Questo non cambierà mai.

Cosa prova in questo momento la mia famiglia? Ho fatto di tutto per tenermi lontano da loro, ma loro non volevano che io me ne andassi. Ho cambiato cognome, ma per loro sono sempre un Wright e forse hanno ragione. Sono un Wright, perché in me scorre il loro sangue, ma sono anche un Martin perché il mio cuore batte solo per Isabel. Ho avuto alcune ragazze in passato, prima di conoscere lei, ma nessuna era alla sua altezza. Nessuna era come la mia piccola Isa. Nessuna mi ha insultato per un bicchiere di plastica buttato per terra e nessuna mi ha fatto girare la testa con il racconto dei suoi biscotti preferiti. La mia Isa è speciale e il fatto che non se ne renda conto, la rende ancora più bella.

Lei è al mio fianco. Da quella domenica io e lei non ci siamo più lasciati, non abbiamo mai smesso di guardarci negli occhi. Sentiamo ancora quel dolore, lo sentiamo forte e chiaro, ma ci guardiamo negli occhi e quel dolore è un po' più sopportabile. Abbiamo promesso di prenderci cura l'uno del dolore dell'altra e ci stiamo provando. Non sempre ci riusciamo, ma ci proviamo lo stesso. Non rimaniamo mai da soli, dove va uno va l'altra e dove fallisce uno l'altra rimedia. Il nostro è diventato un gioco di squadra.

Ci sono diverse persone qui con noi. Tutti vogliono assistere a uno dei processi più seguiti dell'anno. Per l'ennesima volta si sta assistendo a un processo Martin contro Wright. Sembra quasi un incontro di boxe e sappiamo che ci saranno parecchi round prima che una delle due famiglie cada a terra. Mi chiedo solo se, tra un pugno e l'altro, saranno coinvolte anche le persone del pubblico e mi chiedo quanto male si faranno. Mi chiedo quanto male faranno a me e Isa.

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