Capitolo 11

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ISABEL

Il mal di testa è sparito e questa mattina mi sento davvero meglio.

Non riesco a smettere di sorridere all'idea di quello che gli ho detto ieri sera. Odiavo l'idea del matrimonio, la vedevo come una cosa del tutto inutile, ma con Trevor è tutto diverso. Con lui qualsiasi cosa è diversa.

Sono seduta sullo sgabello intorno all'isola della cucina con il pc acceso davanti sull'ennesima pagina Word per scrivere il nuovo capitolo del mio secondo romanzo, ma non sto minimamente pensando a quello. Con le dita di una mano sto picchiettando il marmo dell'isola e non me ne rendo conto, ma aumento così tanto la forza da farmi male ai polpastrelli.

So che non riuscirò a buttare giù nemmeno una parola oggi, così spengo il pc e lo metto a posto, decidendo di farmi una doccia rilassante.

Entro in bagno e inizio a far scorrere l'acqua per farla scaldare. Mi guardo per un istante allo specchio, concentrandomi sul mio viso. L'ho sempre odiato. Non mi sono mai piaciuti i miei capelli neri e i miei occhi grigi, sono così tremendamente tristi. Alzo il braccio, guardando il braccialetto fatto con le perline grigie che mi ha regalato Trevor la seconda volta che ci siamo visti. Non l'ho mai tolto e mai lo toglierò.

"I-io...ecco...io speravo di rivederti perché...ti ho preso una cosa per ringraziarti" mi dice.

"Cosa?" chiedo sorpresa.

Ha davvero usato i suoi soldi per fare un regalo a me? Avrebbe potuto usarli per mangiare o addirittura per comprare quelle stupide sigarette, ma non avrei mai pensato che li usasse per fare un regalo a me.

"Sì, ecco...non è un granché perché non potevo permettermi niente di più, però..." dice e lascia cadere il discorso, mettendosi una mano in tasca e tirando fuori un pacchettino.

Lo prendo e lo apro. All'interno trovo un braccialetto. È formato da un filo blu, che tiene insieme tante perline grigie e al centro c'è un ciondolo a forma di fiore.

"È stupendo, grazie!" dico sorridendo.

È davvero bello e non avrei mai immaginato che usasse i suoi soldi per me.

"Non dovevi, davvero".

"È stato un piacere. Avevo soltanto paura di non rivederti più e di non potertelo dare".

Sto sfiorando le perline grigie di quel braccialetto e sul mio viso è spuntato un sorriso. Se chiudo gli occhi per un istante mi sembra di avere quel Trevor di diciannove anni ancora davanti a me, con le sue fossette, i suoi vestiti logori, lo stomaco vuoto e gli occhi pieni di gentilezza.

Continuo a ripetermi che il matrimonio non è una cosa per me, non lo è mai stato, ma come posso dire di no a quel Trevor? Quello che si è fatto picchiare per proteggere il braccialetto che voleva regalarmi, il Trevor che mi ha comprato caramelle e biscotti ogni volta che stavo male o che ero giù di morale, il Trevor che mi ha presa sulle spalle per farmi mettere il puntale sull'albero di Natale, il Trevor che ha letto il mio libro preferito per riempirlo di post-it e annotazioni per farmi capire quali frasi lo facessero pensare a me, il Trevor che è andato in carcere a causa della mia famiglia, ma che nonostante questo ha continuato ad amarmi con tutto se stesso.

Lui merita di essere sposato. Lui merita tutto il mondo e io glielo darò. Ogni singolo angolo del mondo sarà suo.

Mi sfilo la maglietta di Trevor con la quale ho dormito, ritrovandomi con solo le mutandine addosso. Continuo a guardarmi allo specchio, vedendo i segni che mi ha lasciato sul collo. Ogni volta non riesce a trattenersi e, nonostante io gli dica di non riempirmi di succhiotti perché sto finendo i trucchi per coprirli, lui continua a farmeli perché quando mi bacia non riesce a farne a meno, non riesce a baciarmi con calma, non riesce a non stringermi con tutto se stesso, non riesce a non farmi sentire sua in ogni modo possibile.

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