Capitolo 34

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TREVOR

È passata una settimana da quando Isa si è svegliata. Non mi sono mai mosso dall'ospedale. I genitori di Isa fanno avanti e indietro, ma lei non ha permesso a nessuno di noi tre di andare da lei. Riusciamo a sapere come sta solo grazie ai medici che ci informano costantemente sulle sue condizioni. Per fortuna sta molto meglio. Quando è arrivata in ospedale aveva due costole rotte, un trauma cranico e diverse ferite e lividi sul corpo. Per le costole ci vorrà tempo prima che guariscano del tutto e lo stesso vale per le varie ferite.

Ha avuto spesso dei giramenti di testa e diverse volte ha perso l'equilibrio, cadendo a terra, ma sembra stare molto meglio e i medici sono del parere che tornare a casa le farà bene dal punto di vista psicologico.

La libreria è chiusa da due settimane, ma la lascerei così per un anno intero se fosse necessario per rimanerle accanto.

Sono alle macchinette e mi sto prendendo un caffè. Ormai vado avanti solo con quelli. Il fatto che Isa non voglia vedermi mi uccide, ma farò di tutto affinché stia meglio e se la mia lontananza l'aiuta, allora le rimarrò lontano.

Sbadiglio e istintivamente mi poggio con una mano contro le macchinette. Mi addormenterei di sicuro se non sentissi la voce di Evelyn che mi chiama. Prendo il caffè, poi ne seleziono un altro per lei e poi un altro ancora per Mark. Hanno fatto i turni per farmi compagnia. Lei veniva ogni mattina e lui ogni pomeriggio. La notte rimanevo da solo. Hanno insistito parecchie volte sul fatto che dovessi andare a casa a riposare qualche ora, ma non avrei lasciato Isa da sola. È solo dall'altra parte della porta. Anche se non vuole vedermi sono qui e sono certo che lei lo sappia.

"Ciao, Trevor" mi salutano i genitori di Isa.

"Buongiorno".

"Ho preso qualche altro vestito per Isabel" dice Evelyn, mostrandomi il borsone.

Qualche giorno fa le ho chiesto se poteva andare a casa nostra a prendere un po' di vestiti per Isa e lei ce li ha portati subito, mentre Mark sta seguendo le indagini. È stato aperto un fascicolo perché forse quello di Isa non è stato un banale incidente stradale. Chi l'ha colpita non si è fermato a prestare soccorso e dalle telecamere sono riusciti a rintracciare l'auto, che risulta esser stata rubata. Mark mi ha chiesto di rimanerne fuori. Dice che il mio compito è quello di rimanere vicino a Isa, ma non riesco a starmene con le mani in mano. Qualcuno ha ucciso il nostro bambino e ha tentato di uccidere anche lei e io devo sapere chi è stato, anche se ovviamente ho già i miei sospetti.

Spero solo che non siano arrivati a tanto.

Prendo il borsone che ha portato Evelyn ed entro nel reparto. Raggiungo la camera di Isa e busso. Sono stato qui dentro fino a una settimana fa, poi non mi ha più permesso di entrare.

"Ehi" la saluto.

"Ciao" risponde senza guardarmi negli occhi.

È seduta sul letto con le gambe nascoste sotto il lenzuolo. Le hanno tolto i vari aghi dal braccio e la fasciatura dalla testa, lasciandole solo un cerotto sulla fronte. Molti lividi e tagli non sono ancora guariti, come quello sul labbro e sullo zigomo.

Ho visto la nostra auto e il vetro del finestrino dalla parte di Isa si è rotto in mille pezzi, molti dei quali le hanno lasciato dei tagli sul volto e sul resto del corpo. La parte sinistra dell'auto, la parte dove era seduta Isa, è completamente distrutta e il fatto che lei si sia salvata è stato un vero e proprio miracolo. Dopo l'impatto, infatti, l'auto si è rigirata varie volte e quando si è fermata era sottosopra. Per fortuna qualcuno ha chiamato l'ambulanza. Qualcuno ha salvato la mia Isa quando io non c'ero.

"Tua madre ti ha portato dei vestiti" le dico, mostrandole il borsone.

"Grazie".

Perché non mi guarda negli occhi? Ho bisogno che mi guardi. Accetterei anche l'odio, ma non questo.

Tutte le notti della tua vita 3Where stories live. Discover now