𝗥 𝗦 𝗜 𝗙

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...

«Yo!»

Itadori mi salutò con un sorriso. Alle sue spalle c'erano Kugisaki e Fushiguro, che mi guardavano. L'espressione mite di lui m'inibii, lo ammetto.

«Ehi ...» ricambiai, pacatamente, il saluto. «Gojo sensei ha detto che possiamo mostrarti l'accademia.» continuò lui, con fare amichevole. 

Sembrava simpatico. «Davvero? Grazie.»

Egli mi donò un altro dei suoi tanti sorrisi e, tutti e quattro, iniziammo a camminare tra le mura della scuola. Era carina, la struttura non era vecchia come quella delle medie che avevo frequentato. Mi fermai a guardare il soffitto ... niente muffa su di esso. Anche l'odore che emanavano - molto probabilmente i pavimenti - era gradevole. Sembrava quello dell' Ace Gentile.

«Ti piace?»

Alla domanda di Kugisaki, dovetti ritornare alla realtà. «Si dai, non è affatto male.» «Vero? Anche io la prima volta che l'ho visitata ho avuto questa reazione!»

Abbozzai un sorriso e continuai a guardarmi intorno. Poco dopo, notai Fushiguro che camminava silenziosamente al mio fianco. Chissà se è sempre così tranquillo.

Arrivammo dinanzi ad una porta. Mi spiegarono che quella sarebbe stata la mia nuova classe. Ci entrammo e mi dissero che dovevamo aspettare che arrivasse il professor Gojo.

«Questione di giorni che ti manderanno in missione.» la ragazza affermò. «Sai, per valutare le tue abilità ...»

Kugisaki mi piaceva. Da quando sono arrivata mi ha trattata con gentilezza. Ero convinta che gli stregoni fossero tutti egocentrici senza un minimo di tatto e considerazione per gli altri. Addirittura in treno pensai che non mi sarei fatta nessun amico. È ancora troppo presto per ricredermi, ma ehi, per ora posso stare tranquilla.

«Ti ringrazio, sei gentile.»

«Figurati. Non sono mica come Fushiguro io.»

Mi rispose, sorridendo beffardamente a Fushiguro che, di tutta risposta, alzò gli occhi al cielo.

«Taci ...»

Quella reazione fece ridacchiare la ragazza. Immagino che sia un loro modo di scherzare ...

...

Il cinguettio degli uccelli fu l'unica cosa che mi teneva compagnia. Le lezioni erano finite già da un'oretta, ed io me ne stavo accovacciata a terra sul balcone della mia stanza.

Purtroppo non c'era alcuna maledizione da esorcizzare quel giorno e non potei essere valutata. Mi dissero che, se nemmeno la mattina dopo avessero captato qualcosa, avrebbero fatto comunque in modo di farmi combattere.

Sospirai, un po' rassegnata. Poggia la testa sulle mie ginocchia e guardai fra le grate della ringhiera il paesaggio. Camera mia si affacciava sul cortile della scuola e, da come vedo, ci sono degli studenti che chiacchierano felici. Forse quello era un luogo di ritrovo comune.

Ad ogni modo, in quel momento potevo lasciar spazio ai miei pensieri: per me era ancora difficile da digerire tutto ciò. Volevo sputare tutto l'amaro lasciatomi da quella situazione, a dir poco, surreale.

No! Non mandare lui! Manda me piuttosto.

«Dovrei smetterla di lamentarmi, è meglio che ci sia io qui.» mi lasciai scappare un sussurro e subito dopo un rumoroso sospiro.

Mi sentii in colpa per come stavo reagendo. Avevo deciso a cuor leggero di voler frequentare l'accademia. Souta non avrebbe letto.

«A proposito di Souta ...»

𝗥𝗢𝗦𝗦𝗔 𝗠𝗔𝗟𝗣𝗘𝗟𝗢Where stories live. Discover now