𝗠𝗲 𝗮𝗻𝗱 𝗬𝗼𝘂

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Rimanemmo a fissarci, silenziosamente. Non osavamo dire una sola parola, eravamo solo noi e i nostri occhi che saettavano dalle labbra alle nostre iridi.

La nostra relazione era strana, lo era stata sin dall'inizio. Non ci parlavamo molto, ma ci cercavamo. All'inizio ero convinta io fossi l'unica dei due a farlo, ma col senno di poi, deduco che la cosa fosse ricambiata.

«Ehi . . .» bofonchiai. «Mi togli una curiosità?»

«Dimmi.» ribatté immediatamente.

«Da quando è successa quella ... quella cosa all'abbazia ... » mi presi degli attimi di silenzio. « ... hai cominciato a chiamarmi per nome. Come mai?»

Fushiguro parve leggermente imbarazzato e non molto predisposto a voler rispondere al mio quesito. «Beh ...» iniziò lui, incerto. « ... ho semplicemente pensato che non ti si addicesse.» egli sospirò. «Nel senso, se fossi stato io al tuo posto, non avrei gradito che mi chiamassero con lo stesso cognome delle persone che mi hanno fatto del male e che hanno ferito le persone a me più care.»

Deglutii, sentendomi strana. Era la prima volta che uno stregone mi estraniava da quel contesto. Non ho mai portato con dignità il nome di famiglia, ma col passare del tempo mi ci ero abituata . . . .

« . . . è un gesto dolce, non me lo aspettavo.» ammisi.

«Eh si . . . »

«Perché distogli lo sguardo?»

Chiesi, avvicinandomi a lui. Il mio naso a pochi centimetri dal suo, le mie dita che sfiorarono le sue mani ...

«Io ...» mormorò.

Da quella distanza, potei percepire il suo battito cardiaco accelerato. Era carino, lui era carino.

« ... Ahhhh, al diavolo tutto.» sospirò.

Senza preavviso, mi prese per le braccia e mi spinse verso di lui, facendomi sedere sulle sue gambe.

Una parte di me avrebbe voluto rifiutare, spostarmi, ancora ferita da quello che poco tempo fa mi aveva detto ... ma l'altra non aspettava altro che questo momento. Lo bramava da giorni, lo sognava di notte ...

«Fushiguro ...» sibilai, deglutendo.

Sentivo le guance bruciare, le farfalle svolazzare nel mio stomaco, il respiro difficile da controllare.

«Riproviamo?» mi chiese, facendo scivolare le mani dietro la mia schiena, carezzandomela con le dita e fissandomi con sguardo quasi implorante.

Non ero pronta a quella domanda. E se fosse finito tutto come prima? E se ... e se ... «Riproviamo

Vinsero i sentimenti. Amavo quel ragazzo, mi sentivo connessa a lui. Non potevo rifiutare, a costo di rischiare ancora.

Ci guardammo intensamente, divorandoci con gli occhi. Capii che eravamo entrambi inesperti, forse anche spaventati. Ma la vita era una, bisognava rischiare e, per lui, io ero disposta a farlo.

Il corvino poggiò le sue labbra sulle mie, baciandomi dolcemente.

Fu un bacio tenero, lento. Ci prendemmo tutto il tempo necessario per fare le cose perbene e, soprattutto, rattoppare ciò che era stato squarciato. Ci staccammo solo quando sentimmo il fiato venir meno.

Rimasi zitta, guardandolo con gli occhi dell'amore. Non m'importava di starmi comportando da ingenua, mi bastava che lui fosse lì con me.

«Continui a sapere di menta ... » disse, ricordandosi di quella sera. « ... e anche di fumo.» aggiunse.

𝗥𝗢𝗦𝗦𝗔 𝗠𝗔𝗟𝗣𝗘𝗟𝗢Where stories live. Discover now