𝗜𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗠𝗼𝗻𝗱𝗼

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⚠️​QUESTO CAPITOLO CONTIENE DESCRIZIONI DI SCENE DI MORTE E ACCENNI DI MORTE E UCCISIONE IN GENERALE⚠️​



«Astrid! Astrid svegliati! Insomma, mi fai fare brutta figura.»

Percepii un qualcosa di freddo sotto me, come se fossi stesa su un pavimento. L'aria pareva pulita, riuscivo a respirare a pieni polmoni ed era molto piacevole la frescura nell'aria. Lentamente, mi sedetti sulle ginocchia, stropicciandomi gli occhi.

«Oh, finalmente ti sei svegliata.»

Vogliosa di scoprire chi mi stesse parlando, poiché la voce apparteneva a qualcuno a me sconosciuto. Incrociai lo sguardo con due occhioni color rubino, fin troppo familiari per non riconoscerli.

«Krono ... » pronunciai il suo nome con una punta di dolcezza.

«Esatto, sono io. Non hai mai sentito la mia voce?» domandò.

«Ci siamo visti solo due volte e mi hai sempre comunicato tramite gesti ...»

Egli ridacchiò e immediatamente mi corse in grembo. Lo presi in braccio e mi alzai da terra, guardandomi intorno.

«È solo perché ci avrebbero sentiti.» blaterò, con tono infantile.

«In quell'asilo nido avresti anche potuto rivolgermi la parola.»

«Non volevo scombussolarti troppo prima del flashback.» rispose, mettendo le braccine attorno al mio collo.

«Cambiando discorso ...» lo guardai, avendo l'impressione di star parlando con un bambino. «Dove ci troviamo?»

Domandai, osservando il luogo in cui mi trovavo: era tutto bianco e privo di qualsivoglia oggetto. Sentivo quasi di essere in uno spazio infinito e aperto. Era ben arieggiato, vi era una frizzante brezza fresca e un confortevole silenzio.

«Presto riceverai tutte le risposte di cui hai bisogno, ma prima devo chiederti di camminare sino a quella spirale grigiolina lì.» indicò un punto sul pavimento poco distante da noi.

Ebbi un po' di difficoltà nel vedere il segno, ma, fidandomi di Krono, camminai alla cieca.

«Eccola, ci siamo proprio sopra.» disse lui.

Chinai il capo e, finalmente, riuscii a riconoscerla: era di un colore talmente simile al bianco del pavimento che bisognava proprio sforzarsi per intravederla un minimo.

«Non hai paura degli spazi stretti, vero?» chiese d'improvviso il piccoletto.

«Eh?»

Non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che mi ritrovai intubata in un tunnel di energia talmente stretto da poter solo girare di poco la testa. Stavo cascando a velocità supersonica, tanto che mi parve che gli organi si stessero spostando.

«Che- ... CHE DIAMINE STA SUCCEDENDO?!» urlai, stringendo fortissimo Krono.

«Oh andiamo, ti avevo anche chiesto se avevi paura degli spazi stretti ...» borbottò lui.

«NON È DI QUELLI CHE HO PAURA!»

Per grazia divina, sentii una superficie solida sotto i piedi. Tutta quell'energia intorno a noi scomparve, lasciando spazio ad una stanza prettamente in Japan old-style.

Continuai a stringere Krono, sconvolta dalla velocità disarmante del susseguirsi degli eventi. Il cuore batteva forte, le mani e le gambe mi tremavano e avevo il fiato sospeso. Quasi mi venne da piangere. La stanza bianca di prima, avvolta da un silenzio che io avevo perfino definito rassicurante, mi aveva solo fatto abbassare la guardia. Non appena riesco a rilassarmi in mezzo alla quiete, ecco che succede qualcosa che mi fa pentire di essermi rilassata. È per questo che la odio così tanto. Costantemente essa si rompe e io vengo presa alla sprovvista ...

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