5. SEE THE DEVIL IN I

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Oggi~ Avery

Mi ha chiamato Evyn, si è scusata per la serata precedente, ha detto che mi vuole bene ma certe cose ha promesso a Ryle di non dirle in giro.
Non sono arrabbiata con lei, la capisco.

Sto andando al parco e mentirei se dicessi che non sto morendo di ansia.

Ryle è seduto su una panchina, mi sta fissando.
I suoi capelli ricci gli coprono gran parte degli occhi, anche oggi indossa una maglietta attillata e i pantaloni della tuta.

Si alza in piedi e mi raggiunge, la sua altezza mi sovrasta, è alto e muscoloso, sembra una divinità.

-Hey, ciao come stai? - mi domanda accennando un sorriso.
Oh dio, non pensavo che una persona potesse essere così bella.
-Ciao, io sto bene-
-Scusami ancora per ieri- mormora sistemandosi capelli.
-Tranquillo, non fa nulla davvero, sono tornata a casa subito dopo- mento, rivolgendogli un sorriso.

Forse è meglio che non sappia che ho passato la serata con Aven.

-Allora cosa volevi dirmi? - sospiro,
Ryle comincia a camminare così io lo seguo.
-Ho saputo che sei la compagna di banco di Aven, non per farmi gli affari tuoi e penso che te lo abbiano già detto, ma devi stargli alla larga- esclama lui serio.
Ma che cazzo ha fatto di così grave?

-Perché tutti lo odiano? Ryle, dimmi la verità, cos'è successo? - la mi determinazione lo colpisce molto dato che si gira verso la mia direzione.

Ryle sospira, tornando a guardare gli alberi del parco.
-La famiglia di Aven e la mia sono molto unite, suo padre --Jhon Christ-- era il migliore amico di mio padre... -

Christ?! Si chiama Aven Christ?!

Mi fermo all'improvviso e fisso Ryle, lui si gira con aria confusa.
-Che succede, Avery? -
-Il cognome di Aven è Christ?! Stai scherzando?! -

La famiglia Christ è la famiglia più ricca della città, Jhon Christ è un imprenditore di successo, tutti in città lo conoscono.
Non pensavo che Aven fosse suo figlio, lui si veste con abiti oversize e non di marca, non indossa mocassini e non viene nemmeno a scuola in limousine.

-Allora è vero che non sai nulla - esclama lui.
Sbuffo irritata fulminando con lo sguardo Ryle.

-Conosco Aven da quando sono nato, è sempre stato un ragazzo riservato, da bambino non giocava mai e non parlava se non veniva interpellato. Ha sempre avuto un buon rapporto con sua madre, la difendeva e non la lasciava mai da sola- continua lui.

-Ma quattro anni fa lei si suicidò davanti ad Aven. Mio padre mi disse che lei soffriva del disturbo Schizofrenico e probabilmente quella fu la causa del suo suicidio. -
Cosa? Ommiodio.

-Non ci credo- sussurro.

-Il rischio di ereditare il disturbo è veramente basso, ma dopo la sua morte Aven cominciò a mostrare innumerevoli sintomi. Mio padre cercò di convincere Jhon a portare Aven a fare qualche visita, ma lui rifiutò più volte. Così quando io cercai di far presente ad Aven il suo possibile disturbo, lui andò di matto e mi picchiò, fui ricoverato in ospedale per giorni-

No. No. Non è possibile, sta mentendo, lui deve star mentendo.

-È violento, Avery. - sussurra Ryle.

Non riesco a dire nulla, sono completamente immobile.

Ryle allora si avvicina e mi abbraccia, non so il perché lo stia facendo e nemmeno il perché io sia tanto scossa.

Mi avevano avvertito, mi avevano detto di stargli alla larga ma io non li ho ascoltati.
Ho pianto sulla spalla di Aven, gli ho permesso di accompagnarmi a casa, sembrava così carino con me, mi sono completamente illusa.

Aven Christ ha picchiato il suo amico d'infanzia solo perché lui aveva ipotizzato il suo possibile disturbo.

Oggi~ Aven
4 anni, 6 mesi e 12 giorni

È l'ultima volta, poi non lo faccio più.
È l'ultima sigaretta, poi non fumo più.
È l'ultimo bicchiere, poi non bevo più.

Ma non riesco ad ammetterlo, non riesco ad ammettere che non sarà l'ultima volta.

Anche oggi non c'è nessuno in casa.
Ho licenziato tutti i domestici quando mio padre decise di viaggiare tornando a casa solo pochi giorni al mese; diceva che questa casa conteneva troppo dolore. E io ho deciso di restare per lo stesso motivo.

Mi dirigo subito in cucina.
Anche oggi, come gli altri 1655 giorni e 63 ore, la mia mente è intasata da pensieri.
Ho solo bisogno di un momento, un momento dove posso scappare dall'Inferno.
Faccio un sospiro profondo, prima di prendere con forza un bicchiere e stringerlo con le mani. Il vetro si rompe in mille pezzi facendo dei piccoli taglietti sulle dita, poi prendo un coccio più grande e tiro su le maniche.

Il sangue cola sul braccio, cerco di medicare la ferita ma continua a fuoriuscire sangue.
È troppo profondo, cazzo.

Prendo le bende e comincio ad avvolgere l'avambraccio con la garza.

Poi corro in camera mia, recupero la mia chitarra elettrica e comincio a suonare The Devil In I dei Slipknot.

Ho sempre amato suonare la chitarra elettrica, aiuta a distrarmi dal dolore psicologico.
La mia anima va a ritmo della musica, la melodia entra nel mio cervello e riordina tutti i miei pensieri.

10 anni prima
-Nono, ti prego mettilo nella teca - mormora Ryle quasi sul punto di piangere,
-Tranquillo, non è velenoso - sussurro io cercando di rassicurarlo.

Ryle ha sempre odiato Hori, il mio serpente del grano, la prima volta che lo vide scoppiò a piangere incessantemente.

-Ti scongiuro, mettilo nella teca -
Non voglio vederlo piangere ancora, così prendo Hori e lo rimetto nella sua teca in camera mia.

Oggi
È arrivata ormai l'ora di cena, così mi sto dirigendo al Red's jazz.

Ho sempre amato il jazz.
Mio padre e Frank Collins facevano innumerevoli riunioni nei jazz club di lusso...

No. Basta Aven, smettila di pensare al passato.

-Ha prenotato? - chiede il cameriere fuori dal locale
-Si - mormoro
-A che nome? -
-Bronte- esclamo

Cerco di trattenere le lacrime ogni volta che pronuncio quel nome, ma a volte risulta impossibile.

-L'accompagno subito dai suoi amici-
Amici? Ma che sta dicendo

Seguo il cameriere dentro al locale,
Oh cazzo.
-Aven? Che ci fai qui? -

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SPAZIO AUTORE

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The Ghost Of The MoonTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon