10. IN THE BACK OF MY MIND, YOU DIED

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Oggi~ Avery

Avevo aspettative molto basse sulla festa, ma è andata discretamente bene; Ryle è stato molto gentile con me e comprensivo.

Ammetto però che per tutta la serata ho pensato ad Aven.
Le sue parole hanno invaso la mia testa, non riuscivo a distrarmi, erano come tatuaggi incisi nella mia mente.

Quando parlava di Giuda, a chi si
riferiva?

Ora sono in macchina con mia madre, lei ha lavorato tutto il giorno ed è stanca, si nota benissimo dai suoi occhi; le palpebre sono più abbassate del solito e non si è degnata nemmeno di salutarmi.

Dopo cinque minuti arriviamo a casa.
Mia nonna abita al terzo piano mentre io e mia madre occupiamo il piano terra e il primo piano.
Sono davvero grata a mia nonna per averci ceduto buona parte di casa sua, dopotutto la nostra permanenza non era programmata e lei aveva tutto il diritto di rifiutarsi e lasciarci in un monolocale nelle zone più malfamate di New Orleans.

Appena entro mi dirigo subito in camera mia, sono stanchissima, ho bisogno di dormire un po'.

Entro nella mia stanza e accendo le luci quando una mano mi copre la bocca impedendomi di urlare.

-Ce ne hai messo di tempo, Little Angel, tua madre guida ai 10 km/h?-

Riconosco subito la voce di Aven.
È molto più alto di me e più forte perciò potrebbe strozzarmi senza fare sforzi.

È venuto qui per uccidermi?
Come ha fatto ad entrare?
Era lui la persona che mi ha spiato per tutta la festa?

Toglie la sua mano dalla mia bocca e scatta davanti di me per osservarmi meglio.

Indossa dei jeans baggy scuri, simili ai miei e una felpa nera, probabilmente di cinque taglie in più.

La felpa copre la maggior parte delle mani lasciando scoperte solo le dita ricoperte di anelli.
I suoi capelli neri gli ricadono sulla fronte nascondendo i suoi magnifici occhi che avevo osservato solo poco prima.

Il mio cuore batte all'impazzata.
Non riesco ad urlare, non riesco a muovermi, sono completamente paralizzata.
Nella mia testa si sovrappongono un milione di domande mandandomi in un caos totale.

-Non sono qui per farti del male, respira-

Involontariamente rilasso tutti i muscoli, non mi fido di Aven ma una parte di me è consapevole che non mi farebbe mai del male; dopotutto se avesse veramente voluto ferirmi lo avrebbe già fatto.
Oppure mi sto solo illudendo come sempre.

-Come hai fatto ad entrare? Perché sei in camera mia?- balbetto tutto d'un fiato.

Lui si avvicina sempre di più così io indietreggio fino a toccare il muro con la schiena.
Respiro a fatica, il cuore continua a battere in modo irregolare.

-Respira, Little Angel- esclama lui con tono deciso.
-Ho trovato una copia delle chiavi sotto lo zerbino, tranquilla non ho toccato nulla in camera tua-

Una rabbia improvvisa s'impossessa del mio corpo accecandomi completamente.
-Ma come ti permetti?! Sei entrato in casa mia senza avere nemmeno la decenza di avvertirmi!- urlo cercando invano di spingere Aven con tutta la mia forza, ma lui non si sposta nemmeno di un centimetro.

-Avery, basta urlare, non sono qui per ucciderti tantomeno per farti del male, voglio solo parlare- la sua voce è pacifica, come se per lui fosse normale entrare nelle case altrui senza permesso.

La sua tranquillità mi spaventa, se lui soffrisse veramente del disturbo schizofrenico potrebbe avere cambi d'umore improvvisi e allucinazioni. Perciò mi blocco di colpo e cambio totalmente la mia espressione.

The Ghost Of The MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora