6. ISN'T IT STRANGE HOW PEOPLE CAN CHANGE

251 31 58
                                    

Oggi~Avery
Che diavolo ci fa Aven qui?

-Hai usato il suo nome?- sussurra lui ribollendo di rabbia.
-Aven, non capisco di cosa tu stia parlando - esclama Ryle evidentemente confuso.
-Hai usato il suo cazzo di nome? - ripete alzando il tono della voce.
-Aven, calmati ti prego, non so veramente di cosa tu stia parlando -

Aven sembra veramente incazzato, gli tira un pugno sulla mandibola e con le mani gli cinge il collo.

Oddio.

Comincio ad urlare,
ormai tutto il jazz club ci sta guardando.

Ryle cerca di togliere le mani di Aven dal collo senza risultato.
-Aven lascialo ti prego, ti scongiuro! - urlo,
ma lui aumenta la presa.

-Come hai potuto? Ryle, perché l'hai fatto? - il suo tono di voce è carico di rabbia.
Ryle sembra pietrificato.
Le lacrime cominciano a bagnarmi il viso, il battito cardiaco accelera.

-Di cosa stai parlando? - riesce a dire infine con la voce soffocata

Aven sta per rispondere ma viene spinto e ammanettato dagli agenti di polizia che a questo punto sono entrati correndo.

Non so cosa dire, perché ha tentato di strozzarlo?
Cosa intendeva per 'il suo nome'?
Ryle sta bene?

Mi pulsano le tempie, non so più cosa pensare, in due giorni sono accadute così tante cose.
In questo momento avrei solo bisogno bere di qualche drink insieme ad Evyn.

-Stai bene? - la voce di Ryle mi fa sobbalzare
-Mi hai spaventato - esclamo facendo un sorriso sforzato e una risata nervosa.
-Comunque io sto bene, te invece? - continuo io
-Sto bene tranquilla- mormora lui

-Dov'è Aven? - gli chiedo
-L'hanno portato in centrale, rilassati-
mi sussurra lui all'orecchio,
poi mi abbraccia di lato sfregando le sue mani sul mio braccio per scaldarmi.

Arrossisco all'istante, il suo tocco è delicato ma deciso e i suoi morbidi ricci mi sfiorano la guancia.

Dio, è una sensazione bellissima.

Rimaniamo abbracciati per una manciata di secondi.

-Dai, ti accompagno a casa - conclude sempre lui rompendo il nostro contatto.
Annuisco e mi alzo.

Per tutto il tragitto dal locale a casa mia rimaniamo in silenzio.

-Quindi tu abiti qui? - esclama ormai davanti alla soglia della mia abitazione
-Eh si -

Ispeziona la casa con lo sguardo.
Madonna che imbarazzo, casa mia è vecchia e logora, lui sarà abituato alle ville enormi, probabilmente starà pensando che non sono alla sua altezza.

-Mi piace - conclude alzando un lato della bocca

Cosa? Mi starà sicuramente prendendo in giro, non può pensarlo veramente.

A quel punto lui si gira e fa per andarsene

-Cosa intendeva Aven per 'il suo nome?' - chiedo richiamando la sua attenzione
Ryle si volta verso di me
-Non lo so nemmeno io, te l'avevo detto, Avery, lui non è la persona che dice di essere-

E poi se ne va veramente lasciandomi lì immobile a fissare la sua sagoma che lentamente sparisce.

Oggi~Ryle

Sbatto la porta di casa.

Aven ha sempre odiato perdere il controllo, quando eravamo piccoli lui non urlava quasi mai e rimaneva sempre calmo, anche nelle situazioni difficili.

Diceva che la vita era come una partita a scacchi, per vincere bisogna essere calmi e concentrati sennò la perdita è assicurata.

Ma oggi è completamente esploso di rabbia, non lo vedevo così da giorno in cui mi picchió.

E in entrambi i casi la causa sono io.
Sono uno stronzo, avrei dovuto lottare per lui, invece mi sono arreso subito.

Non ce la faccio più a resistere, ho bisogno di sfogarmi.

Comincio a tirare numerosi pugni sul muro bianco, ad ogni pugno la parete comincia a colorarsi di rosso e il dolore aumenta sempre di più.

5 anni prima

Aven è andato a prendere le sigarette, così io lo sto aspettando in camera sua.

Non amo curiosare in giro, non sono il tipo di persona che invade la privacy altrui, soprattutto quella del mio migliore amico.

Ma ho incrociato con lo sguardo il quadro appeso al centro della stanza, una volta Aven mi disse che nascondeva le sigarette dietro di esso.

A suo padre non importava se lui fumasse o no, ma le nascondeva comunque perché aveva bisogno di sentirsi come gli altri ragazzi.

Sono consapevole che non dovrei guardare, ma devo sapere cos'altro nasconde lì.

Mi alzo dal letto e sposto il quadro.

Dal retro di esso cadono delle lamette, dei cerotti e dei cocci di vetro insanguinati.

Cazzo.
Non può essere. Non può essere.
Aven si fa del male?

Rimango immobile, non riesco a muovermi.
Continuo a fissare le lamette ai miei piedi.

Perché lo fa? Cosa lo spinge a farlo?
Perché non me ne sono mai accorto? Io dovevo aiutarlo, glielo avevo promesso.

Sento dei passi provenire dalle scale, rimetto tutto dietro al quadro e mi siedo sul letto.

-Eccomi sono tornato- esclama Aven aprendo la porta
Rimango immobile a fissare il vuoto, non riesco a muovermi.
-Ryle, stai bene?-

Oggi

-Ryle, sei a casa? - sento la voce di Frank provenire dal suo studio.
Cazzo, pensavo di essere solo.

-Si - urlo dall'ingresso

-Potresti venire qui? - esclama con tono serioso.

Ho sempre odiato il suo tono di voce, è estremamente serio e autoritario.

Mi dirigo verso il suo studio, mi chiedo sempre l'utilità di avere uno studio enorme se si lavora sempre via.

Apro la porta e lo vedo piegato sul computer, non mi degna nemmeno di uno sguardo.

-Che succede? - chiedo con un filo di voce
-L'hai venduta? - mi chiede con il suo tono imponente, continuando a scrivere sul suo computer.

-Certo, non ti preoccupare - rispondo con aria delusa.
Non mi aspettavo che mi chiedesse come sto, ma almeno speravo che mi rivolgesse uno sguardo.

-Ok, ora vattene devo fare una riunione importante -

--------
SPAZIO AUTORE

Ciao, come state?
Vi è piaciuto questo capitolo?
ig:torrancwbook
tik tok: torrancwbooks

The Ghost Of The MoonWhere stories live. Discover now