21. 'CAUSE I'M SO INTO YOU

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Oggi-Avery

Ci fermiamo davanti ad un palazzo altissimo, non riconosco la strada, non so dove siamo.
Mi guardo intorno per cercare di captare anche un piccolo dettaglio che mi faccia intuire la nostra posizione, ma non trovo nulla.

Intorno al palazzo ci sono solo strade e l'abitazione più vicina probabilmente è ad un chilometro o due da qui.
Dio, ho visto un film horror cominciare esattamente così.

-Aven? Dove siamo? Non vuoi uccidermi e spargere i miei resti in mezzo al nulla, vero?- Chiedo un po' spaventata.

Aven sembra divertito dalla mia domanda perché accenna un sorriso e mi risponde; -tranquilla Avery, se avessi veramente voluto ucciderti non l'avrei mai fatto davanti ad un palazzo e sicuramente non ti avrei lasciato il cellulare-

-Così si che mi rassicuri-
Controbatto ironica alzando gli occhi al cielo in modo teatrale.

Lui mi rivolge un sorriso e scende dal veicolo, lo imito ma appena il mio piede tocca l'asfalto sento una fitta alle ginocchia e il dolore ritorna più acuto casuandomi un gemito.
Aven se ne accorge perché si avvicina e mi prende in braccio proprio come poche ore fa.

Mi scappa un urlo, mi sarei aspettata di tutto ma non questo.
-Hai rotto, mettimi giù!-
Mi dimeno ma lui come sempre non si sposta di un centimetro.

-Dubito che tu voglia che io ti metta giù-
È estremamente divertito dalla mia reazione.
Lo fisso negli occhi, i suoi invece sono fissi sulle mie ginocchia sfregiate.

Comincia a camminare e si avvicina al palazzo bianco che riprende delle colonne greche sulla facciata.

Sull'insegna si legge 'S&D' in neon rosso che ricopre metà del palazzo.

-S&D?- Chiedo con un filo di voce confusa.
Aven si lascia scappare un sorrisetto;
-Sex & Diamonds- sussurra malizioso.
Gli rivolgo un'occhiata torva ma non faccio in tempo a rispondere perché riprende a camminare.

Appena varchiamo la soglia il profumo dell'alcol inonda le mie narici.
Osservo incuriosita l'ambiente circostante; ci sono dei divanetti in velluto blu posizionati in cerchio, al centro è collocato un palco nero con un palo in acciaio, più lontano invece si trova un altro palco ma rispetto al precedente esso è più grande e ospita più pali.

Involontariamente apro la bocca stupita, siamo veramente in uno strip club?!
Dio, non stava scherzando quando ha letto l'abbreviazione.
Lancio un'occhiata incazzata ad Aven, ma che ci facciamo qui?

Il locale è vuoto, poiché è giorno, eccetto tre uomini di mezza età seduti davanti al bancone centrale.

-Esigo delle risposte- Intimo ad Aven sottovoce per non farmi sentire dagli altri, anche se dubito che mi sentirebbero dato che il locale è enorme.

Aven m'ignora completamente e mi porta lontano dagli occhi indiscreti di quei uomini facendomi sedere sul tavolino circondato da due divanetti.

Sto per parlare quando la figura di un uomo sulla cinquantina si presenta nel mio campo visivo, esso guarda Aven e poi sorride.
-Christ, da quanto tempo!-
Esclama lo conosciuto con nostalgia spostandosi i capelli grigiastri all'indietro.
-Ciao, Jik-
Aven accenna un sorriso di cortesia ma torna subito serio.
-Allora, chi hai portato oggi?-
Chiede l'uomo passando il suo sguardo da Aven a me; mi concede un sorriso malizioso e poi torna a guardare Aven.
-Non ti sembra un po' piccola per assumerla?-

Mi ha scambiato per una puttana?
Lo fulmino con lo sguardo, anche Aven sembra incazzato perché gli lancia un'occhiata torva e carica di rabbia.

-Lei non si tocca hai capito? Non è qui per questo, perciò prova solo a toccarla e ti giuro che ti strappo gli occhi e ti faccio ingoiare così tanta benzina da farti diventare un focolare vivente-
Scandisce severo mentre lo guarda.
Tuttavia l'uomo sembra sempre più divertito dalla sua reazione perché si lascia sfuggire un sorrisetto.

The Ghost Of The MoonWhere stories live. Discover now