11. I WANNA BE HIGH ALL THE TIME

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Oggi~ Aven
4 anni 6 mesi e 16 giorni

È mezzanotte, la strada è buia e fredda.
I turisti sono tutti radunati nella Bourbon Street in mezzo ai locali e dentro ai negozi apparentemente tipici.
Probabilmente non sono consapevoli delle zone malfamate della città, delle zone silenziose dove bambini e ragazzi sono costretti a vendere merda per vivere.

Sono appena uscito da casa di Avery lasciandola sola con la sua rabbia.
So che non sarei dovuto entrare in casa sua senza il suo permesso, ma dovevo parlarle in privato, volevo sapere che cazzata Ryle si era inventato questa volta per allontanarla da me.
Non che ci volesse tanto, mi sono già fatto una brutta reputazione da solo perciò basta poco per far credere a tutti che io sono solo un pazzo.

Ma avevo intuito che Ryle questa volta doveva averle detto qualcosa di serio, dato che Avery mi guarda come se fossi un omicida psicopatico scappato dal carcere minorile.

Non riesco ancora a crede che lui si sia inventato cazzate anche su mia madre.
Si, sono consapevole che non era molto sana mentalmente, ma la schizofrenia? Mi sembra alquanto esagerato anche per lei.

Le urla provenienti dai vicoli ciechi mi fanno tornare alla realtà e mi costringono a concentrarmi sul mio compito.

Tengo le mani nascoste nella felpa mentre continuo a camminare.

Mi fermo sotto un lampione, da qui si possono vedere tutti gli ostelli squallidi e i monolocali disposti in ordine.
Vengo spesso qui, ma ogni volta avverto sempre lo stesso senso di malinconia, sporcizia e rabbia.

Un uomo incappucciato si avvicina a me.
-C'è l'hai? - sussurra continuando ad osservare la strada visibilmente ansioso.

Non gli rispondo.
Non voglio che riconosca la mia voce e non alzo nemmeno la testa coperta dal cappuccio della mia felpa.

Estraggo dalla tasca una piccola busta in carta.
Ma prima di consegnargliela aspetto che anche lui tenga in mano il suo sacchetto contenente i soldi, non mi fido di lui.
Potrebbe prendere la busta e scappare.

Ci scambiamo velocemente i sacchetti; lui a quel punto si gira velocemente e se ne va.

Che stupido, mi ha voltato le spalle. Avrei potuto accoltellarlo o strangolarlo in meno di quindici secondi.

Mentre la sua figura scompare fra l'oscurità ricevo un messaggio da un numero sconosciuto.

Torna subito a casa

Ogni volta che commetto un crimine un numero sconosciuto mi invia sempre lo stesso messaggio.
Non so chi sia, ma ho veramente dei forti sospetti.

************

Sto aprendo la porta di casa mia.
Il soggiorno è completamente buio, si vede solo una piccola luce proveniente dallo studio.

Mi avvicino cautamente e apro la porta.

Jhon Christ, l'imprenditore di successo, l'uomo più ricco della città, marito eccellente e padre favoloso, è seduto sulla sua poltrona.

-Aven Christ, ho ricevuto una chiamata dalla centrale dei carabinieri-
Mi irrigidisco subito, cazzo.

-Mi hanno riferito che tu hai cercato di uccidere Ryle Collins, è la verità?- chiede seduto sulla sua poltrona guardandomi negli occhi.
Nessuno riesce a sostenere il suo sguardo, i suoi occhi sono di brace ardente, riescono a vedere la tua anima.
Mia madre non ne era mai capace e abbassava lo sguardo ogni volta.
Ma a differenza di mia madre, io lo fisso.
Non abbasso mai gli occhi, voglio leggere il suo viso, voglio leggere la sua anima e poi usarla contro di lui.
E so che questa cosa gli da fastidio.

-È vero, ma non era mia intenzione cercare di ucciderlo, volevo solo spavent...-

-Non importa quali erano le tue intenzioni!- m'interrompe Jhon urlando.
Io rimango immobile, sono veramente tentato di difendermi urlandogli contro a mia volta, ma so che peggiorerebbe solo la situazione.

Si alza dalla sedia senza distogliere i suoi occhi dai miei e avanza fino a sfiorare il mio petto.
Io sono più alto di lui e più forte, non può farmi del male e uscirne illeso.

-Aven, sai che ci saranno delle conseguenze per il tuo comportamento?-
-Jhon, è inutile che cerchi di spaventarmi, non ho più dieci anni. Potrei ucciderti anche in questo momento-

A quel punto butta la testa indietro e scoppia a ridere.
-Dato che potresti uccidermi, perché non lo hai già fatto? - mi provoca lui con un sorriso falso.
Ricambio il suo sorrisetto di merda e gli rispondo;
-Sai benissimo il perché - esclamo prima di andarmene.

Non posso stare in casa per più di altri cinque minuti.

Lascio il sacchetto nel tavolo accanto al divano e poi chiamo Rhys Campbell.
Spero veramente che sia sobrio perché devo comprare una cosa urgentemente.

*********
Sono davanti la casa dei Campbell, dove solo un paio di ore prima era affollata da ragazzi ubriachi e giocatori di football.

-Aven, dev'essere veramente urgente se mi chiami a quest'ora- esclama Rhys mentre cammina verso di me con quel sorriso idiota.

-Ho bisogno di un pugnale, il pugnale più bello che hai- affermo deciso arrivando al punto.

L'espressione di Rhys cambia drasticamente, mi guarda sospettoso e confuso.
-Lo sai che non devi fare domande, devi solo procurarmi ciò che ti chiedo e basta- continuo io quando vedo che lui è sul punto di farmi una domanda.

-Quando ti serve?-
-Entro domani mattina-
-Cazzo, devi essere proprio nella merda- sospira
-Vado a prenderlo è in garage, tu prepara i soldi- continua lui

Dopo svariati minuti torna tenendo una scatola nera nelle mani.
Sollevo il coperchio per controllare che veramente ci sia il pugnale.
Dovrei fidarmi di Rhys dato che è il mio procuratore da un paio di anni ma è meglio sempre accertarsi.

I traditori sono coloro che appena ricevono la tua fiducia ti pugnalano alle spalle, lo sanno tutti.

Gli passo i soldi e poi me ne vado, ormai sono le tre di mattina, non voglio andare in centro in mezzo ai turisti.
Non mi piace stare nei luoghi affollati.
Così decido di andare al cimitero.

Appena apro il cancello il ferro emette uno scricchiolio che rompe il silenzio di quel posto sacro, ormai maledetto.

Raggiungo la tomba di mia madre e mi siedo accanto di essa.

Sono morto anche io quattro anni fa, la mia anima è ospitata all'Inferno mentre il mio corpo continua a vagare nella terra.
Penso mentre guardo le due rose sulla sua tomba.

Prendo un pezzo di carta, ci scrivo sopra e lo infilo nella scatola nera prima di appoggiarla alla mia destra.

Mi guardo intorno.
Al centro del mausoleo c'è una bellissima vetrata e oggi la luna si trova al centro di essa.

I raggi lunari si appoggiano sulla tomba di mia madre.

-Sai mamma, la nostra famiglia regna ancora sui segreti, sulle menzogne e sulla violenza.
Non è cambiato molto da quando te ne sei andata, la luna continua a brillare e la verità continua a nascondersi-
Faccio un respiro profondo.
-Ci sarà mai la pace nell'Inferno? La verità si farà mai trovare?- sussurro guardando la luna.

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SPAZIO AUTORE

Ciao! Come state? Vi è piaciuto il capitolo?

Inizialmente questo capitolo conteneva sia il pov di Avery e sia quello di Aven ma per una questione di lunghezza ho deciso di diverderlo in due capitoli differenti, perciò questo capitolo è più corto degli altri.

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