25.WORDS ARE VERY UNNECESSARY

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⚠️Questo capitolo contiene scene che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno, perciò consiglio la lettura ad un pubblico consapevole.
(p.s. è stato un parto scrivere questo capitolo, perciò vi prego di leggerlo con calma😭)

Oggi-Aven

1:30am

È scappata davanti ai miei occhi e io l’ho lasciata andare, se l’avessi fermata si sarebbe spaventata ed al posto di aiutarla avrei ottenuto l’effetto contrario.
Tuttavia sono quasi sicuro che tornerà a casa sana e salva, ho fatto spargere la voce che chi si sarebbe permesso di toccarla avrebbe subito le conseguenze, e nessuno è mai stato così stupido da disobbedirmi.
Poi mi sono inventato una scusa per non far notare che io ci tenessi a lei evitando di mostrare ai peggiori criminali del mondo il mio tallone d'achille.

Entro in ospedale e raggiungo Ryle nascosto dietro al muro, intento ad osservare la squadra di football che è appena arrivata e già sovrasta la sorella di Rhys di domande mentre quest’ultima alza gli occhi al cielo stanca del loro atteggiamento.

Con la testa faccio un cenno a Ryle invitandolo a seguirmi e poi entro dentro il primo sgabuzzino che trovo con disinvoltura, sicuro che il mio amico sia alle mie spalle.

Infatti è proprio così, Ryle mi segue senza commentare, fidandosi ciecamente di me.
È veramente un coglione.
Ma forse questo l'ho già detto numerose volte.

-L'hai fatto?-

Ryle si passa la mano fra i capelli con fare nervoso.

-Stavano entrando i medici, sono riuscito solo a pugnalarlo sulla spalla-

Ecco.
Con delle semplici parole il tempo si ferma.

Cazzo, questa non ci voleva.

Ryle si è accorto del mio silenzio e prova in tutti i modi a giustificarsi; -dovevo nascondermi, se mi avessero trovato lì…-
Ma non fa in tempo a terminare la frase che io sono già fuori dallo sgabuzzino.

Siamo fottuti, o meglio, sono fottuto.

Esco velocemente dall'ospedale.
Ma appena arrivo al marciapiede mi arriva un messaggio.

-Hai la roba?

Sono consapevole che sarebbe inutile mentire perciò prendo un bel respiro e gli scrivo una risposta secca.

-No

Spengo il cellulare camminando spedito verso un posto preciso: la casa di Avery.

Ho bisogno di accertarmi che lei stia bene e che sia a casa a riposare.

Dopo un paio di minuti arrivo davanti a casa sua, tutte le luci sono spente, quindi probabilmente starà dormendo.
Apro la porta d'ingresso cercando di fare il meno rumore possibile, poi mi fiondo subito sul corridoio di camera sua salendo le scale con cautela.

Appoggio l'orecchio sulla porta cercando di captare qualche rumore.
Ma c'è silenzio. Troppo silenzio.

Spingo la porta aprendola di pochi centimetri, prima di aprirla definitivamente.
Ed è in quel momento che la vedo.

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