Capitolo 12

56 5 0
                                    

Eravamo entrati ufficialmente nel 1941 e la guerra ancora continuava. Il 10 giugno 1940 si aggiunse anche l'Italia per via dell'invasione di Mussolini.
Tra me e Dafne le cose andavano bene, però ci evitavamo per non destare sospetti. Anche perché c'era un soldato che non faceva altro che tenere lo sguardo fisso su di me. Per un anno però, sono andato a combattere in guerra verso i paesi nemici, quindi io e lei non ci vedemmo per un anno intero. Per quanto riguarda me e Dafne, molto probabilmente Edward aveva detto a mio padre ogni singola cosa che era successa sotto al suo naso. Oggi mio padre veniva a vedere come stavano andando le cose in questo campo di concentramento.
«sei in ansia?» - mi chiese Ethan.
Ovvio che ero in ansia. Avevo paura di quello che avrebbe fatto vedendomi. Mi avrebbe abbracciato? Mi avrebbe detto «mi sei mancato»?
Da lui potevo aspettarmi di tutto dopo quello che fece.
Ero talmente teso che anche gli altri soldati lo capirono.
«un po'»-risposi alla sua domanda di prima.
«tranquillo, é qui solo per vedere come sta andando» - disse dandomi una pacca sulla spalla
Già, e anche a torturarmi di domande.

*

«Érick»
«padre, dimmi tutto»
Appena era arrivato non aveva fatto nulla. Non mi aveva detto niente, neanche un «come stai?».
«sono venuto qui solo per dirti che sto organizzando il tuo matrimonio»
Ma.. ma.. matrimonio?
Merda, mi ero completamente dimenticato di Stefania.
«papà io..»
«non c'è bisogno che ringrazi» - disse interrompendomi. - «farei tutto per te»
Si certo..
Alle sue spalle vidi Edward e mentre lui si allontanava per controllare altro, io mi avvicinai a quello che io consideravo «migliore amico»
«sei un bastardo. So perfettamente che gli hai detto tutto quello che c'è stato tra me e Dafne»
«mi ha ordinato di dirglielo, non potevo dire che non sapevo nulla»
«si invece!» - dissi urlando -«tu eri il mio migliore amico, cazzo e mi hai mentito! Mi avevi detto che Dafne era morta! Morta! Capisci!? Capisci cosa ho provato appena ho sentito che era morta?! Volevo morire perché non avevo saputo proteggerla!»
«Érick io..»
«sta zitto!» - dissi urlando. - «da oggi in poi sei il mio nemico, sappi solo questo» - dissi per poi andare nel mio ufficio.
Ero troppo arrabbiato, non riuscivo più a controllare la mia rabbia che da un momento all'altro potrei esplodere come una bomba ad orologeria.
«Érick, c'è un biglietto per te» - disse Ethan consegnandomi il biglietto.
Io ero di spalle, accanto al tavolino.
«buttalo, non voglio avere niente a che fare più con nessuno»
«è importante»
«importante..» - dissi facendo una piccola risata - «d'importanza nella mia vita non c'è più nulla da quando mia madre è morta. Perciò butta quel biglietto e vattene. Voglio restare solo. Ah e se incontri mio padre digli di andare a quel paese, da parte di suo figlio ovviamente, anzi, digli che è da parte di Érick García e non da Érick Rodríguez»
Lui non disse nulla e andò via. Mi lasciò da solo, nel mio limbo personale. Risi, risi e ancora risi, per poi diventare una crisi di nervi. Piansi a dirotto e lanciai qualsiasi cosa mi capitava per terra. Poco dopo mi calmai, ma sentii qualcosa. Un pianto di un bambino. Proveniva da fuori. Aprii la porta e vidi un bambino rimboccato con una coperta.
«ei piccolo ciao» - dissi prendendolo in braccio ed entrando dentro chiudendo la porta.
«che ci fai qui, eh piccolino» - sorrisi. Era davvero carino. Aveva gli occhi azzurri e i capelli castani. Ora che lo vedevo bene aveva gli stessi lineamenti di una persona che conoscevo.
Somigliava a Dafne, ma lei non aveva fratelli.
Un momento.., posai il bambino sul mio letto e dalla spazzatura, buttata per terra, presi il biglietto di prima che mi voleva dare Ethan e lo iniziai a leggere.

Caro Érick,
so che ti sembrerà strano quello che leggerai, ma è così.
Ethan mi ha accompagnata in ospedale, mettendomi una divisa da tedesca in modo tale da passare inosservati. Ti chiederai perché sono andata in ospedale.. quello che voglio dirti, non saprei come spiegartelo, ma ti chiedo solo di prenderti cura di lui. Prenditi cura di lui e basta, di nostro figlio. Tuo figlio. Si chiama Alejandro García(dato che so che hai cambiato cognome ho deciso di dargli questo). Nonostante la guerra, Dio ha voluto che diventassimo genitori. Ha già compiuto un anno il 24 dicembre. Perdonami se te l'ho tenuto nascosto, ma ho dovuto. Sappi solo che io sto bene, sono ancora viva, ma non posso prendermi cura di nostro figlio.
Non te l'ho mai detto ma.. sappi che sei il mio primo amore.

Ti amo,
tua Dafne.

Guardai il bambino sul letto. Mio figlio. Sono diventato papà.

You are the reason Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora