Capitolo 20

44 4 0
                                    

«tieni nipotino» - disse mio padre dandogli da mangiare.
«non riesco ancora a credere che tu mi abbia capito»
«ho pensato che se tu fossi stato al suo posto e io al tuo, avrei reagito allo stesso modo»
Sorrisi e poco dopo presi in braccio Alejandro e lo portai di sopra e lo feci addormentare.
Nonostante mio padre l'abbia salvato, io ancora non mi fidavo tanto di lui.
«piccolo, se il nonno ti facesse qualcosa di brutto non esitare a dirmelo ok?»
«perché?» - chiese.
«non ha importanza il motivo, devi solo dirmelo ok?»
Annuì con la testa e poi si mise sotto le coperte e si addormentò.
Scesi di sotto e con mio padre mi recai al campo di concentramento.
Durante il tragitto mi faceva domande riguardanti la mamma di Alejandro.
«non lo so chi è. Te l'ho detto che mi facevo le donne ebree e magari con una è successo»
«si certo..»
«papà davvero. Non torcere nessun capello a mio figlio»
«non ho intenzione di fare del male a mio nipote»
Alzai un sopracciglio e poi sussurai «vedremo».
Qualunque cosa gli farai papà, stanne certo che sarò pronto ad uccidere te.

*

Ero nel mio ufficio quando all'improvviso entrò una persona. E chi poteva essere se non quel coglione di Edward?
«sono occupato, vattene» - dissi sistemando alcuni documenti.
«è importante»
«non mi interessa»
«neanche se si tratta del tuo nuovo amico Ethan?»
Smisi di sistemare i documenti. Mi alzai dalla sedia e gli andai incontro.
«cosa cazzo è successo?»
«gli hanno sparato. Ed è morto»
No..
Ethan.
Spinsi di lato Edward ed andai da mio padre.
Arrivai nel suo ufficio e lo vidi seduto, con un sorriso che gli poteva arrivare vicino agli occhi se sorrideva ancora di più. In mano aveva anche un bicchiere di vino.
«quando hai detto che non avresti fatto del male ad Alejandro intendevi che hai intenzione di uccidere tutti quelli che mi hanno coperto?Non è così?» - dissi mentre lui sorseggiava il vino.
«certo, e il prossimo sarà Stefania»
«che hai intenzione di farle?»
«perché non lo vedi tu stesso?» - disse girando il computer.
Vidi che c'erano due tedeschi. Lei era seduta sulla sedia del tavolo in cucina.
Sul tavolo mise tre tazze di caffè.
Si allontanò un attimo e un tedesco le mise nel caffè una bustina.
Veleno.
Lei tornò poco dopo e poi iniziò a bere. Subito dopo iniziò a tossire e a tenersi il collo. Si accasció subito dopo sul tavolo.
«fallo» - disse uno dei tedeschi che era lì.
«c-che vuole f-fare?»
«continua a vedere e lo scoprirai»
Uscirono da casa, con Alejandro in braccio.
«perché hanno mio figlio?! E perché stanno uscendo?! Cosa cazzo vogliono fare?!» - sbottai contro di lui.
Sentì una bomba.
Mi girai verso il monitor che, a quanto pare, c'era un terzo tedesco in macchina a riprendere la scena da fuori. La casa andò in fiamme. La mia casa esplose.
Il computer si spense e io guardai mio padre. Ero furioso.
Uscì fuori dal suo ufficio senza dire nulla. Vidi Alejandro venirmi incontro. Lo presi in braccio e lo cullai.
«s-stefania..» - disse piangendo.
«shh tranquillo amore» - gli misi una mano dietro la testa e lui la appoggiò nel mio collo. Potevo sentire le sue lacrime che scendevano in modo rapido.

*

«dormi ti prego Ale»
«non riesco..»
«lo so che sei turbato, ma devi dormire»
Lo coccolai fino a quando non si addormentò.
«papà..»
«dimmi amore»
«piangi?» - mi chiese.
Feci un respiro profondo.
«va tutto bene. È normale piangere anche per noi grandi.» - dissi accarezzandogli la guancia.
«ti manca mamma?»
«si.. anche lei c'entra con questo piccolo pianto che sto facendo»
Mi manca Ethan, Dafne, Stefania.. ma specialmente mi manca quella tranquillità che emanava mia madre.
Lei.. che con tutto ciò che stava accadendo.. mi tranquillizzava sempre.
Nonostante tutti questi pensieri che avevo in testa, dopo un po' mi addormentai.
Al mio risveglio, mi girai verso la mia destra dove doveva esserci Alejandro, ma non era presente.
Non era accanto a me.
Mi alzai di scatto e mi cambiai mettendo la solita divisa.
Corsi fuori e non lo vidi.
Andai in sala pranzo e non lo vidi nemmeno.
Nell'ufficio di mio padre? Neanche.
Corsi verso i dormitori degli ebrei, ma eravano vuoti.
Edward, che mi vide in panico, mi chiese cosa fosse successo.
Mi girai verso di lui e lo strattonai.
«dove cazzo è? Dov'è?!»
«non so di cosa stai parlando»
«non fare il finto tonto. Dov'è mio figlio?!»
«l'ultima volta che l'ho visto era abbracciato a te mentre dormivate. E mollami adesso che mi stai soffocando»
«non ti mollo finché non scoprirò dove lo avete portato e cosa avrete intenzione di fargli»
«io non c'entro nulla. Chiedilo a tuo padre»
Poco dopo lo mollai, ma gli tirai un pugno in faccia.
«questo è per tutto il resto. Mi hai tradito e non accetterò le tue scuse di merda»

You are the reason Where stories live. Discover now