Capitolo 14

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La guerra.
La guerra man mano ci stava distruggendo tutti. Nessuno riusciva a mantenere la calma. Gente che andava a sinistra, gente che andava a destra. Gli ebrei esausti e quasi tutti morti.
Lei non era sotto ai miei occhi. Mi avevano messo insieme agli uomini. Non sapevo nulla di lei. Se stava bene, se aveva fame, se fosse malata. Ero così preoccupato che volevo andare a vedere, ma non mi facevano passare.
Alejandro voleva vedere Dafne, ma più di una volta gliel'avevo impedito, anche se poi finiva per piangere.
Non sapevo come fare.
Ero così disperato che nemmeno Ethan riuscì a farmi mantenere la calma.
«Érick» - mi chiamò
«dimmi Ethan»
«pensi mai a come sarebbe stata la nostra vita senza la guerra?»
Sempre, volevo rispondere.
«più o meno. Magari non avrei mai pensato di innamorarmi di un'ebrea dalla quale poi avrò avuto un figlio»
Mi guardò mentre accarezzavo mio figlio che finalmente si era addormentato. «Ho sempre avuto paura di quello che avrebbe potuto mai pensare mio padre. Ho litigato con lui l'altro giorno»
«per il fatto del matrimonio?»
«si. Ho litigato con lui per il matrimonio che aveva organizzato di nascosto. Gli dissi che non volevo sposarmi e lui mi chiese il motivo. Gli risposi che io e Stefania c'eravamo presi una pausa. Non ho intenzione di dire la verità, perché ho paura di quello che le potrebbe fare. O a lei o a mio figlio, suo nipote»
«secondo me dovresti provare» - disse Ethan
«io vorrei dirglielo ma la paura ogni volta mi assale e non finisce più»
Ad un tratto sentimmo degli spari.
Alejandro si svegliò e mi salì addosso abbracciandomi e, io lo tranquillizzai.
«vai a vedere cosa è successo? Mentre io cerco di calmarlo»
Ethan uscì fuori e si informó.
Alejandro non smetteva di piangere e di stringermi forte.
«non ti devi preoccupare amore mio, ci sono io con te. Te l'ho promesso»
«mamma» - disse.
Da qui capii che voleva avere Dafne accanto a sé.
«lo so amore che vuoi la mamma, ma lei in questo momento non può venire»
Continuò a piangere a dirotto, senza mai fermarsi.
Subito dopo buttarono una bomba.
«cazzo, è troppo pericoloso se ti lascio qui»
Dovrò dirlo a mio padre, anche se prenderò dei seri provvedimenti.

*

Erano passate tre ore da quando ci hanno bombardati.
Tornai a casa solo per dire almeno a Stefania la verità. Mi promise che si prenderà cura di Alejandro in mia assenza.
Tutti gli ebrei e tutti gli altri soldati tedeschi che sopravvissero, tra cui io, andammo nel campo dove c'era mio padre e quel bugiardo di Edward.
Subito dopo arrivai davanti l'ufficio di mio padre. Bussai alla porta e dopo che mi disse «avanti» entrai.
«oh il mio caro figliolo, come va?»
«so che non t'importa nulla, ma vorrei dirti solo una cosa»
«sei ancora in tempo per il matrimonio»
«non è di questo di cui ti vorrei parlare»
«e di cosa?»
Bene, la paura iniziava a crescere.
«sarò schietto con te»- preso un bel respiro e iniziai a parlare - «si dà il caso che.. ecco io..»
Non riuscivo a continuare. Cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe punito uccidendoli?
«papà, se un giorno io ti venissi a dire che sono diventato padre ma non da parte di una tedesca come la prenderesti?»
«sinceramente se è da parte di un'ebrea sarei pronto ad uccidere entrambi. Non voglio avere un mostro come nipote e come nuora. Ma perché questo?»
Bene... ora che gli dico?
«ma niente così, dato che tanti altri tedeschi violentano le donne ebree, volevo solo dirti che potrei dimenticare di proteggermi, ma non è mai successo finora»
«meglio così»
Mi alzai dalla sedia e uscii dal suo ufficio.
«sinceramente se è da parte di un'ebrea sarei pronto ad uccidere entrambi. Non voglio avere un mostro come nipote e come nuora.»
D'accordo papà.. allora sappi che sarò anch'io il mostro di cui parli tanto.

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