A carte scoperte- 18

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"Talvolta ci fissiamo con una persona perché pensiamo che sia quella giusta. Altre volte, invece, l'attrazione verso chi non ci ricambia diventa un circolo vizioso, che ha radici molto più profonde. Oppure la paura di impegnarci sul serio ci fa provare emozioni forti solo per persone irraggiungibili".

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POVS Tony


Sono seduto sul davanzale della finestra nella mia camera da letto, scruto il panorama, tra le dita ho una canna: me la porto alle labbra e aspiro il fumo, mentre penso. Facendo delle ricerche su Mario ho scoperto che lui è stato insieme a una certa Cecilia, focalizzandomi meglio su alcune foto per poco non mi veniva un colpo: questa ragazza è stata insieme anche al sottoscritto, quando eravamo dei ragazzini. Abbiamo avuto una relazione breve, poi ci siamo persi completamente e non avevo idea che avesse intrapreso la carriera di modella e attrice.

L'ho cercata via social: Cecilia Moon, questo il nome completo, e l'ho contattata con una scusa rievocando i vecchi tempi. Era a Rimini per un servizio fotografico. Ho spostato poi la conversazione su Mario e lei mi confermò che erano stati insieme e gli dissi che anche lui si trovava a Rimini per lavoro.

Il mio cervello stava macchinando qualcosa: se riuscivo a dimostrare a Nina che Mario non era il ragazzo che lei pensava, allora avrei potuto avere una chance. Nina doveva credere che tra lui e Cecilia c'era ancora qualcosa.

La foto incriminatoria è stata scattata da Thomas, un ragazzo che ho pagato, che ho poi mostrato a Nina e che ho fatto circolare su Internet. Peccato che Nina non ci sia cascata, nonostante le mie allusioni, la ragazza è certa del sentimento che Mario prova nei suoi confronti.

Finita la canna la lancio lontano, in mezzo al bagliore del tramonto. Scendo dal davanzale e mi stiracchio. Sto per sedermi davanti al computer, quando qualcuno suona alla porta: mi incammino verso l'entrata domandandomi chi possa essere e quando apro davanti a me trovo Cecilia, che mi scruta seria.

"Dobbiamo parlare" sentenzia.

Spalanco la porta e le faccio cenno di entrare, quando cammina gli rimane sempre la postura da passerella. Indossa una canottiera bianca e una gonna di jeans, ai piedi porta dei sandali.

"Di cosa si tratta?" Infilo le mani in tasca mentre aspetto la risposta.

"Non mi piace come ti stai comportando: l'ho capito che centri te dietro quella foto al ristorante e l'hai anche postata in giro. Te l'ho già detto che non voglio far parte del tuo folle piano per far lasciare Mario e Nina, intanto perché ho rispetto per Mario: siamo stati insieme e il sentimento tra noi era vero. E motivo ancora più importante: sono fidanzata e non ti permetterò di rovinare la mia relazione. Sono stata chiara?" Sibila indignata.

Sbuffo sonoramente: dio quanto è pesante questa!

Lei scatta

"Non sei mai stato abituato a perdere, il tuo grande difetto è sempre stato l'egocentrismo, anche quando stavamo insieme, mi trattavi come un tuo trofeo e non la tua donna".

Mi stringo nelle spalle

"Hai finito la ramanzina?" chiedo scocciato.

Mi fulmina con lo sguardo, è proprio incazzata nera

"Non puoi manipolare le persone a tuo piacimento, non funziona così. Fermati finché sei in tempo, prima di perdere le persone a cui vuoi bene".

Ci fissiamo per un lungo momento, Cecilia si allontana a grandi passi verso la porta, afferra la maniglia e come la apre si ritrova davanti mio cugino.

Marco ci guarda interrogativi, Cecilia lo saluta al volo ed esce di corsa, nonostante non indossi le scarpe, sparendo alla vista.

Mi passo una mano tra i capelli, mentre mio cugino chiude la porta e ci si appoggia contro

"Cosa state confabulando voi due?" Chiede secco.

Fisso un punto nel pavimento, poi alzo lo sguardo su Marco

"Non sono affari tuoi".

"SI CHE LO SONO" urla puntandomi un dito contro "Stai mandando a puttane tutto per la tua ossessione per Nina, perché ti sta sul cazzo non poterla avere. Hai sempre avuto tutte le ragazze che volevi, tranne lei".

Mi avvicino a lui a grandi passi, ritrovandoci faccia a faccia.

"Non parlarmi così, non sai niente dei miei sentimenti. Io potrei darle tutto quello che desidera e invece lei ha scelto lo scappato di casa. Non sono pochi mesi che la amo, ho scoperto questo sentimento dopo che le sono stato vicino per la morte di Aaron, ma lei non era pronta, Speravo che un giorno lo fosse, ma poi è arrivato chi tu sai e ha mandato tutto all'aria".

Ora sono anche io furente, come osa mio cugino giudicarmi, si sente mister perfettino.

Mi allontano verso la camera, per porre fine alla conversazione, ma lui mi segue e si piazza sulla soglia, impedendomi di chiudere la porta.

"Se tu ci tenessi davvero a Nina saresti felice per lei, che finalmente ha trovato la pace. Invece sei un egoista del cazzo".

Faccio per spingerlo fuori, ma sguscia via e corre davanti al PC acceso, trovandosi di fronte le conversazioni che ho avuto con Cecilia, scoprendo il mio piano.

Mentre legge spalanca la bocca per lo stupore, non posso negare davanti all'evidenza.

"Cecilia non centra in questa storia, volevo coinvolgerla indirettamente, ma mi ha scoperto. Per questo l'hai trovata prima qui".

Marco si volta lentamente a guardarmi, colgo uno strano bagliore nei suoi occhi, una luce di rabbia.

Mi afferra per le spalle con determinazione

"Tony puoi farti curare se chiedi aiuto, vai da uno specialista, ma smettila di manipolare le persone. Quello che provi non è amore, ma sei ossessionato da lei. L'ossessione ti consuma il cervello, come un tarlo che scava nel legno. Ti voglio bene perché sei mio cugino, ma sappi che se dovrò fare una scelta io starò dalla parte loro".

Esce senza neanche salutarmi e lo sento sbattere la porta principale, mi lascio cadere sul bordo del letto e prendo la testa tra le mani.

Ogni volta che chiudo gli occhi vedo lei: il suo sorriso, la forza del suo carattere. Dovrei lasciar perdere, seguire il consiglio di Marco.

Ma in una piccolissima parte del cervello una vocina si insinua, come sempre, e mi dice che non è ancora finita.

Scalcio le scarpe e mi stendo sul letto, rannicchiato, mentre le immagini scorrono rapide nella mia testa. Non mi sono mai comportato così, io non sono così. A volte stento a riconoscermi, ma che mi sta succedendo?

Sbatto un pugno sul materasso con tutta la rabbia che ho: mi sento frustrato. Vorrei urlare con tutto il fiato che ho in gola, fino a perdere la voce.


Paradiso Artificiale- TeduaWhere stories live. Discover now