Ho bisogno di te- 19

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"Non ti renderai davvero conto, di quanto mi basti solo un tuo sguardo, a rendermi fuori controllo".


Sto camminando trascinandomi dietro il trolley, le ruote che sfregolano sull'asfalto, trotterellando dietro Mario. La mano libera me la passo sulla fronte imperlata di sudore: nonostante siamo in settembre il caldo non accenna a placarsi. Da una parte ne sono felice, perché posso godermi finalmente un po' di mare. Benedette ferie!

Mario si ferma e indica una casa poco più avanti

"È lì che staremo per 10 giorni" dichiara.

Mirko si lascia sfuggire un fischio di approvazione, mentre mia sorella impreca contro il caldo, facendo ridere Diego.

Quando Mario mi ha detto che saremmo andati in vacanza a Rimini, pensavo che saremmo stati solo noi quattro, non credevo che Mirko si sarebbe unito al gruppo. Non che mi dia fastidio, anzi lo trovo un ragazzo simpatico.

Mario pesca dalla tasca dei pantaloni la chiave che ci ha rilasciato l'agenzia e apre la porta: ci ritroviamo in un corridoio che porta alle camere da letto, da un lato e dall'altro alla sala da pranzo.

Diego si chiude la porta alle spalle, lasciamo i trolley momentaneamente nell'atrio e andiamo in esplorazione: dal vivo la casa è ancora più bella che dalle foto.

La sala da pranzo è ampia, include anche la cucina, modello openspace, con mobili in legno di pino e un tavolo di colore rosso accostato vicino al muro. Ha un divano in similpelle bianco a tre posti e due poltrone site ai lati, dello stesso colore.

In fondo alla sala c'è una portafinestra che dà su un piccolo balcone, chiuso da una ringhiera nera.

Tutti i mobili sembrano nuovi, o comunque non più vecchi di un paio d'anni. C'è un televisore attaccato al muro di fronte al divano, a occhio e croce sarà un 40 pollici di grandezza. Le pareti odorano di vernice, molto probabilmente hanno tinteggiato da poco l'intero ambiente.

Ci sono tre camere da letto: due matrimoniali e una singola, l'unica pecca è il bagno. C'è n'è uno solo. Speriamo di non litigarcelo.

Trascino il trolley nella prima stanza, anche qui i mobili sono praticamente nuovi. C'è un armadio a quattro ante di fronte al letto, una cassettiera con appeso uno specchio, attaccata al muro. E due comodini accanto al letto, tutto in colore legno di eucalipto.

Spalanco la finestra: davanti ai miei occhi si stende il panorama del mare. La casa è poco distante dalla spiaggia.

Rimango ad ammirare la meraviglia del mare, il profumo di salsedine che impregna l'aria, misto a profumo di pino. Respiro a pieni polmoni e mi appoggio con i gomiti al davanzale, vivendo un sogno ad occhi aperti.

Mi scosto dalla finestra e comincio a disfare la valigia, mettendo in ordine accurato i miei vestiti. Poco prima di partire Luna mi ha regalato un bikini bianco con pois neri, che trovo in fondo al trolley. Decido di provarlo e mi guardo allo specchio.

Sento delle voci in sottofondo, poi la porta d'ingresso che si chiude. Poco dopo Mario fa capolino nella stanza.

"Sono usciti per andare a fare la spesa" dichiara.

Mi volto a guardarlo: indossa una t-shirt rossa aderente, dei jeans neri in stile anni 70. Lascia vagare lo sguardo sul mio corpo e sento un brivido.

"Quindi siamo rimasti soli?" Domando leggermente perplessa.

Annuisce, incapace di togliermi gli occhi di dosso. Si avvicina a me con un sorriso dolce, poi mi accarezza il viso con un dito. Mi sfiora dolcemente la guancia con le labbra. Chiudo gli occhi mentre si avvicina alla mia bocca, in attesa della prossima mossa, il mio cuore ha accelerato tanto in attesa che le nostre labbra si incontrino. Schiudo le labbra e gioco con la sua lingua, accarezzandola lentamente con la mia, mentre infila una mano tra i miei capelli. Prima di staccarmi gli lecco il labbro inferiore. Lui mi guarda con occhi di desiderio, mi prende per i fianchi e mi fa girare, la mia schiena aderisce al suo petto. Mi prende delicatamente il lobo tra i denti e lo mordicchia, procurandomi una scarica elettrica e mi lascio sfuggire un gemito basso. Ho avvertito una vampata di calore e il classico spasmo tra le cosce. Il desiderio che provo per lui prende il sopravvento, facendo vacillare il mio autocontrollo.

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