CAPITOLO 7.

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Ho sempre desiderato essere la protagonista di un libro, ma non un libro qualunque

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Ho sempre desiderato essere la protagonista di un libro, ma non un libro qualunque.
Ho sempre desiderato salire al potere, ma senza usurpare gli altri.
Ho sempre desiderato andare avanti, ma senza schiacciare le idee altrui.
Insomma, ho sempre desiderato farcela ma senza essere accecata dai riflettori.
Da piccola c'erano volte in cui i bambini mi chiamavano strana, soltanto perché non avevo le loro stesse idee.
Io non volevo essere la principessa salvata dal principe, ma quella che riesce a combattere contro tutto e tutti per i suoi ideali.
Io volevo andare avanti senza dover ricorrere a doppi giochi, perché li ho sempre odiati.
Io volevo semplicemente dire di avercela fatta senza aver prima fatto male a qualcuno.
Ma questo non è mai successo perché non sono mai riuscita a contenermi.
Ho sempre provato ad essere gentile con tutti ma a quale prezzo?
Alla fine, crescendo, ho imparato che devi schiacciare gli altri per evitare di essere schiacciata a tua volta.
Non me l'ha insegnato nessuno, semplicemente l'ho imparato vivendo e venendo schiacciata dalle persone che io ritenevo mie amiche.
Dalle persone per cui io avrei dato me stessa e anche di più.
Quando aiuti qualcuno, ti aspetti che nel momento del bisogno quella persona sarà lì, a tenderti la mano e a portarti a galla quando stai affondando.
Ma non sarà così.
Le persone uccidono pur di non essere uccise, mentono pur di salvarsi la pelle e fanno il doppio gioco per arrivare primi quando tu volevi semplicemente un sorriso o una luce in quella buia galleria in cui eri rimasta bloccata.
Ma niente.
Ho incontrato pochissime persone nella mia vita, capaci di aiutarmi.
Gli altri hanno sempre fatto finta di niente, perché chiedere "come stai?" era troppo difficile.
Allora, ho imparato a farne a meno.
Me la prendevo se nessuno mi invitava per prendere anche solo un caffè, così ho imparato ad uscire da sola.
Ho imparato che devi essere un passo avanti a loro mantenendo stretti i tuoi ideali, solo così si riesce a camminare a testa alta.
Io sono andata avanti così, dicendo a me stessa che non mi interessava se non venivo considerata ma sapevo che non era la verità.
Sapevo che quelle pugnalate al petto, trasformate poi in cicatrici, non si sarebbero rimarginate tanto presto.
Ancora oggi sanguinano ed io con loro.
<<Sveglia, bambina! Il sole è alto e ti sta aspettando!>>
<<Joanne, non urlare di prima mattina...>> Sbuffo, lamentandomi.
<<Ero già sveglia, stavo solo pensando.>>
<<A cosa? Cosa ci sarà mai da pensare prima di una buona colazione?>> Strabuzzo gli occhi, ritrovandomela davanti con un vassoio argentato, contenente brioshe, caffè, succo d'arancia, biscotti e chi più ne ha più ne metta.
<<Buon compleanno, bambina mia.>> Mi appoggia il vassoio sulle gambe e si avvicina a me per darmi un bacio sulla fronte.
<<Grazie.>> Sorrido, abbassando la testa.
<<Come ti senti?>>
<<Come al solito, perché?>>
<<Per chiedere, ora mangia forza.>> Mi sorride, non soltanto con la bocca ma anche con il cuore di una persona buona e dolce come lei.
Si sposta una ciocca dei capelli color ebano dal viso, prima di uscire dalla stanza.
Una volta che si è chiusa la porta alle spalle, faccio un profondo respiro e, con ancora il vassoio sulle gambe, prendo il telefono e controllo le ultime chiamate.
Neanche il tempo di mettere il codice di sblocco che mi arrivano una valanga di messaggi di Allison, così decido di chiamarla.
Dopo neanche due squilli, risponde.
<<Buongiorno, bellezza! Tanti auguri!>> Allontano il telefono dall'orecchio, sentendo le sue urla.
<<Ciao, Ally... grazie. Sei stata sveglia fino a mezzanotte per darmeli?>>
<<Ovvio.>> La sento sbadigliare, dall'altro capo del telefono.
<<Mi spiace non averti risposto, stavo già dormendo.>> Addento un pezzo di brioche.
<<Non dire cavolate, non ti devi scusare, ed ora passiamo alle cose importanti.>>
<<Del tipo?>> Devo dire che Allison mi fa paura a volte.
<<Del tipo che devi tenerti pronta per le 20:00.>>
<<No, Allison, non mi va di->> Vengo interrotta, prima di finire di parlare.
<<Ti sembrava una domanda la mia, tesoro? Ogni anno che passa diventi sempre più ingenua.>> Alzo gli occhi al cielo.
<<Uno, non alzare gli occhi al cielo, due ti voglio bene e tre... non c'è un tre, ci vediamo stasera.>> Prima di darmi il tempo di replicare mi attacca in faccia.
Come fa a sapere che ho girato gli occhi?

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