CAPITOLO 10.

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Prima che iniziate a leggere, vi devo informare su alcune cose.

Questo capitolo è il continuo dello scorso, quindi, è la stessa giornata che hanno vissuto Hazel e Travis nel capitolo 9 ma dal punto di vista di Megan, quando era in gita.

Ho fatto questo collegamento per delle cose che capirete solo leggendolo...

Detto questo, buona lettura🩷

L'ultimo discorso con Hazel mi è rimasto particolarmente impresso, forse proprio per il motivo che non parliamo molto spesso

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L'ultimo discorso con Hazel mi è rimasto particolarmente impresso, forse proprio per il motivo che non parliamo molto spesso.
Siamo due ragazze entrambe molto chiuse, chi per un motivo e chi per un altro.
Siamo molto diverse: lei testarda, determinata e audace.
Io, tutto l'opposto.
Hazel, si fa mettere all'angolo e rinuncia alle cose che le potrebbero far ritornare il sorriso, per scappare in un'altra dimensione tutta sua.
Vorrei dire che mi manca la vecchia Hazel, ma sarebbe esagerato perché lei è sempre lì.
Ha solamente bisogno di riaccendere la sua luce, un po' quello che dovrei fare anche io, ma non ho il coraggio.
Per questo amo e ammiro, mia sorella.
Ha un carattere così forte ma allo stesso tempo un animo così buono che solo poche persone imparano a conoscere.
Mia sorella è speciale e spero un giorno di somigliarle, di diventare come lei.
<<Ma che cazzo!>> Clara si alza in piedi sul treno, appena questo accosta.
<<Cosa succede?>> Le chiedo, togliendomi una cuffietta dall'orecchio.
<<Cosa stracazzo deve succedere, eh? Sempre tutte a me, porca puttana!>>
<<Non sto capendo, ti senti male?>> Tutti i miei compagni scendono in fretta e furia dal treno perché siamo appena arrivati alla fermata.
Ci troviamo a Oxford, per una gita scolastica e staremo qui un'intera settimana.
<<No, Megan. Non mi sento male, mi si sono incollati gli occhi!>> Urla, irritata.
<<Cos->>
<<La colla delle ciglia finte! Come fai a non arrivarci?>> Sbatte i piedi come una bambina ed io non so cosa fare.
Non apre gli occhi perché suppongo che per il caldo che c'è in questo treno le si sia sciolta la colla delle ciglia finte, sulle palpebre.
Ma non è colpa mia, non capisco perché se la prende con me.
<<Oh ma vuoi darti una calmata o continuerai ad urlare come una gallina per tutto il tragitto?>> Un ragazzo moro, uno dei pochi rimasti sul treno, insieme a noi, si volta verso Clara.
<<Come scusa? A chi hai dato della gallina?>>
<<A te, vedi di non cacare il cazzo che la tua amica ti voleva solo aiutare. Se sei schizzata sono problemi tuoi, ed ora lascia che gli altri scendano dal treno senza aver prima subìto un inquinamento acustico.>> Clara, rimane fissa sulla sua posizione a guardarlo.
Sembra pietrificata ma, ad un tratto, prende la sua valigia con forza e fa come dice, dandogli prima una spallata per passare.
Lui si sposta leggermente indietro e in tutto ciò io sono ancora seduta sul sedile a guardarlo.
<<Tutto bene?>> Annuisco, velocemente.
<<Vieni, ti aiuto.>> Si avvicina a me e prende la valigia, posizionata ai miei piedi.
<<Non serve posso fare da sola.>>
<<Sicura?>> Mi fermo per un secondo a guardarlo.
Ha degli occhi molto particolari, sono verdi ma non della solita sfumatura noiosa che si vede negli altri.
No, lui ha gli occhi del colore della Giada.
Ha il volto cosparso di lentiggini e i capelli castani gli ricadono in modo disordinato sulla fronte.
<<Grazie.>> Sussurro, prima di voltarmi per andare fuori.
Scendo piano le scale cercando di ricordarmi e imprimermi nella mente il colore degli occhi di quel ragazzo.
L'ho già visto da qualche parte?
Viene nella mia stessa scuola?
Ma certo, altrimenti non sarebbe venuto anche lui in gita scolastica.
Ma in quale classe?
<<Megan!>> Clara mi risveglia dai miei pensieri.
<<Dobbiamo farcela a piedi fino all'hotel, non ti sembra surreale? In più, hai visto quel coglione lì dentro? Chi si credeva di essere per giudicarmi e darmi della gallina, eh?! Perché tu non hai detto nulla?>> La cosa che fa più ridere? Ha un occhio socchiuso per via della colla per ciglia finte.
Megan, non ridere.
Sembrerai cattiva.
<<Hai visto com'era vestito?>>
<<Con una semplice felpa grigia?>> Che gli stava divinamente, aggiungerei.
<<Una felpa grigia orribile.>> Scuoto la testa, ormai rassegnata, e continuo a camminare con la borsa in una mano e il trolley nell'altra, continuando a sentire le lamentele della ragazza che dovrebbe essere la mia migliore amica.
<<Mi stai ascoltando?>> Annuisco anche se sto pensando a tutt'altro.
Sto pensando a lui.
Non gli ho neanche chiesto il nome, mi sono voltata e ho proseguito per la mia strada.
Che stupida!
Faccio vagare un po' lo sguardo per cercare di inquadrare la sua figura ma non noto nessuno che gli somigli, neanche lontanamente.
Spero solamente di rivederlo, anche se non so il motivo preciso, ma spero di farlo.
Magari sono stati i suoi occhi.

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