7. Nove ore

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Mi trovavo dinanzi alla stazione dei treni, stavo aspettando che Lea arrivasse.
Dopo cinque minuti la vidi scendere dall'auto con due valigie e il borsone di tennis, li salutò e poi mi raggiunse.

-pronta per questa avventura?- chiesi.
-si, sono emozionata.- rispose sorridendo. -te un po' meno- continuò guardandomi.
-no, cioè si, cioè si sono contenta, ma fa niente, dai andiamo- dissi.

Andammo al binario aspettando che arrivasse il treno.

-Amelia, se puoi mi dici la verità di questo viaggio?- chiese mentre ci sedevamo ai nostri posti.
-mi prometti di non dirlo a nessuno?- chiesi.
-acqua in bocca- disse lei -come un pesciolino-
-okay, vedi dopo che i giornalisti scoprirono dove abitassi io e Jannik abbiamo deciso di far finta di essere fidanzati e per renderlo più credibili ci spostiamo a casa sua a Monte Carlo per un breve periodo.- risposi.
-ma non capisco perchè- dichiarò.
-perché tornare alla realtà di sempre dopo poco più di due anni con i media che ti perseguitano è complicato da sola e Jannik si è offerto di aiutarmi.-
-lo sai così avete fatto un grande casino?-
-hai 14 anni o 50? Da quando tutta questa saggezza?- chiesi.
-ehi guarda che sto crescendo- rispose scherzando.
-l'ho visto, pian piano stai diventando una signorina- risposi.

Dopo tre ore di treno facemmo il cambio a Verona, prendendo il treno per Milano.

Ci volle poco più di un ora per arrivare a Milano centrale, successivamente prendemmo il penultimo treno che ci avrebbe portate a Ventimiglia.

La stanchezza si faceva sentire e anche i primi dolori.
Stare tanto seduta non faceva bene nè al mil sedere nè alle mie gambe.

Lea si era addormentata, io invece controllavo delle carte che avrei dovuto compilare per accedere ai campi da tennis a Monte Carlo.

Il mio telefono cominciò a vibrare e così risposi senza vedere chi fosse.

-pronto?- dissi sbadigliando.
-ehm ciao Amelia, sono Jannik, siete partite?- chiese
-oh emh si, siamo nel treno per Ventimiglia fra circa un'ora dovremmo avere l'ultimo treno- risposi.
-perfetto, allora vi aspetto in stazione. Se non vi dispiace andiamo a cena fuori perchè sono negato in cucina.- disse e sorrisi alla sua affermazione.
-tranquillo è già tanto se ci ospiti a casa tua- risposi.
-è il minimo per tutto il casino- disse.
-sveglio a Lea che siamo arrivate in stazione, ti chiamo quando siamo quasi arrivate a Monaco- dissi.
-va bene, a dopo- disse ed il chiusi la chiamata.

Scossi un po' Lea, pian piano aprii gli occhi.

-siamo arrivate?- chiese
-ci manca l'ultimo cambio- risposi.
-finalmente, mezz'ora e siamo arrivate- dichiarò sbadigliando alzandosi in piedi.
-ti correggo, dobbiamo aspettare mezz'ora qui- dissi mentre scendevamo dal treno.

Sbuffò.

-se ti sento sbuffare un'altra volta domani ti faccio andare a correre con Jannik- dissi minacciandola.
-non ho paura delle tue minacce- rispose incrociando le braccia.
-vedremo- risposi sedendomi su una panchina.

Ricevetti una chiamata da mio padre.

-ciao papà- dissi sorpresa.
-ciao tesoro, sei arrivata?- chiese
-ehm no, siamo appena scese a Ventimiglia.- risposi.
-mi chiami appena arrivi?- chiese.
-va bene, mamma?- chiesi abbassando lo sguardo
-mi dispiace- rispose triste.
-okay, fa niente, ci sono abituata.- risposi.
-mi dispiace tanto tesoro- disse.
-tranquillo, ti chiamo quando sono arrivata- risposi.
-va bene- disse prima che io chiudessi la chiamata.

Guardai l'orario, altri venti minuti potevamo finalmente prendere l'ultimo treno.

-andiamo a prendere qualcosa al bar?- chiesi alzandomi.
-si dai- rispose alzandosi.

Heart To Heart - JANNIK SINNERWhere stories live. Discover now