21. Brutte sorprese

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Eravamo appena partiti da Brunico, avevo una brutta sensazione ma non ci volevo pensare l'importante era rivedere i miei vecchi alunni e la mia migliore amica.
Ci fermiammo verso Trento a fare una veloce colazione per poi ripartire diretti a Milano, o così pensavo.
Durante il viaggio, non avevamo affrontato l'argomento della sera prima avevamo lasciato solo scorrere il tempo, era imbarazzante e mi sentivo un po' a disagio. Soprattutto dopo aver tirato fuori il discorso di Andrea.

Le mie convinzioni sul luogo si smontarono nel momento in cui Jannik uscì dell'autostrada nella direzione di Verona, il mio incubo stava incominciando.

-non dirmi che andiamo a casa dei miei, per piacere- dissi un po' spaventata
-certo, doveva essere una sorpresa, tuo padre ti aveva chiamato al telefono per chiederti se tornavi a casa in quanto tuo fratello sarebbe tornato, ma eri in bagno e allora ho risposto io. Così ci siamo messi d'accordo per farti una sorpresa e per fare una sorpresa a tuo fratello.- rispose alzando le spalle.

Jannik non era consapevole di disguidi tra me e mia madre, era inconsapevole che non vedevo mio fratello da anni ed non era consapevole che la mia famiglia si stava distruggendo.

-ti prego andiamo qualche altra parte, non a casa mia- cercai di convincerlo
-ma è la tua famiglia, restiamo solo per pranzo, poi ti prometto che andremo subito via- insistette lui.

Sbuffai sonoramente, non sapevo che pensare e mi arresi.

-lasciamo perdere, non capiresti. La tua famiglia è perfetta confronto alla mia- lo avverti
-anche la mia famiglia non è perfetta, non lo si dà vedere però, soprattutto il giorno in cui ti hanno conosciuta- rispose lui imboccando la strada di Casa
-come fai a sapere dove abito?- chiesi incuriosita
-tuo padre mi aveva mandato le indicazioni- rispose lui ovvio alzando le spalle.

Non risposi più, stetti zitta fin quando la macchina non fu parcheggiata nel vialetto.

Mi tremavano le gambe al solo pensiero di varcare con la porta e trovarmi mia madre, ovvero il mio peggior nemico, mio fratello, colui che non sapeva niente e mio padre che faceva finta di niente.

Non ebbi il coraggio neanche di bussare al campanello , bussò il rosso per me.

Ad aprirci venne mio padre che subito mi abbracciò forte, mi era mancato sì ma non riuscivo a sopportare il fatto che lui faceva sempre e continuamente finta che non fosse mai successo niente.

-finalmente ti conosco, tu dovresti essere fidanzato di mia figlia giusto?- chiese mio padre porgendo la mano
-sì sono proprio io, piacere Jannik- rispose il ragazzo alla mia destra.
-io sono Dario- rispose mio padre. -prego entrate- aprì di più la porta per far entrare in casa.

Nel salone c'era già mio fratello, che appena mi vide corse ad abbracciarmi.

-piccola Amelia, mi sei mancata sorellina- dichiarò Federico
-ciao- risposi un po' rigida -comunque lui è il mio ragazzo, Jannik- continuai
-piacere Federico, il fratello di Amelia- disse mio fratello stringendogli la mano.

L'unica che non si vedeva era mia madre indaffarata a parlare male di me con le sue amiche come aveva sempre fatto da due anni a questa parte.

Chiacchierammo veramente poco, o almeno io chiacchierai poco, mi fratello, mio padre e Jannik parlano veramente tanto.

Si fece ora di pranzo e ci sedemmo a tavola, poco dopo arrivò anche mia madre, che appena mi vide sbuffo.

Ci mancava solo questa.

Cominciammo a mangiare in silenzio, nessuno fiatava, il mio finto fidanzato continuava a mandarmi delle occhiate come se mi volesse chiedere il perché di tutto questo, ma era tutta causa sua.

-com'è stato il viaggio Federico?- chiese mia madre con occhi da premurosa
-bene, abbastanza lungo- rispose lui
-visto? ho preparato il tuo piatto preferito, spero ti stia piacendo-continuò mia madre parlando solo con mio fratello.
-cara, non credi che dovresti un po' parlare anche con tua figlia. È da tanto che non vi sentite, e prima o poi dovreste chiarirvi- sganciò la bomba mio padre
-Io con le ragazze come lei non ci parlo, codarda, con la coda di paglia, per me lei non è più mia figlia dall'incidente.- rispose severa e malvagia, sganciando una seconda bomba.
-che incidente?- chiese mio fratello non capendo
-lascia perdere- gli risposi in ansia
-che diavolo di incidente?- richiese lui un po' alterato
-vedi è solo una corda, cosa neanche il tuo ragazzo lo sa? Beh perché non lo racconti a tutti, perché non racconti quanto la tua vita sia buia, forza- disse mia madre sempre più dura
-devi smetterla- risposi cominciando ad alterarmi -che razza di madre sei se ti comporti così con tua figlia- posai il tovagliolo alzandomi dal tavolo
-per me tu non sei più mia figlia, per me tu sei morta il giorno dell'incidente e oggi era meglio che non venissi. Avresti fatto un piacere a tutti- rispose ancora più severa e un po' alterata
-sai che ti dico vaffanculo te e la morte, non mi avrà mai nessuna delle due- andai via con le lacrime agli occhi.

Sbattei la porta di casa e camminai verso il luogo in cui da piccola mi sentivo sempre al sicuro.

POV JANNIK

Amelia uscì dalla porta, l'avevo vista piangere.
Non capivo cosa stesse succedendo, ma avevo capito che aveva ragione sulla sua famiglia. Non era per niente come la mia.

Mi alzai dal tavolo scusandomi ma venni fermato da suo fratello .

-se vuoi trovarla appena uscito di casa svolta a destra fai tutta la strada e a sinistra troverai un piccolo parchetto, di solito si siede in una di quelle panchine-mi consigliò.
-grazie- di andarmene

Feci come mi aveva detto, arrivato al parco la trovai mentre guardava il vuoto con le lacrime agli occhi.

Sembrava spezzata da un dolore, da qualcosa più forte di lei.

Pensai a quello che avevo fatto in passato e che un po' aveva funzionato.
Mi avvicinai a lei.

-It's okay, 'cause I know
You shine even on a rainy day and
I can find your halo
Guides me to
Wherever you fall
If you need a hand to hold
I'll come running, because
You and I won't part 'til we die
You should know
We see eye to eye
Heart to heart- canticchiai.
-non serviva che mi seguissi, ma ti prego portami a casa- disse tra i singhiozzi, mentre si alzava per abbracciarmi.

La strinse forte facendole capire che io ci sarei sempre stato.

-non ti chiederò spiegazioni, ti sto chiedendo solo di prendere la mia mano e farti aiutare. Tu fidati, ti guiderò io alla strada della felicità- dichiarai prima di tornare alla macchina e andare in direzione Brunico, restando in silenzio per tutto il viaggio e per i giorni successivi alla partenza per Monaco.

Heart To Heart - JANNIK SINNERWhere stories live. Discover now