11. Ti ho guardato sai?

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24 marzo 2023

Mancava poco al match, io e Lea eravamo bloccate dinanzi alla tv.

-sappi che domani recuperi il doppio- le dissi.
-penso che l'importante sia la partita in questo momento- rispose lei beffarda.
-non far...- mi zittii.
-shhh, sta iniziando- disse.

Oggi Jannik avrebbe giocato con il serbo Laslo Ðere, l'avevo sentito poco prima che raggiungesse il campo, era molto tranquillo, a differenza mia.
Ero solo una ragazza che aveva fatto un patto con lui, niente di più.
Avevo cercato di rassicurarlo, perchè infondo anche lui un po' di paura di perdere ce l'aveva sicuramente.
Circa cinque minuti dopo la partita iniziò e così iniziammo a guardarla.

Colpo dopo colpo, servizio dopo servizio, punto dopo punto, il primo set era finito, dopo circa un'ora.
Aveva vinto con tanta fatica, se avesse vinto anche il secondo set, avrebbe vinto tutta la partita e sarebbe andato avanti ai sedicesimi di finale.

Il secondo set iniziò, quest'ultimo terminò molto prima rispetto al primo, in quanto aveva vinto 6 a 2.

-si cazzo si- dissi
-calmati Amelia- mi disse Lea.
-che ho fatto?- chiesi non capendo.
-okay che ho quasi 16 anni, ma certe cose le capisco anche io.- dichiarò.
-continuo a non capire- dissi.
-lasciamo stare- rispose

Dopo l'intervista al vinto Ðere, arrivò il turno del vincitore, ovvero Jannik.

-Jannik, come ti senti ad aver vinto?- chiese una giornalista.
-bene bene, è stato tosto il primo set, ma poi è andato tutto liscio- rispose il rosso.
-prossima partita il 27 contro Dimitrov, ti senti pronto?- chiese
-si, mi sento abbastanza pronto, ho preso confidenza con il campo, credo di potercela fare- rispose toccandosi i capelli.
-a chi dedichi questa vittoria?- chiese ancora.
-a tutta la mia famiglia, ai miei genitori e alla mia ragazza, ciao Amelia, ti amo- rispose mandando un bacio tramite la telecamera, abbassai lo sguardo imbarazzata.
-grazie Jannik.-
-grazie a voi- disse andando via

Guardai Lea che faceva su e giù con le sopracciglia, le lanciai un cuscino addosso per fare capire che no, tra me e Jannik non c'era niente e mai ci sarebbe stato qualcosa.

-qua sono partite le dichiarazioni davanti a tutto il mondo.- ammiccò lei.
-smettila grazie, vai a studiare che domani ti faccio sfinire- le dissi.
-ai suoi ordini capo- si alzò dal divano andando in camera sua a studiare.

Guardai successivamente altre partite, poi mi arrivò una telefonata.

-pronto?- chiesi
-wow ho visto la dichiarazione di Jannik in tv, caspita sembra davvero innamorato.- costatò Michela dall'altra parte del telefono.
-peccato che non lo sia, che tutto questo è una farsa e che tra poco finirà- le risposi.
-potrebbe non finire- dichiarò.
-nei sogni tuo e di Lea- risposi sorridendo.
-sappi che voglio degli aggiornamenti- disse, cosí le raccontai cosa era successo in queste settimane qui a Monte Carlo.
-...che bastarda, non ti ha chiamata nemmeno una volta?- chiese lei quasi urlando.
-Michela ormai io con lei non ho piú niente da fare, lei è mia madre si, ma io per lei sono morta il giorno dell'incidente- risposi con le lacrime che scendevano sugli occhi.
-prova a parlarne con tuo fratello, prima p poi dovrà saperlo- rispose.
-no, meglio che non lo sappia, non voglio sapere la sua reazione.- dissi. -senti Micki, ci sentiamo domani- continuai
-va bene, ci sentiamo, riprenditi- rispose prima di staccare la chiamata.

Mi alzai dal divano con l'intendo di prendere un bicchiere d'acqua quando Lea arrivò correndo da me.

-sui social si è scatenato il mondo- dichiarò passandomi il suo telefono.

Cominciai a leggere qualche post.

"Lui che le dice in diretta mondiale "Ti amo"  e lei resta ancora un fantasma."

"Non vedo l'ora di vederli al gala insieme #Amennik  #Jamelia"

"Mi sembra tutto fur che felice"

"La coppia che nessuno si immaginava, ma che tutti amano"

Lessi alcuni commenti positivi, altri negativi, ma poco mi importava. Non eravamo una coppia giusto? Io e lui non eravamo legata da un amore, stavamo fingendo.

Stavamo fingendo agli occhi di tutti, ma soprattutto io che stavo fingendo anche agli occhi di Jannik e di Lea.

Ripassai di nuovo il telefono alla ragazzina dinanzi a me.

-Lea non mi importa, tanto noi non siamo niente- le dissi.
-avete creato un grande casino, tu potresti legarti a qualcun'altro e  lui potrebbe fare lo stesso, ma se lo fate scoppia l'inferno, salta il patto e con quello vi scavate la fossa da soli. Siete stati incoscienti, lui a proporlo e te ad accettarlo, non avete pensato alle conseguenze- mi fece la ramanzina.
-ora non è il momento di pensare a questo, quindi va a finire di studiare- risposi con tono autoritario.
-stai scappando, come hai fatto dopo la sconfitta il finale- mi rispose con lo stesso tono.
-Lea, vai di là, ti chiamo io per la cena- mi girai di spalle andando in cucina.

Comincia a riflettere, aveva ragione Lea a dire quelle cose. Eravamo stati incoscienti, ma non avevamo pensato a mente lucida.
Il brutto ruolo che hanno i paparazzi è proprio quello di offuscare i pensieri dele celebrità per farli impazzire e trovare scoop da comportamenti poco consoni. E così era successo a me e a Jannik.

Istintivamente presi il telefono in mano, andai si WhatsApp e aprii la chat con il tennista.

"Sei stato bravo oggi"

Cancellai il messaggio.

"Ti ho guardato sai?"

Cancellai anche questo.

"Complimenti per la vittoria"

Questa volta lo inviai, ma c'era una singola spunta, magari stava riposando, o si stava facendo una doccia, pensai facendo supposizioni.
Poi cominciai a pensare se fosse meglio scappare nuovamente a questa vita.

L'idea di abbandonare la routine quotidiana, di fuggire al peso delle responsabilità e di creare un rifugio lontano aveva preso forma come una tentazione irresistibile. La voglia di scappare era stata una melodia insistente, un richiamo seducente che prometteva libertà e un respiro profondo lontano da tutto ciò che era familiare. Immaginavo di camminare su strade sconosciute, di percorrere sentieri che portavano a destinazioni ancora da scoprire.

Volevo fuggire dalla mia vita, dal mio essere famosa; volevo non essere conosciuta da così tante persone. La scappatoia sembrava allettante, ma mi chiedevo se fosse davvero la soluzione o solo un modo illusorio di eludere le sfide che la vita mi presentava. Forse sarebbe stato più saggio affrontare le tempeste anziché cercare rifugio dalla pioggia.

La fuga, alla fine, risultò essere una temporanea evasione dalla realtà, ma mi interrogavo su quanto a lungo avrebbe persistito il fascino dell'ignoto. E cosa avrei lasciato alle spalle? Domande senza risposta alimentavano il mio monologo, mentre cercavo di capire se la fuga fosse stata davvero una risposta valida o solo un desiderio temporaneo di evasione.

Forse, alla fine, la risposta risiedeva nel trovare equilibrio, nell'affrontare le sfide con coraggio e nel costruire una vita che non richiedesse fughe costanti, ma piuttosto una ricerca di significato e autenticità.

Heart To Heart - JANNIK SINNERWhere stories live. Discover now