18. Settimana di pausa

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Questa settimana saremo partite con Jannik, perchè voleva tornare un po' a casa e così colsi l'occasione per portare Lea dai suoi genitori che non vedeva già da un mese.

-pronte?- chiese Jannik appena uscimmo dalla porta di casa.
-si, possiamo andare- risposi.
-che bello, si torna a casa.- disse Lea entusiasta.

Salimmo in macchina e dopo che lui mise in moto partimmo.

Ci aspettavano circa 6 ore di viaggio, contando nel mezzo qualche fermata a qualche autogrill.

Dopo neanche due ore di viaggio Lea era già crollata in un sonno profondo.

Jannik era concentrato sulla strada ed io lo fissavo cercando di essere imperterrita, ma a quanto pare ero stata beccata quasi subito.

-se scatti una foto dura di più- disse sorridendo guardandomi appena.
-ah ah ah divertente, stavo fissando il paesaggio dietro di te- risposi.
-la galleria? Che bel paesaggio l'interno della montagna.- rise di gusto, mentre le mie guance andarono a fuoco.
-sono uno spettacolo, anni di scavi per collegare luoghi- risposi aggrappandomi a tutto ciò che mi passava per la testa.
-per non farti imbarazzare ancora di più farò finta di niente- disse.

Misi gli occhiali da sole sul naso, prendendo il telefono in mano e scattando un selfie, che poi misi sulle storie di instagram.

-Jannik, al prossimo autogrill ci fermiamo? Devo sgranchire un po' le gambe- chiesi.
-si, certo- rispose.

Dopo 20 minuti entrò nel parcheggio di un'autogrill.

Svegliai Lea, che andò in bagno, mentre io cominciai a passeggiare vicino alla macchina.

Dopo qualche minuto ritornarono entrambi e così potemmo ripartire.

Il viaggio continuò tra le chiacchiere.

-allora Lea, mi dici la strada per casa tua?- chiese Jannik appena entrammo nella cittadina di Brunico.

Lea gli diede le indicazioni.

-okay, poi fermarti anche qui- disse la ragazza.
-va bene- disse lui.

Fermò la macchina, Lea scese, aprii il baule, prese la valigia, lo richiuse e ci salutò.

-Lea- la chiamai abbassando il finestrino. -allora, questa settimana è di riposo, ci vediamo fra una settimana, va bene?- chiesi
-va bene, grazie.- rispose prima di andare ad abbracciare i suoi genitori.

Quando arrivammo a casa mia, scaricammo la macchina e andammo al mio appartamento.
Appena entrai in casa respirai l'aria di casa, la mano di Jannik si posò sulla schiena.

-cosa vuoi per cena?- chiesi.
-tranquilla, possiamo ordinare qualcosa da sporto, così non dobbiamo cucinare- rispose il rosso.
-sushi?- chiesi.
-affare fatto- rispose.

Mi sedetti sul bancone della cucina e Jannik si mise dinanzi a me poggiamo le mani al lati delle mie gambe.

Così chiamai e misi in viva voce.

-Vinsushi buonasera- risposero.
-salve vorrei ordinare un po' di sushi d'asporto.- dissi.
-si certo, cosa vuole?- chiese
-ehm facciamo una barca da 30 pezzi- risposi.
-okay, poi-
-metti 6 uramaki california normali e 6 fritti- sussurrò Jannik e così ripetei.
-8 hosomaki, 4 con tonno e 4 con salmone.-
-altro?- chiese
-nient'altro grazie-
-va bene, per le 20:30 puoi venirli a prendere a nome di?- chiese
-Amelia- risposi.
-perfetto- disse la ragazza chiudendo la chiamata.

Guardai Jannik e scoppiai a ridere.

-mi sa che abbiamo esagerato.- dichiarai.
-perchè?-
-abbiamo ordinato 50 pezzi- risposi.
-nah non è tanto, poi in caso io sono un'aspirapolvere- sorrise.

Poi si fece serio guardandomi, si avvicinò pericolosamente al mio viso. Poggiò la sua fronte alla mia.

-tu non hai paura?- chiesi a bassa voce posando le una mano sul suo viso.
-mi sto cagando addosso- dichiarò e io sorrisi. -e non sto scherzando, sono stato tanto impulsivo quando ti ho proposto di far finta, non avevo pensato alle conseguenze.- continuò.
-e io impulsiva a dire si, ma ero in panico- risposi.
-tranquilla, abbiamo sbagliato entrambi, ma- si fermò distogliendo lo sguardo.
-ma?- chiesi prendendo io suo volto per poter riportare il suo sguardo nel mio.
-ma penso che alla fine non sia più così- dichiarò prima di baciarmi.

I fuochi d'artificio partirono dentro di me, un tumulto di emozioni si impossessò del mio stomaco, mentre un sorriso comparve sulle mie labbra e anche sulle sue.

-Jannik- lo scostai -il sushi, dobbiamo andare a prendere il sushi-.
-vado io, tu prepara un film- mi baciò un ultima volta, poi prese le chiavi della macchina e uscì di casa.

Sospirai, se prima stavo vivendo i fuochi d'artificio, ora stavo vivendo in agonia.

Mi piaceva stare insieme a Jannik, la sua compagnia era bellissima, e finalmente mi sentivo bene.

Dopo venti minuti il rosso tornò con un sacchetto pieno zeppo di sushi.

-non hai ancora messo il film?- chiese.
-no, non sapevo cosa mettere- risposi.
-allora metto qualcosa io, se per te va bene-
-si certo-

Mise Collateral Beauty, un film di Will Smith.

Cominciammo a mangiare, dopo qualche roll io ero già piena.

POV JANNIK

Guardai intensamente Amelia, non lo dava a vedere ma i suoi occhi parlavano. Lei aveva paura, aveva paura di dirmi la verità e di dire la verità.

L'abbracciai stringendola a me.

-non essere così rigida con me- dichiarai.
-se sapessi Jannik- rispose.
-allora perchè non me lo spieghi?-
-troppo complicato- disse alzandosi dal divano facendo una smorfia.
-comunque domani andiamo a Sesto, ci saranno i miei genitori e mio fratello- dichiarai.
-va bene- rispose fredda cominciando a mettere a posto, mentre il film continuava ad andare.
-Amelia- la richiamai.
-no, niente Jannik. Domani mattina facciamo colazione e andiamo. Ora vado a dormire che ho sonno- disse. -ti porto il cuscino e la coperta- continuò

Poco dopo arrivò con ciò che mi doveva portare.

-grazie- dissi.
-buona notte- mi girò le spalle andando in camera sua.

Non capivo il suo comportamento, fino a qualche minuto fa era come una favola, poi niente, poi era
cambiato tutto.

Heart To Heart - JANNIK SINNERWhere stories live. Discover now