POV JANNIK
Non so come ma riuscii a convincere i medici del fatto che stessi bene.
Intanto Darren cercò qualche volo che avesse ancora posti a disposizione in direzione Nizza.
-ne ho trovato uno, parte fra un'ora- dichiarò.
-un'ora, no impossibile, non ce la faremo mai, dobbiamo ancora andare in hotel a prendere le cose.- risposi ansioso.
-riesci a stare calmo o ti devo dare un sedativo?- chiese.
-okay, mi calmo, ma ci dobbiamo sbrigare- risposi.Così con un taxi, che per fortuna abbiamo trovato davanti all'ospedali ci dirigemmo all'hotel.
Andai in camera a prendere le mie cose, le misi nella valigia in modo molto disordinato e subito dopo uscii dalla camera correndo.
30 minuti, mancavano 30 minuti io ero ancora lontano dall'aeroporto.
Dovevo farcela, dovevo arrivare da lei e vedere di persona come stesse.
Cominciai sbuffare sedendomi meglio e iniziai a guardare fuori dal finestrino Barcellona che correva veloce sotto i miei occhi.-quanto manca?- chiesi in inglese, sperando che il taxista mi rispondesse.
-circa venti minuti- rispose.
-non ce la faremo mai Darren- mi lamentai.
-smettila di fare il bambino- mi riprese lui -può cercare di correre un po' di più? Abbiamo un aereo fra trenta minuti- chiese.
-mi scusi ma non posso, sarebbe rischioso per le multe e per le mie povere tasche- rispose l'uomo che guidava.
-senta, devo salire su quell'aereo e tornare a casa, sto facendo una pazzia, dovrei essere in ospedale e invece sto tornando a Monte Carlo perchè una ragazza sta male, ha bisogno di me. E so che per lei è difficile da crederci, ma lei è la mia luce, il mio sorriso, la mia ragione di essere. Ma ora è così triste, e il suo dolore mi spezza il cuore. Vorrei tanto poterla vedere e stringerla a me dicendole che andrà tutto per il verso giusto. Voglio essere il suo rifugio, il suo conforto, il suo motivo per sorridere di nuovo. Lei merita tutto l'amore e la felicità del mondo, e farò tutto ciò che è in mio potere per darle ciò che merita.- dissi a cuore aperto.
-sai ragazzo, non ho mai sentito parole tanto dolci per la persona che si ama. Devi essere molto innamorato.- rispose il taxista.Io innamorato?
Questa era tutta finzione giusto?-sapete che c'è farò uno strappo alla regola.- disse premendo il piede sull'acceleratore.
In men che non si dica fummo in aeroporto, ringraziammo e corremmo a passare i controlli.
Dopo aver imbarcato le nostre valigie, corremmo al gate che stava per chiudere.Arrivammo giusto in tempo, facemmo vedere i biglietti elettronici e poi ci imbarcammo sull'aereo.
Avevamo un'ora di aereo prima di arrivare a Nizza, prendere la macchina e arrivare a casa.
Darren mi portò a casa, ringraziai e scesi andando ad aprire.
-Amelia- dissi entrando in casa, ma nessuno risposi.
Guardai in tutte le camere ma di lei nessuna traccia.Mi cadde l'occhio sul tavolo della cucina, trovando un biglietto.
"dovrei tornare sta sera, o forse domani mattina, se vuoi c'è il pollo da fare alla griglia per sta sera. Ti voglio bene, Amelia."
-cazzo, dove sei Amelia- sussurrai.
Presi le chiavi di casa e uscii, dovevo trovarla.
Presi la macchina e andando molto piano girai tutta la città.
Ad un certo punto mi cadde l'occhio su una chioma scura seduta della spiaggia.L'avevo trovata.
Parcheggiai la macchina e correndo mi avvicinai a lei.
-hai ancora intenzione di scappare?- chiesi.
La vidi irrigidirsi.
Battè la mano sulla sabbia, facendomi capire di dovermi sedere vicino a lei e così feci.
Cominciai a guardare le nuvole grigie, per poi guardarla.
Lei impassibile, con le lacrime che scendevano sulle guance guardava davanti a se.-dovevi restare in ospedale- disse.
-non ti avrei lasciata da sola- risposi continuando a guardarla.
-non capisci- disse abbassando la testa.Presi il suo viso e la costrinsi a guardarmi negli occhi.
-fidati di me, confidati come- le sussurrai.
-l'incidente di cui parlava mia madre era successo subito dopo gli Australian Open due anni fa- confessò.
-su Internet non c'è scritto niente- dissi.
-perchè nessuno sa che ero io la ragazza coinvolta, un mi aveva tagliato la strada, sono finita contro il guardrail, la mia macchina si era accartocciata.- disse tra i singhiozzi.
-è per quello che hai la protesi alla gamba?- chiesi d'istinto.
-come lo sai?- chiese.
-l'ho notato quando ti sei addormentata dopo il gala, mentre ti portavo in camera.- risposi.
-e perchè non me l'hai detto il giorno dopo?- chiese
-volevo aspettare che fossi tu pronta a dirmelo- dissi. -non hai mai pensato al wheelchair tennis?- chiesi
-no, vedevo il disprezzo negli occhi di mia madre e così sono scappata- rispose -era la soluzione migliore-
-sei la persona più combattiva che ho mai conosciuto, sei una forza della natura Amelia. E se sono qui ora è perchè so quanto tu possa essere fragile- dissi.
-non farmi soffrire, ti prego- sussurrò a qualche centimetro dalle mie labbra.
-preferisco soffrire io- risposi prima di baciarla, mentre la piaggio cominciò a cadere sopra le nostre teste.POV AMELIA
Finalmente mi ero liberata di questo enorme peso.
Ero grata del fatto che Jannik non mi avesse mai chiesto della protesi.
-torniamo a casa- disse ed io annuii.
Si alzò e poi mi aiutò ad alzarmi.
Ci incamminammo verso la macchina e poi tornammo a casa.
Vidi il messaggio di Lea dove mi diceva che si sarebbe fermata a casa di una sua compagna per cena e che poi i genitori di questa ragazza l'avrebbero riportata a casa.Ci facemmo entrambi una doccia e poi cenammo insieme e per la prima volta eravo spensierati, complici fi un'attrazione che andava oltre il semplice patto fatto qualche mese fa.
-mi aiuti a mettere a posto la valigia?- chiese Jannik.
-certo- risposi.Così dopo aver messo i piatti in lavastoviglie andammo in camera sua a mettere a posto le sue cose.
-sono tutte da lavare, hai messo i panni sporchi in mezzo a quelli puliti e poi è tutto in disordine- mi lamentai prima di scoppiare a ridere.
-ridi ridi- disse prima di cominciare a farmi il solletico.Caddi sul letto continuando a ridere.
-ti prego Jannik, mi fa male la pancia- dissi mentre Jannik continuava a ridere, quanto era bella la sua risata.
-no signorina, non mi fermo- disse ridendoSi mise sopra di me continuando a farmi il solletico.
Poi si fermò, cominciammo a guardarci negli occhi e poi mi baciò, le sue labbra mi attraevano troppo, erano come calamite.
-O MIO DIO- urlò qualcuno alle nostre spalle prima di richiudere la porta. -scusate, non volevo, o mio dio- disse Lea dall'altra parte della porta. -meglio che vada a dormire- continuò.
Sorrisi cominciando a diventare rossa.
-meglio che vada a dormire anche io- dichiarai.
-non vuoi dormire con me?- disse sdraiandosi sul letto.
-buona notte Jannik- mi alzai.
-aspetta- mi attirò a se facendo combaciare le nostre labbra per l'ennesima volta. -buona notte guerriera- disse
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Heart To Heart - JANNIK SINNER
FanfictionQuando scompari dal mondo e non sei nessuno, rimani nel nulla, ma quando scompari e tu sei qualcuno, tutti ti cercano e solo uno ti trova. Lei Amelia, nata a Verona, campionessa pluripremiata di Tennis, un giorno scompare nel nulla, nessuno sa più n...