17. Accordarsi

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La mattina successiva mi svegliai perchè i raggi mi colpirono il volto.
Pian piano aprii gli occhi, trovandomi ancora con il vestito indosso, ma senza scarpe.
Pian piano andai a vedere se ci fosse qualcuno, ma come pensavo sia Lea che Jannik erano usciti.

Allungai l'occhio sul tavolo e trovai un sacchetto e un bicchiere pieno di succo d'arancia.
Mi avvicinai e notai un biglietto.

Buongiorno Amelia, oggi mi sono svegliato con una proposta, preparati, andiamo a pranzo fuori, molto fuori.
Ps: arriverò a casa per le 11:30
Il tuo finto amato Jannik.

Guardai l'orologio.
In totale avevo un ora e mezza per prepararmi.
Decisi per prima cosa di togliere il vestito di dosso, perché, per quanto fosse bello, era scomodo. In secondo luogo mi feci una doccia, successivamente restai senza protesi e misi un pantalone della tuta un body rosso.

Andai subito dopo a fare colazione vedendoti mancava solo un'ora all'arrivo di Jannik, mangiai velocemente il croissant vuoto che mi aveva portato i bevvi il succo e tornai in camera.
Mi sistemai i capelli e mi truccai leggermente, solo alla fine tolsi la tuta per poi mettere la protesi e un pantalone classico nero.

Al piedi misi le solite converse e poi andai in salotto  ad aspettarlo.

Per passare un po' di tempo decisi di chiamare mio padre, era da un po' che non lo sentivo.
Al terzo squillo partì la segreteria, così riprovai più volte, ma nulla da fare mio padre non rispondeva.

Sbuffai e riprovai per l'ultima volta, ma niente.
Nel mentre la serratura scattò e Jannik entró in casa.

-oh buongiorno, pensavo fossi ancora a letto, vedo che hai letto il biglietto. Piaciuta la colazione?- chiese.
-si grazie, non dovevi- risposi.
-è stato un piacere, vado a cambiarmi e ci sono- rispose lui andandosene in camera.

Cinque minuti dopo arrivò in salotto vestito in modo casual.
Aveva un paio di pantalono beige, un maglioncino blu navy e i suoi soliti occhiali da vista.

-andiamo?- chiese
-si- risposi.

Uscimmo di casa e con la macchina ci recammo vicino alla spiaggia.

Il rumore delle onde si insediarono nelle mie orecchie, come una melodia.

Uscii dalla macchina, fece un bel respiro, l'odore della salsedine si sentiva appena.

-che ci facciamo qui?- chiesi non capendo.
-ti volevo portare nel mio ristornate preferito- disse mi prese la mano e mi condusse sulla pedana.

Appena entrammo ci portarono direttamente ad un tavolo riservato vicino ad una vetrata dalla quale si vedeva il mare.

-porti qui tutte le tue conquiste?- chiesi
-sinceramente sei la prima persona che porto qui- rispose abbassando lo sguardo.
-ah, scusa- guardai fuori.
-ieri tu sei addormentata in auto.- affermò.
-guarda non me n'ero accorta- dissi ironica.

Poi mi venne in mente, come un fulmine a ciel sereno...

-hai... hai sentito?- chiesi.
-che cosa?- chiese retorico.

POV JANNIK

Feci finta di niente, doveva sentirsela lei di raccontarmi cosa le fosse successo.

Quando l'avevo presa in braccio avevo sentito qualcosa di strano sulla sua gamba, poi il vestito era si era alzato e in quel momento vidi la protesi.

Preferivo mentirle e aspettare che fosse lei a sentirsela.

La vidi fare un sospiro di sollievo.

Non l'avrei forzata.

Non le avrei chiesto spiegazioni, non ora.

-come ti è sembrata la serata di ieri?- chiesi.
-bella, ero solo un po' in ansia, ma mi ha fatto piacere rivedere le ragazze e penso sia piaciuto anche a Lea.- disse
-a lei è piaciuta la compagnia- risposi.
-pensi che Carlos abbia la testa apposto?- chiese
-si, ma poi magari nasce solo una grande amicizia- dichiarai.
-non saprei, voglio che non soffra e voglio che non viva questa esperienza come un per sempre- alzò le spalle. -vado un attimo in bagno- si alzò andandoci.

Il suo telefono prese a squillare, era suo padre.
Ero indeciso se rispondere o meno, ma decisi di farlo.

-pronto?- chiesi.
-ho sbagliato numero?- chiese il padre.
-no signore, sono Jannik, il fidanzato di Amelia- risposi.
-ah finalmente ci sentiamo, comunque poi dire ad Amelia che fra una settimana arriva suo fratello, siete i benvenuti a casa.- propose.
-va bene, verremmo molto volentieri- risposi.
-perfetto, però dovreste andare in hotel, Manuela, la mamma di Amelia, non ha più un bel rapporto con sua figlia.- rispose.
-ah, non lo sapevo, va bene, ne parlerò con Amelia e verremo da voi-
-grazie Jannik e scusa il disturbo- staccò la chiamata.

Posai il telefono dov'era prima e aspettai che Amelia tornasse.
Intanto era arrivati in nostri piatti.

Quando tornò si sedette ignara di ciò che era appena successo.

-ehm io settimana prossima vorrei andare a salutare i miei a Sesto. Verresti con me? In caso portiamo Lea dai suoi genitori- proposi.
-si, va bene, così respiro un po' d'aria di casa- rispose.
-in caso potremmo andarci a fare un giro per Verona- buttai la proposta.
-ehm si, certo, perchè no- disse rigida.

Se questa era la sua reazione, c'era qualcosa di più grande di una semplice controversia tra madre e figlia e avrei scavato a fondo che capire a cosa fosse dovuta.

Heart To Heart - JANNIK SINNERWhere stories live. Discover now