14. Tristi abbracci

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Quella finale Jannik l'aveva persa.

Provai più volte a chiamarlo nei giorni successivi, ma fu vano. Niente, non rispondeva, sembrava essere sparito dal mondo, fin quando non ricevetti un suo messaggio.

"Domani atterro alle 15:30 a Nizza"

Solo questo.
Niente piú.
Non sapevo cosa volesse dire con quel messaggio, non sapevo come reagire o che fare.

-perchè continui a logorarti?- chiese Michela in chiamata.
-non lo so, è che mi sembra strano tutto questo- risposi.
-perchè non lo è?- chiese retorica. -senti ascolta il tuo cuore, hai altre tre ore per decidere, calcola l'ora di viaggio, in totale due ora, meno un'ora per prepararti, hai esattamente un'ora per pensare se andare o meno- dichiarò.
-non mi ha scritto, non ha risposto ai miei messaggi, ha rifiutato tutte le mie chiamate- mi misi le mani sulla faccia.
-io sono d'accordo con la tua amica- rispose Lea dal divano.
-hey Lea, io sarò la tua prossima Manager- disse Michela.
-bella per me- risposi sorridendo.
-Vabbè ho capito- dissi -ci sentiamo Micky- continuai prima di chiudere la chiamata.

Andai in bagno chiudendomi dentro, accesi l'acqua della doccia, in tanto mi spogliai e mi levai la protesi.

Tenerla così tanto nuoceva alla mia rotula e i primi segni so potevano notare.
Le cicatrici si erano infiammate.

Mi feci un chignon disordinato e mi infilai sotto la doccia senza bagnarmi i capelli.

Comincia a pensare cosa sarebbe stato giusto fare. Se andare in aeroporto e aspettarlo cercando si consolarlo, facendo la fidanzata amorevole agli occhi dei paparazzi oppure restare a casa ed aspettarlo qui.

Sentii bussare alla porta.

-Amelia- mi chiamò Lea.
-dimmi- risposi chiudendo l'acqua e mettendomi un asciugamano intorno al corpo.
-ho chiamato un taxi, fra mezz'ora sarà qui- rispose.

Non ci potevo credere.

-e se non ci volessi andare?- chiesi.
-ormai sei obbligata, e ricordati, il TUO ragazzo deve essere consolato, ha appena perso la finale- disse calcando "tuo".
-ma...- mi interruppe.
-niente ma, ciao- rispose.

Sbuaffai vestendomi, mi misi dei baggy jeans a vita alta, una camicetta nera di seta e successivamente misi le calze nere altre sopra la caviglia.

Tornai sala dive c'era Lea che studiava.

-beh tu non vieni?- chiesi.
-nah bado alla casa- rispose.
-sicura?- chiesi.
-si ciao- rispose.

Misi le converse nere altre ai piedi, presi su la borsa, misi gli occhiali da sole sul naso e uscii di casa.

Sulla strada c'era già il taxi.

-bonjour (buongiorno)- dissi entrando nell'abitacolo.
-bonjour mademoiselle, où devez-vous aller ? (buongiorno signorina, dove deve andare?)- chiese.
-A l'aéroport de Nice merci (all'aeroporto di Nizza grazie)- risposi.

Il signore annuì e subito dopo partì.
Attraversammo il principato di Monaco prima di superare il confine francese.

Nel mentre aprii la borsa per cercare un pacchetto di fazzoletti, trovandomi però un foglio e un pennarello.

Collegai subito a cosa poteva servire, così scrissi una frase.

Ci vollero circa 30 minuti prima di arrivare all'aeroporto.
Pagai prima di scendere e dirigermi ai tabelloni.

AirFrace partenza Miami destinazione Nizza atterrato.

Perfetto, dovevo solo aspettare che arrivasse all'uscita del gate.
Aspettai dieci minuti prima di vedere i primi passeggeri uscire.
Tirai fuori dalla borsa il foglio con su scritto.

Mr. Carrot, il mio piccolo grande campione.

Misi il foglio ad altezza busto ed aspetti che uscisse.

Poco dopo vidi spuntare una chioma rossa dalle porte scorrevoli, così mi avviai verso di lui.

Quando fummo a pochi centimetri di distanza gli sorrisi e lo abbracciai.

-bentornato- gli sussurrai all'orecchio, sentii stringermi di più.

Chiusi gli occhi inalando il suo profumo, che un po' mi era mancato.

-grazie Amelia per essere qui- rispose staccandosi e guardandomi negli occhi.
-non ti chiudere con me, non fare mai il mio stesso errore- risposi.

Mi diede un bacio sulla fronte prima di prendermi per mano e condurmi alla macchina con l'autista.

Un po' mi era mancato.
Non so esattamente cosa. Essere a casa sua e averlo vicino a me 24h/7 era diventata una routine.

Appoggiai la testa sulla sua spalla.

-è stato bello il foglio da parte tua- dichiarò Jannik di punto in bianco.
-a dir la verità è stata un'idea di Lea, mi sono trovata un foglio e un pennarello nella borsa.- dissi alzando lo sguardo.

Solo in quel momento notai i suoi lineamenti definiti e le sue lentiggini marroncine sparse su tutto il viso.
Il suo pomo d'Adamo definito che lo rendeva ancora più sexy.
Con il sole i suoi occhi marroni assumevano delle sfumature verdi.

-così mi sciupi- disse.
-oh si scusa- risposi mettendomi seduta composta mentre sentivo me mie guance andare a fuoco.

Non potevo permettermi di pensare questo di lui.

Si era bello, su questo non si poteva discutere, però tutto questo prima o poi sarebbe finito e non potevo affezionarmi.

In più avevo un segreto da continuare a nascondere.

Appena fummo a casa Jannik andò a dormire, aveva detto che il jet leg si stava facendo sentire.

Io invece preparai i moduli per l'iscrizione di Lea al campionato under 16.

Il pomeriggio passò in fretta e così alle 19 cominciai a preparare la cena.

Quando fu tutto pronto andai a svegliare il tennista.

-Jan, Jannik- sussurrai. -è pronta la cena- continuai.
-arrivo- disse aprendo gli occhi pian piano.
-ti aspettiamo di là- risposi prima di uscire dalla stanza.

Volevo tirargli su il morale e sapevo che in qualche modo ci sarei riuscita, magari sarei riuscita a salvare anche me stessa.

Heart To Heart - JANNIK SINNERحيث تعيش القصص. اكتشف الآن